Approfondimenti

            10 FEBBRAIO 2025 AUDITORIUM DELLA FILARMONICA
"Bob Dylan.Il Giuda elettrico"


Marco Aime è attualmente ricercatore di Antropologia Culturale presso l’Università di Genova. Marco Aime ha frequentato l'Istituto tecnico industriale statale "Amedeo Avogadro" di Torino, dove si è diplomato, nel 1975, come perito elettrotecnico. Dal 1977 al 1988 ha lavorato presso la Pirelli a Settimo Torinese, portando avanti, nel contempo, gli studi universitari presso l'Università di Torino. La passione per l'antropologia nasce dai primi viaggi extraeuropei compiuti in quel periodo. Il primo, un trekking tra le montagne dell'Hindukush e del Karakorum (Pakistan) nel 1983 e successivamente, nel 1984 in Mali, viaggio a cui deve la passione per l'Africa e in particolare per il Sahel e le regioni desertiche.

Nel 1988 si laurea in Lettere e Filosofia all'Università di Torino con una tesi di antropologia alpina sulle credenze di magia (le "masche") dei montanari della valle Grana (Cuneo). Subito dopo abbandona la fabbrica e si dedica alla professione di giornalista, scrittore e fotografo freelance, collaborando con testate come La StampaAironeAtlanteGulliver.

Nel 1992 vince un dottorato di ricerca in Antropologia culturale ed Etnologia presso l'Università di Torino, nell'ambito del quale intraprende una ricerca sul terreno tra i Tangba-Taneka del Benin settentrionale, addottorandosi nel 1996 con Francesco Remotti con una tesi dal titolo "Il mercato e la collina. Il sistema politico dei Tangba (Taneka) del Benin settentrionale. Passato e presente". Nel 1999 entra come ricercatore presso l'Università di Genova, dove insegna antropologia culturale come professore associato dal 2005 al 2018, quando consegue l'ordinariato.

Ha condotto ricerche sul campo in Africa occidentale (Benin, Mali) e sulle Alpi nonché ha compiuto numerosi viaggi in paesi extraeuropei come: Algeria, Libia, Tunisia, Marocco, Mauritania, Senegal, Mali, Burkina Faso, Benin, Togo, Ghana, Etiopia, Tanzania, R.D. del Congo, Botswana, Namibia, Sudafrica, Yemen, India, Nepal, Myanmar, Thailandia, Ecuador. Dal punto di vista teorico, si interessa prevalentemente alle tematiche legate al concetto di identità e al turismo.

Ha partecipato alle edizioni 2007, 2008 e 2015 del Festival della Mente di Sarzana e alle edizioni 2004, 2007, 2009 e 2012 del Festivaletteratura di Mantova. Consulente scientifico del festival Dialoghi di Pistoia, dedicato all'antropologia del contemporaneo, sin dalla sua nascita, nel 2010, ha partecipato a tutte le edizioni e ha scritto due libri e collaborato a 4 volumi per la collana Dialoghi sull'uomo (Utet).

In ambito letterario, ha vinto il Premio Chatwin e il Premio Albatros con il libro di racconti Taxi Brousse.

Nel 1992 vince un dottorato di ricerca in Antropologia culturale ed Etnologia presso l'Università di Torino, nell'ambito del quale intraprende una ricerca sul terreno tra i Tangba-Taneka del Benin settentrionale, addottorandosi nel 1996 con Francesco Remotti con una tesi dal titolo "Il mercato e la collina. Il sistema politico dei Tangba (Taneka) del Benin settentrionale. Passato e presente". Nel 1999 entra come ricercatore presso l'Università di Genova, dove insegna antropologia culturale come professore associato dal 2005 al 2018, quando consegue l'ordinariato.

Ha condotto ricerche sul campo in Africa occidentale (Benin, Mali) e sulle Alpi nonché ha compiuto numerosi viaggi in paesi extraeuropei come: Algeria, Libia, Tunisia, Marocco, Mauritania, Senegal, Mali, Burkina Faso, Benin, Togo, Ghana, Etiopia, Tanzania, R.D. del Congo, Botswana, Namibia, Sudafrica, Yemen, India, Nepal, Myanmar, Thailandia, Ecuador. Dal punto di vista teorico, si interessa prevalentemente alle tematiche legate al concetto di identità e al turismo.

Ha partecipato alle edizioni 2007, 2008 e 2015 del Festival della Mente di Sarzana e alle edizioni 2004, 2007, 2009 e 2012 del Festivaletteratura di Mantova. Consulente scientifico del festival Dialoghi di Pistoia, dedicato all'antropologia del contemporaneo, sin dalla sua nascita, nel 2010, ha partecipato a tutte le edizioni e ha scritto due libri e collaborato a 4 volumi per la collana Dialoghi sull'uomo (Utet).

In ambito letterario, ha vinto il Premio Chatwin e il Premio Albatros con il libro di racconti Taxi Brousse.




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                                     LIBRI                                               

Guida minima al cattivismo italiano

di Marco Aime (Autore) Luca Borzani (Autore)Elèuthera, 2020

Che gli italiani siano cambiati, e non proprio in bene, è ormai un dato di fatto. Quella mutazione antropologica intuita da Pier Paolo Pasolini a metà degli anni Settanta è oggi ben più evidente e con tratti forse peggiori. E se in tutto l'Occidente si sono incrinate le democrazie e prevale un individualismo spaventato e consumista, l'Italia ha anticipato molti dei processi che oggi ci fanno guardare con sguardo preoccupato e disarmato l'involuzione civile che attraversa gli Stati Uniti e larga parte dell'Europa. Una deriva che parte da lontano, e cioè da quel 1989 che non solo non ha mantenuto le sue promesse ma ha segnato l'avvio di una nuova e spesso spietata globalizzazione del pianeta. In questo senso l'immigrazione è davvero il fenomeno che in modo più evidente permette di leggere il cambiamento delle culture degli italiani. Non l'unico, ovviamente. Ma l'immigrazione svolge una «funzione specchio» capace di rivelare la natura della società di accoglienza, portando alla luce ciò che è latente, un inconscio sociale lasciato nell'ombra. Prefazione di Donald Sassoon.




Genova, il '68. Una città negli anni della contestazione

di Luca BorzaniDonatella Alfonso Editore: Frilli

Gli anni della contestazione nella città dell'acciaio e dei "camalli" del porto. Tra chiese occupate, studenti, aristocrazia operaia, con sullo sfondo le trasformazioni di una città oscillante tra crescita e declino, i fermenti della cultura tra la musica dei cantautori e la nascita dell'arte povera, il racconto senza retorica di una Genova spesso laboratorio, ma a volte anche mito, della sinistra italiana.




Eccessi di culture Marco Aime · 2014 Einaudi

Sono molti i problemi che sorgono nel momento in cui si intende definire l'identità di un gruppo. È come voler fotografare una classe di bambini che non stanno mai fermi, che si scambiano continuamente di posto, e magari a scattare la foto è un fotografo anch'egli inquieto e continuamente in movimento. Fissare un'identità significa renderla unica, escludere le altre ipotesi: è un'operazione politica che nasce da rapporti di forza.
Parole come cultura, identità, etnia, razzismo compaiono con insistenza nei discorsi dei politici, sulle colonne dei giornali, nei dibattiti televisivi, e la sempre maggiore enfasi posta sulle culture e sulle loro presunte radici conduce a una crescente attenzione verso il locale e i localismi, alcuni dei quali vengono poi impugnati e caricati di aspirazioni globali. Molti dei cosiddetti «conflitti culturali» che sembrano caratterizzare la nostra epoca, spesso sotto la patina della cultura celano ben altre spinte, ben altri interessi.
Può sembrare paradossale che sia un antropologo a denunciare l'attuale eccesso di attenzione alle culture, alle diversità, alle identità, ma il rischio è che il troppo relativismo si trasformi in una nuova maschera della discriminazione.



Il primo libro di antropologia 

di Marco Aime edizioni Einaudi

Che cos'è l'antropologia culturale? Marco Aime prova a spiegare chi è e cosa fa un antropologo oggi, rovesciando gli approcci teorici tradizionali. In effetti la natura dell'antropologia non è più così definita: di popoli sconosciuti da studiare ce ne sono sempre meno, i confini tra l'Occidente e il cosiddetto Sud del mondo sono sempre più labili, i paradigmi del secolo scorso sono crollati e l'antropologo si trova ad affrontare problematiche sempre nuove, i terreni di ricerca sono mutati e in molti casi gli studiosi sono tornati a casa, occupandosi di eventi culturali vicini, contaminandosi con altri saperi. La purezza, così come l'oggettività, non è più una virtù. Ai quattro angoli del mondo come sotto casa propria, l'antropologo osserva, guarda, ascolta, assaggia, tocca, annusa. Il suo sapere si costruisce su basi sensoriali, prima di arrivare a tradursi in teorie e modelli. Sul terreno, egli non vede strutture, società, politica, economia, ma gente che si incontra, parla, combatte, si scambia oggetti, produce, costruisce, mangia, si organizza, prega, vive. Perciò questo libro ha una scansione percettiva: parte dall'osservazione concreta di quanto è sotto gli occhi di tutti, per arrivare solo alla fine ai costrutti teorici più ampi di un mondo intricato e affascinante.




Senza sponda . Perché l'Italia non è più una terra di accoglienza

Di Marco AimeAlessandra Ballerini · UTET

Migliaia di vite "senza sponda": sono quelle dei migranti che cercano rifugio nel nostro Paese, in fuga da bombardamenti e carestie, da cambi di regime, guerre intestine e povertà, che si tratti della Nigeria di Boko Haram, della Libia in preda all'instabilità politica, dell'Egitto sconvolto dalle conseguenze dolorose della sua "primavera" mancata o della Siria ora in balia dell'Isis. Migliaia di esistenze travolte dalle onde del mare o spezzate dalla fatica del deserto: profughi in viaggio per raggiungere una parte del mondo che sognavano migliore, una sponda dove credevano di essere accolti. Ma così non accade. In un'Italia dalla memoria troppo corta, che volentieri dimentica il suo stesso passato di migrazione, è facile identificare nei profughi dei nuovi barbari, colpevoli di invadere le nostre coste per impoverirle, se non per depredarle. Una reazione diversa è possibile, però, proprio ricordando le nostre radici: imparando ad accogliere umanamente chi cerca rifugio sulle sponde italiane, per non cadere in quella che papa Francesco a Lampedusa ha chiamato "globalizzazione dell'indifferenza". È ciò che propone lo scrittore e studioso Marco Aime in questo pamphlet, agile e provocatorio, che getta una luce nuova sui casi più tragici della nostra attualità grazie agli strumenti dell'antropologia. Se "indifferenza" significa scegliere di non scegliere, l'unica scelta che ci rende davvero umani è la decisione di non voltare lo sguardo e aprirci invece all'altro, al di-verso, allo straniero. Per farlo, è sufficiente seguire l'esempio della gente di Lampedusa: imparare l'accoglienza dai gesti quotidiani degli abitanti dell'isola più tormentata dagli sbarchi, che, da anni, nonostante questo si prodiga per aiutare chi arriva, spesso facendosi carico delle inadempienze dello Stato.






Contro il razzismo. Quattro ragionamenti 

Marco Aime edizione Einaudi

In Europa avanzano movimenti xenofobi e in Italia si denunciano sempre piú spesso episodi di razzismo. Quattro studiosi con competenze diverse provano qui a vagliare i concetti di identità e differenza, a comprendere i diritti dello straniero in Italia, a misurare quanto profonde siano le nostre convinzioni sulle differenze biologiche e culturali e come se ne debba parlare. Guido Barbujani sceglie la prospettiva della genetica per decostruire le presunte basi scientifiche del razzismo; Marco Aime usa un approccio antropologico per comprendere alcune nuove declinazioni, di carattere culturale, assunte da certi razzismi. Federico Faloppa compie un'analisi linguistica, utile a capire gli elementi discriminatori che mettiamo in atto, spesso inconsciamente, usando le parole in un certo modo; infine Clelia Bartoli usa lo sguardo socio-giuridico per comprendere come le insidie del razzismo si celino anche nelle istituzioni "democratiche".



Marco Aime, Di pietre, di sabbia, di erba, di carta. Un antropologo sul campo, Ed. Bollati Boringhieri
Partendo da diverse ricerche sul campo, condotte tanto in luoghi lontani (Pakistan, Benin, Mali, Timbuctù, Sahel) quanto in ambienti più "nostrani" (Alpi occidentali, Valsusa e Lampedusa), il libro propone una riflessione sull'esperienza antropologica, che consiste innanzitutto nel costruire relazioni con le persone del luogo e nel tentare di ricostruire eventi culturali e narrazioni diverse. L'antropologo cerca così di essere a casa fuori di casa, familiarizzando con processi culturali a lui estranei. Da questo saggio si scopre che la ricerca è fatta di tentativi, di gaffe, di momenti entusiasmanti e di giorni noiosi, ma, al di là dello sforzo di comprensione, l'esperienza antropologica consente di dare vita a relazioni con persone nuove e di fare nascere amicizie destinate a durare nel tempo. Pur confrontandosi con i grandi del passato (da Malinowski ad Amselle) e con i suoi interlocutori del presente (Augé e Remotti, ad esempio), il libro non ha pretese di rappresentare un modello di ricerca, ma piuttosto di riportare la lunga esperienza dell'autore all'interno di una disciplina, che a volte – a dispetto del nome – si perde in tecnicismi e astrazioni, scordandosi del fattore umano. Allo stesso tempo i racconti dal campo fungono da spunti per riflettere sul ruolo dell'antropologia stessa nella società contemporanea.



Maro Aime, Davide Papotti, Confini. Realtà e invenzioni , Edizioni Gruppo Abele 

Fra limiti invalicabili e barriere immaginarie, Marco Aime e Davide Papotti esplorano le più svariate forme di confine: quante forme e declinazioni di confine attraversiamo ogni giorno? Quante di queste, invece, ci condizionano irrimediabilmente?

Marco Aime e Davide Papotti, attingendo rispettivamente dall’antropologia e dalla geografia, propongono nel testo un inedito viaggio attraverso la nozione di confine, applicata ai più svariati ambiti della vita sociale. Le frontiere politiche e quelle naturali (fiumi, mari e simili), che abbiamo tutti imparato a conoscere sulle mappe geografiche, sono probabilmente l’esempio di confine più immediatamente vicino alla memoria di ciascuno. Ma l’analisi degli autori va oltre, esaminando ciò che è anche confine simbolico, costruito culturalmente e con l’obiettivo di delimitare l’identità collettiva di un gruppo. La pelle è dunque un confine; parimenti lo è il cibo con le più varie abitudini alimentari; allo stesso modo esistono confini tra generazioni, tra religioni, tra classi sociali, nella produzione artistica e letteraria, e in molti altri campi dell’esperienza umana. Ma a che serve, in fondo, un confine?













25 GENNAIO 2025 AUDITORIUM DELLA FILARMONICA 
"Cantiere previdenza...sempre aperto"


Marialuisa Gnecchi, con la sua vasta esperienza e competenza nel campo della previdenza e delle politiche del lavoro è una figura di riferimento nel panorama politico e sociale italiano.

Dopo aver conseguito il diploma di maturità classica, Gnecchi ha iniziato a lavorare all’INPS nel 1973, ricoprendo vari ruoli fino al 1989. Successivamente, dal 1990 al 1998, ha assunto responsabilità sindacali nella CGIL/AGB dell’Alto Adige, prima come Segretaria generale del pubblico impiego e poi come Segretaria generale della confederazione. È stata anche membro del gruppo Alexandra Kollontay, che ha progettato e aperto il consultorio AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) nel 1973, e ha ricoperto il ruolo di consigliera di parità dal 1990 al 1998.

Nel novembre 1998, Gnecchi è stata eletta nel Consiglio Regionale del Trentino-Alto Adige, ricoprendo il ruolo di assessora al lavoro, scuola e formazione professionale della Provincia autonoma di Bolzano. Rieletta nel 2003, ha ampliato le sue competenze includendo innovazione, immigrazione, cooperative e pari opportunità, diventando anche vicepresidente della Provincia. Dal 2006 al 2008, ha assunto la vicepresidenza della Regione con delega agli Enti Locali.

Nel 2008, è stata eletta deputata alla Camera, dove per due legislature ha continuato il suo impegno nelle politiche del lavoro e della previdenza sociale.

Nel dicembre 2019, Gnecchi è stata nominata vicepresidente dell’INPS dal governo. Durante il suo mandato, ha contribuito a rafforzare il ruolo dell’istituto nelle politiche sociali e previdenziali italiane.

Nel marzo 2024, Gnecchi è stata nominata membro del nuovo Consiglio di Amministrazione dell’INPS, continuando il suo impegno nel settore della previdenza sociale.


Il Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale si è insediato il 18 aprile 2024 contestualmente al Presidente, secondo quanto previsto dall’articolo 1, legge 3 luglio 2023, n. 87 recante “Disposizioni urgenti in materia di amministrazioni di enti pubblici, di termini legislativi e di iniziative di solidarietà sociale”, che disciplina la riforma della governance dell’INPS.

Il Consiglio di Amministrazione è composto, oltre che dal Presidente dell’Istituto che lo presiede, dai seguenti membri:

  • Micaela Gelera, esperta di welfare e già Commissario straordinario dell’INPS;
  • Marialuisa Gnecchi, ex deputata e Vicepresidente della Provincia Autonoma di Bolzano e della Regione Autonoma del Trentino-Alto Adige, già Vicepresidente dell’INPS da dicembre 2019 a giugno 2023;
  • Antonio Di Matteo, più volte Assessore comunale, componente del CNEL e membro del CDA di ENPALS, fino a marzo 2024 Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori; 
  • Fabio Vitale, più volte Direttore regionale e Direttore centrale in Istituto. Successivamente Presidente della Cabina di regia lavoro agricolo di qualità, Direttore Generale del MISE e attualmente Direttore dell’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (AGEA).

Il Consiglio di Amministrazione dura in carica quattro anni.


 



Appena costituitasi, primo obiettivo dell’AIED è stato quello di ottenere l’abrogazione dell’articolo 553 del Codice Penale (assurdo retaggio della legislazione fascista), che vietava fino ad allora la propaganda e l’uso di qualsiasi mezzo contraccettivo, prevedendo un anno di reclusione per chi si fosse reso responsabile di simile “reato”.

Secondo obiettivo è stato quello di aprire nel 1955, a Roma, in via Rasella, il primo consultorio italiano di assistenza contraccettiva.

Dopo numerose battaglie, che hanno registrato anche processi penali a carico di alcuni suoi dirigenti, I’AIED otteneva il 10 marzo 1971 I’abrogazione da parte della Corte Costituzionale del citato art. 553, riconosciuto palesemente incostituzionale.

Tuttavia, malgrado tale pronunciamento, perdurava ugualmente in Italia il divieto di vendita nelle farmacie dei contraccettivi, in quanto il Ministero della Sanità continuava ad applicare alcune norme del “Regolamento per la registrazione dei farmaci” (Reg. n. 478 del 1927), che non consentiva “la registrazione di specialità medicinali e di presidi medico-chirurgici aventi indicazioni anticoncezionali”.

Per questo motivo, infatti, i contraccettivi venivano ancora registrati sotto “mentite spoglie”: la pillola come regolatore dei cicli mestruali, mentre gli spermicidi come antisettici per l’igiene intima della donna.

L’AIED intraprendeva così, nel giugno 1976, una solitaria azione di denuncia legale e politica nei confronti dell’allora Ministro della Sanità per inosservanza della legge 22 luglio 1975, n. 405, che aveva istituito in Italia i consultori familiari, i quali dovevano servire a fornire proprio assistenza contraccettiva e che –  paradossalmente – non potevano farlo!

A seguito di quest’azione, il Ministero della Sanità, con decreto dell’ottobre 1976, provvedeva finalmente ad abrogare quelle norme.

Si apriva così definitivamente in Italia la strada per una effettiva pratica della contraccezione, e la possibilità di realizzare – attraverso di essa – i principi della maternità libera e responsabile.

Caduti gli ostacoli normativi, venivano subito lanciate in Italia intense campagne per pubblicizzare alcuni prodotti anticoncezionali, decantandone la loro totale sicurezza, anche quando questa risultava nei fatti assai scarsa.

A fare le spese di tale situazione erano naturalmente le donne (molte donne!), le quali erano costrette spesso ad abortire proprio per aver usato quei prodotti, garantiti come “contraccettivi sicuri”.

L’AIED non esitava allora a denunciare all’Autorità Giudiziaria (insieme con il Collettivo femminista “San Lorenzo” di Roma), nel febbraio 1979, i responsabili di alcune ditte. In particolare, delle ditte produttrici degli ovuli spermicidi “PATENTEX” e “HAPPY”, chiamando in causa anche il Ministero della Sanità.

Il processo di primo grado, tenutosi presso il Tribunale di Milano, si concludeva con la condanna a 4 mesi di reclusione dei dirigenti delle suddette ditte farmaceutiche, riconosciuti responsabili di “somministrazione di medicinali, compiuta in modo pericoloso per la salute pubblica”.

Dopo questa sentenza, il Ministero della Sanità apriva un’ampia inchiesta su tutti i presidi medici con dichiarate proprietà anticoncezionali (ovuli spermicidi, creme, candelette, ecc.), in vendita allora in Italia, e sul tipo di pubblicità con la quale venivano reclamizzati.

L’indagine portava al ritiro dal commercio di alcuni prodotti molto diffusi, ed alla sostanziale modifica della pubblicità di altri.





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                                     LIBRI                                               


 Pensioni: la riduzione del danno. Problemi sociali e soluzioni legislative dopo i governi Berlusconi e Monti (2017): scritto insieme a Cesare Damiano.


 Il sistema pensionistico è uno dei punti su cui si valuta la civiltà di un Paese. Cesare Damiano e Marialuisa Gnecchi innanzitutto ripercorrono la storia delle riforme del sistema pensionistico, dal 1992 al 2011. Ma disegnano uno scenario più articolato che comprende il complesso rapporto tra il legislatore e parti sostanziose della tecnostruttura dello Stato, come l'Inps e la Ragioneria Generale dello Stato, nonché il peso che queste hanno nella determinazione e nell'attuazione delle decisioni politiche. Al centro del volume c'è il tema della flessibilità in uscita dal lavoro verso la pensione, considerata come il principale strumento per correggere le storture derivanti da interventi quali la manovra Monti-Fornero del 2011. Gli autori argomentano questa tesi e ripercorrono la battaglia politica condotta, da un lato, per varare successivi provvedimenti di salvaguardia a favore dei lavoratori esodati e, dall'altro, per introdurre elementi di flessibilità nel nostro sistema previdenziale. Ciò attraverso tappe come la proposta di legge 857, presentata nel 2013, e la raccolta di oltre cinquantamila firme in una petizione a sostegno della stessa. Il tutto si inserisce in un disegno politico più ampio che, mentre vede con favore la riapertura di tavoli di confronto fra Governo e sindacati, si propone di dotare il Partito Democratico di una vera e propria Agenda sociale.


Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia (2019) Ed. Futura


Se non ci fossero state le donne, in questa nostra Repubblica, se non ci fossero state le loro tenaci battaglie di emancipazione e liberazione – condotte attraverso un intreccio fecondo di iniziative delle associazioni, dei movimenti, dei partiti, delle istituzioni –, l’Italia sarebbe oggi un Paese molto più arretrato e molti articoli della Costituzione non sarebbero stati applicati. Questo debito che l’Italia ha nei confronti delle donne lo racconta in modo inedito questo libro scritto e curato dalle volontarie della Fondazione Nilde Iotti. Lo fa illustrando in modo rigoroso e semplice le tappe e i contenuti delle conquiste legislative dall’inizio della Repubblica alla conclusione dell’ultima legislatura, che hanno cambiato la vita delle donne e l’assetto economico, sociale e culturale del nostro Paese. Il libro rammenta la battaglia per il diritto di voto e le «madri della nostra Repubblica», le donne elette nell’Assemblea Costituente, che diedero un contributo rilevante alla stesura della Costituzione. Sono citati gli articoli che più hanno favorito il cambiamento nella vita delle donne. Segue poi il racconto delle leggi con uno schema che ne indica la scansione in ordine cronologico dal 1950 al 2018, a cui si connettono le schede che ne illustrano i contenuti. Lo sguardo della battaglia delle donne è oggi e sempre più sarà quello europeo. Per questo il libro LE AUTRICI Roberta Agostini | Sesa Amici | Rosy Bindi | Paola Binetti | Paola Boldrini | Maria Elena Boschi | Chiara Braga | Daniela Carlà | Andrea Catizone | Susanna Cenni | Monica Cirinnà | Marina Costa | Emilia De Biasi | Titti Di Salvo | Marilena Fabbri | Graziella Falconi | Emma Fattorini | Valeria Fedeli | Donatella Ferranti | Elena Ferrara | Anna Finocchiaro | Maria Chiara Gadda | Paola Gaiotti De Biase | Maria Pia Garavaglia | Maria Grazia Gatti | Anna Giacobbe | Irene Giacobbe | Fabrizia Giuliani | Vanda Giuliano | Maria Luisa Gnecchi | Donata Gottardi | Chiara Gribaudo | Grazia Labate | Donata Lenzi | Doris Lo Moro | Marianna Madia | Marisa Malagoli Togliatti | Raffaella Mariani | Elena Marinucci | Alessandra Moretti | Delia Murer | Vaifra Palanca | Rita Palanza | Anna Maria Parente | Francesca Puglisi | Lia Quartapelle | Francesca Russo | Rosa Russo Jervolino | Marina Sereni | Fulvia Signani | Alessandra Tazza | Livia Turco | Esmeralda Tyli | Sandra Zampa





11 GENNAIO 2025 AUDITORIUM DELLA FILARMONICA 
"Oltre i limiti "


Vittorio Podestà (Lavagna3 giugno 1973) è un paraciclista italiano.

Il 19 marzo 2002 fu coinvolto un incidente d'auto a Ponte Taro (PR) in cui ebbe una lesione midollare. Laureato in ingegneria civile, vive a Chiavari con la moglie Barbara

Da ragazzo praticò il ciclismo con l'Aurora Chiavari[1].

Nel 2003 inizia a praticare il paraciclismo con la handbike e nel 2005 conquista il primo titolo di campione italiano a cronometro. Dopo aver debuttato con la squadra nazionale italiana di paraciclismo proprio nel 2005, diventa Campione del Mondo per la prima volta a Bordeaux nel 2007.

Ai Giochi paralimpici di Pechino 2008 vince la medaglia di argento nella cronometro. Nel 2009 e 2011 vince la medaglia d'argento ai mondiali di Bogogno e Roskilde. Ai Giochi paralimpici di Londra 2012 vince tre medaglie: argento nella staffetta e due bronzi nella cronometro e nella partenza di massa.

Dopo aver vinto 3 medaglie sia ai mondiali 2013 di Baia-Comeau (2 ori e 1 bronzo) che in quelli di Greenville nel 2014 (2 ori e un argento), nel 2015 vince tutte e tre le medaglie d'oro nella cronometro, su strada e a squadre.

Ai Giochi paralimpici di Rio de Janeiro 2016 vince due medaglie d'oro, nella cronometro e nella staffetta con il pugliese Luca Mazzone e il bolognese Alex Zanardi.











Memoria paralimpica. Nascita e sviluppo dello sport per disabili in Italia.
VITTORIO PODESTÀ  Nel 2006 entra nella Nazionale e due anni dopo vince un argento alle Paralimpiadi di Pechino. Dalla Paralimpiadi di Londra 2012 riporta a casa due bronzi e un argento a squadre Sono Vittorio Podestà, sono nato il 3 giugno 1973. Ho fatto un incidente nel 2002, il 19 marzo 2002, un incidente sul lavoro. Io lavoravo da un anno e mezzo, quasi due. Dopo essere diventato ingegnere in una società che lavorava sull’autostrada, io tornando dal lavoro, uscendo dall’ufficio, ho fatto un incidente e a quel punto la mia vita è cambiata: adesso vedremo se in meglio o in peggio, secondo me in meglio. La seconda vita di Vittorio. Fino a quel momento era una vita assolutamente soddisfacente, però di un ragazzo normale e anche molto condizionato – come tutti – da molte scelte fatte come mediazione, tra quello che vogliono i tuoi genitori, vuole la società, e quello che vuoi veramente tu. Io invece quel 19 marzo mi sono ripromesso che era come rinascere per me e mi sono ripromesso, da quel punto in avanti, di decidere io esattamente come volevo la mia seconda vita. Non come volevo, ma le varie decisioni le avrei volute prendere io, senza troppi condizionamenti. E devo dire che in parte ci sto riuscendo. Poi questo non vuol dire non fare degli errori, però il bello di questa seconda vita, e per questo dico che mi piace di più, è che veramente è la mia vita, al 100%, nel senso che l’ho ritrasformata a mia immagine e somiglianza, gli ho dato l’impronta, cosa che invece quella di prima era una bella vita, ma come tante, diciamo. Questa è la vita di Vittorio Podestà. Un nuovo inizio. La mia prima vita era la vita di un ragazzo che cresce come tanti, che si diverte, che va bene a scuola, senza essere il secchione della classe, che si diploma come geometra, perché nonostante mio padre mi volesse mandare al liceo scientifico, io non mi sentivo ancora all’altezza, allora ho scelto un istituto professionale, e poi anche lì – diciamo – ho scelto di andare all’università, ingegneria, però lì non ho fatto la scelta che avrei voluto, io avevo la passione per la meccanica invece, visto che provenivo dal Geometra: ho fatto Ingegneria civile un po’ mediando, perché mio padre faceva il costruttore e anche lì sono stato condizionato in quello. 
Nel 2000 mi sono laureato e il 19 marzo del 2002 ho fatto l’incidente. Dopo aver fatto il servizio civile, ho iniziato a lavorare, ho fatto questo incidente che mi ha tagliato in due. Cioè non mi ha tagliato in due niente, nel senso che io sono rimasto quello di prima caratterialmente, e forse questa è stata anche la mia fortuna, quella di capire che fino a quel punto avevo messo su un bagaglio di esperienze che mi sarebbero potute essere utili nel momento più difficile della mia vita. Diciamo che nella sfortuna sono stato fortunato, perché la mia testa è rimasta intatta, quindi la mia capacità, ero quello di prima, non mi sono imbruttito nel pensare che ero l’unica persona sfortunata al mondo, ma ho pensato che invece c’era passato qualcuno prima di me tante volte, chissà quanti eravamo, senza saperlo. Perciò ho detto: «non posso essere l’unico a cui è capitato questo». Quindi ho detto: «be’ vediamo». Invece che abbattermi e pensare che quella era la fine di tutto, ho pensato che invece era un nuovo inizio. La spinta a tornare nel mondo normale. Da lì ho detto: «be’ una delle cose che considero pregio-difetto è la curiosità”, allora mi sono incuriosito a vedere cosa ero capace di fare, nel momento in cui era forse un po’ più difficile, era la cosa più difficile che mi era capitata fino a quel momento. Avevo fatto tanti esami all’università, mi ero laureato, però quella era una prova, la prova del nove. Quelli di prima erano tutti test, questo era lo stress test principale. Poi ho avuto la fortuna anche di conoscere un amico che da subito mi ha detto dopo l’incidente: «Vittorio sbrigati a uscire dall’unità spinale, perché il mondo è fuori anche per quelli come noi. Non chiuderti in un ospedale dove ti senti comunque magari il meno sfortunato tra gli sfortunati, ti senti protetto, ti senti comunque in un mondo a parte, no. Tu devi far parte del mondo normale». E quindi sentirlo da una persona, non da tutti quelli che mi erano venuti a trovare in ospedale – 200 persone in 15 giorni sono venute a trovarmi dopo l’incidente, ero io che rincuoravo loro, loro mi dicevano: «ma sì dai, non ti preoccupare». Però tutti lo fanno perché devono rincuorarti: ti vedono su in ospedale, sapendo che non potrai più camminare, è ovvio che ti devono rincuorare. Invece sentire quelle parole di speranza così concrete da una persona che ha il tuo stesso problema, tendi a crederci molto di più. E quindi ho creduto a quelle parole, ho creduto che poteva essere comunque una vita soddisfacente e interessante, ma non immaginavo che lo potesse essere cosi tanto. 
La passione per la bici. Nella mia famiglia scuola e sport più o meno avevano quasi la stessa importanza, sicuramente un po’ più la scuola, ma subito dopo veniva lo sport. L’unica difficoltà psicologica che avevo dopo l’incidente era questa: io ero appassionato di bicicletta, andavo in bici, nella mia famiglia il ciclismo era lo sport della famiglia, diciamo. Al papà piaceva il ciclismo quindi doveva piacere a tutti. E io che ero ribelle, finché ero piccolo, non mi arrendevo a questa cosa qua. Allora io mi appassionavo al calcio, ad altri sport, e mio padre invece con mio fratello riusciva ad essere molto più incisivo, mio fratello è diventato poi subito un ciclista di un certo livello. Io invece ho incominciato ad appassionarmi al ciclismo dopo che mio padre ha mollato la presa, cioè dopo che mio padre ha detto: «vabbè, con lui non riesco a condizionarlo troppo». E da lì però è diventata una passione incredibile, era più che altro una passione non solo del ciclismo ma in particolare della meccanica della bici, mi piaceva la bicicletta come mezzo. Il momento più difficile. Ecco il momento più difficile è stato quello del dottore quando mi ha detto che non avrei potuto più camminare, quello l’avevo capito e gli ho detto: «dottore mi dica qualcosa di più, no? Ho capito che non potrò più camminare», chissà perché avevo questa sensazione. Quella stessa notte che ho fatto l’incidente c’era questo dottore che era l’ultimo giorno che faceva in quell’ospedale a Parma, dove io ho fatto l’incidente lì vicino, e che ha dovuto darmi questa notizia e lui mi ha detto: «guarda, sono parole che sicuramente capirai più avanti, però il tuo incidente non è così brutto come ti sembra perché le tue mani sono quelle di prima, quindi tu non puoi camminare, ma se lo vorrai potrai fare tantissime cose». Non mi ha illuso, quella è un’altra cosa che ho considerato positiva, nessuno mi ha dato delle illusioni, mi ha detto come stavano le cose e mi ha detto però anche che cosa avrei potuto fare, mi ha dato il potenziale. Non mi ha detto: «sì, ma poi ci sono nuove cure, potrai tornare a camminare, chissà, magari…». No, mi ha detto le cose com’erano: «tu non camminerai più, però...» E quel però è quello che mi ha dato la curiosità di capire. La disabilità, questa sconosciuta. Quella notte, l’unica notte in cui mi sono un po’ disperato, la preoccupazione principale non era di non poter più camminare, ma era di non poter andare in bicicletta. Perché io consideravo la bici non solo il mio sport preferito, ma la valvola di sfogo che ogni persona deve avere. Si arriva nervosi dal lavoro, da casa, si è litigato con la fidanzata, con i genitori. Io sapevo che prendevo la bicicletta, facevo due ore di allenamento, tornavo che ero meglio di prima, diciamo. E quindi la mancanza di questa valvola di sfogo è quello che mi ha preoccupato, cioè dovevo trovare un’altra valvola di sfogo, perché tutti, disabili o no, hanno bisogno di un qualcosa sul quale sfogarsi per non accumulare stress e roba varia. E quindi diciamo che ci è voluto un anno, perché dopo pochi mesi questo ragazzo, il ragazzo di prima, Marco, che mi ha detto «sbrigati ad uscire», mi aveva detto: «io a settembre ti porto a giocare a basket in carrozzina». Io ho detto: «basket in carrozzina? che cos’è il basket in carrozzina?» Io devo dire che sulla disabilità non sapevo niente. E lì è stata una cosa che ancora di più… un’altra sensazione di sentirsi un cretino a non saper niente di un mondo che fa parte del mondo. E per quello, quando vado a raccontare della mia vita, io faccio sempre l’esempio di come ero io e capisco le persone che non capiscono, proprio perché io ero uno di loro. La folgorazione dell’handbike. Comunque mi ha detto: «ti porto a giocare a basket in carrozzina». E da quel settembre lì –intanto ho cominciato a capire che anche da disabile si poteva fare sport, ci si poteva divertire, si poteva sudare per un obiettivo, quindi mi è piaciuto molto. Però diciamo che la svolta, la folgorazione l’ho avuta quando ho visto questo mezzo qua, che non aveva assolutamente la forma che vedete adesso, ma che era comunque una via di mezzo tra una carrozzina con una ruota davanti un po’ più sdraiata – stiamo parlando degli anni Duemila... Era sicuramente un mezzo che a me piaceva tantissimo, lo vedevo già molto “corsaiolo”. Non era così e già pensavo a come avrei potuto migliorarlo, modificarlo. Io, da ingegnere, già pensavo a queste cose e quindi lì io sono proprio impazzito, impazzito nel senso positivo. Quando l’ho visto. Ma quando l’ho provato, ancora di più. Perché era una delle cose di cui avevo pensato: «be’, questo lo farò nella prossima vita”, visto che avevo fatto questo incidente, era proprio [perdere] quelle sensazioni che la bicicletta mi dava: il vento in faccia, il sentirsi libero di prendere, uscire e farsi un giro incredibile, per chi non fa la bici è incredibile, perché fare 70-80 chilometri e poi ritornare a casa è qualcosa che ti dicono: «ma no, io 80 chilometri in macchina mi stanco». Invece in bicicletta, chi l’ha provato, sa che è qualcosa di meraviglioso. E li ho risentito questo vento in faccia, questa libertà che dalla carrozzina chiaramente erano sensazioni off-limits, diciamo. Quindi da lì è nato tutto perché poi, da quel giorno, finivo l’allenamento e pensavo già al giorno dopo che cosa avrei fatto. È stata un’escalation, non sentivo la fatica, cioè non vedevo l’ora di uscire in bicicletta, migliorare. E poi ho cominciato a voler fare le prime gare e da lì è iniziato tutto quanto.  L’incontro con Zanardi. L’incontro con Alex è stato… vabbè, intanto è avvenuto già qualche anno dopo. Diciamo che io ho iniziato con l’handbike nell’estate del 2003, ma le prime gare vere l’ho fatte… Cioè ho iniziato con qualche gara del 2003, ma verso la fine perché la bicicletta l’Inail me l’aveva fornita nell’agosto 2003, quindi ho iniziato in quel periodo lì e ho fatto due gare – mi sembra settembre-ottobre – un paio di gare. Dall’anno dopo però ho detto: «adesso proviamo bene», mi sono allenato d’inverno, quindi nel 20042005 ho fatto gare e nel 2005 sono diventato campione italiano e lì ho cominciato a voler provare qualcosa di più, cioè in Italia il livello a quel tempo non era come quello di adesso, che adesso l’Italia è la nazione più forte del mondo nell’handbike, ma era forse una con il livello più basso, i migliori erano i tedeschi, diciamo le nazioni del Nord, i francesi, e quindi ho voluto andare a provare le gare all’estero e nel 2006 ho cominciato a fare tutto il campionato europeo, diventando sempre meglio, migliorando, avvicinandomi sempre di più ai podi delle gare, e nel 2007 ancora di più, tant’è che nel 2007 un po’ a sorpresa sono diventato campione del mondo. L’incontro all’autogrill. Venti giorni dopo che ho vinto il mondiale io, che Alex l’avevo incontrato nel 2005 – se non sbaglio, mentre andavo in Spagna quando mi allenavo, perché per un mese vado ogni anno in Spagna ad allenarmi, in un posto dove ci sono strade molto più libere, non piove quasi mai, quindi è un posto ideale nel periodo di febbraio–marzo – in autogrill, all’ultimo autogrill prima del confine con la Francia, a Ventimiglia. Io e mia moglie ci fermiamo per fare qualcosa in autogrill e trovo il parcheggio dei disabili occupato e vedo un macchinone, un Bmv grosso, dico: «questo qua è il classico riccone che pensa di poter mettere la sua macchina nel posto dei disabili». Allora ho detto: «Io mi ci metto dietro in modo che non possa uscire, così almeno mi deve aspettare, così la prossima volta si ricorda che se ha fretta di andarsene deve aspettare quello a cui ha occupato il posto». Invece scende dalla macchina e mia moglie fa: «no no, guarda che è disabile». E io: «Ma non vedi che è Alex Zanardi?» Lei non lo conosceva, io ero appassionato di motori già da tanti anni, quindi sapevo benissimo, anzi non so se gliel’ho mai detto ma era uno di quelli che mi piaceva di più, perché era uno di quelli che umanizzava molto la Formula 1, gli piaceva spiegare le sue sensazioni, quindi a me come atleta piaceva tanto, come pilota. Però io non l’avrei fermato, perché di solito non sono uno a cui piace la firma, le domande col campione, e invece lui ha visto sul tetto della mia macchina l’handbike – perché io avevo una station wagon ma per andare in Spagna, la riempivamo di roba e la bici stava sul tetto. E lui si è avvicinato a chiedermi informazioni: «cosa fai? [cos’è] questo sport?». E per dirmi che lui aveva iniziato a fare sci a Sestriere, che gli sarebbe piaciuto se… M’ha detto: «guarda la Bmw prepara questi sci per i disabili, provali e magari tu mi insegni un po’ di questo mezzo». Ci siamo lasciati con la promessa, ci siamo scambiati il numero, con la promessa di risentirci. E non ci siamo risentiti – mi sembra – per un anno interno, forse un anno e mezzo o due anni, adesso non mi ricordo se era gennaio 2005 o 2006, non me lo ricordo benissimo. La telefonata di Alex. Però venti giorni dopo il mio mondiale, mi chiama Alex e mi dice: «sai Vittorio, ti ricordi di me?». «Sì fischi! Mi ricordo di te sì». «Guarda, ti devo chiedere un favore. Io ho deciso di andare a fare la maratona di New York, perché il mio sponsor che sponsorizza la maratona – diciamo – mi ha chiesto e allora ho deciso di fare la maratona di New York». E io ho detto: «bello, bello, dai dai, anzi c’abbiamo quasi più di un anno per prepararla». E lui fa: «No, no, no, ma non hai capito, quella del prossimo mese». Io ho detto: «Come del prossimo mese? Ma te sei matto! Ma hai già iniziato?». «No, io non c’ho neanche la bicicletta, trovami una bicicletta». Allora io gli ho trovato una bicicletta da un amico mio svizzero, che la stava vendendo, mentre lui in quel momento stava facendo ancora il pilota, mi ricordo che gliela avevano consegnata a Monza, io non ero riuscito neanche ad andare su. E lui ha incominciato. Pensava che l’handbike fosse come guidare una macchina, c’è un motore e tu vai sempre più forte. E invece no. E invece lui si è reso conto che... Dicevo: «no, ma non puoi fare tutti i giorni sempre 40 chilometri per vedere quanto vai più forte». Ma stavamo penso due ore al giorno al telefono, tant’è che – mi ricordo – abbiamo fatto un abbonamento telefonico tipo You&Me, no? Come fanno i fidanzati. E mi ricordo che le nostre mogli ci prendevano in giro. Io dicevo: «senti Alex qua stiamo due ore al telefono, tu magari i soldi ce l’hai, ma io ci sinceramente… ci costiamo un pochettino no?». «Ma no, non ti preoccupare…». Vabbè, tant’è che abbiamo fatto questo You&Me così almeno avevamo la tariffa. E ogni tanto scherziamo e ci prendiamo in giro con questo You&Me. E niente, stavano delle ore perché io gli spiegavo tutti i segreti. Dicevo: «no, così sulla bicicletta…». Poi lui è un tipo molto tecnico, quindi ci siamo trovati subito in sintonia. Lui aveva voglia di ascoltarmi, anzi più mi ascoltava, più mi faceva nuove domande. Tant’è che lui si è salvato – ha fatto benissimo questa maratona per essere la sua prima maratona – proprio perché lui si stava allenando troppo e lentamente si stava stancando, la sua fortuna è stata che ha dovuto spedire l’handbike tre o quattro giorni prima, perché andava in America l’ha fatta spedire con il cargo. E quindi in quel momento, gioco forza, ha dovuto riposarsi, sennò sarebbe arrivato a ‘sta maratona di New York talmente stanco che forse l’avrebbe finita, ma non certo con i tempi che è riuscito a fare. Un’amicizia fraterna. E da lì è però poi è nato tutto quanto, è nata soprattutto un’amicizia fraterna perché continuiamo – magari non stiamo due ore al telefono ma ci sentiamo una volta alla settimana per telefono ed abbiamo sempre qualche argomento di cui parlare, che poi possono essere anche i motori, i piloti… Però l’handbike, una domandina o un confronto sull’handbike c’è sempre. Poi io ho fatto le Olimpiadi di Pechino 2008, lui aveva iniziato da pochissimo. Poi nel 2009 ha cominciato a ingranare un pochettino, ma subito dal 2010 in avanti io ho capito che poteva – anche perché fisicamente è una persona che ha qualcosa in più non della media, ma qualcosa di più del top diciamo. La testa era quella di uno che aveva fatto il campione già in uno sport e non è una cosa da poco. Uno può essere un campione nel biliardo, [se] gli cambi lo sport la mentalità è già quella vincente, e conta. E poi aveva questa grande passione, che lui che non amava la bicicletta – perché prima ha detto che non ha mai amato la bicicletta – nell’handbike ci vedeva un pochettino un mezzo da guidare quasi come le macchine, anzi lui che è andato a più di 400 all’ora nelle varie americane a volte mi dice che si diverte di più sull’handbike. Quindi non lo sta dicendo uno che ha giocato a biglie fino al giorno prima, ha fatto lo sport che per noi è proprio – diciamo – mitizzato per la pericolosità o l’eccitazione che può dare la guida di una macchina. Quindi devo dire che ‘sto mezzo è proprio bello perché c’è l’impegno fisico, ma c’è anche una certa dose di guida, di sensibilità e quindi abbiam trovato proprio una cosa – io sono riuscito a trasmettergli questa mia passione ma con facilità, perché sai, quando hai una persona recettiva davanti, tutto quello che tu esprimi hai davanti una spugna che lo assorbe. Quindi alla fine siamo diventati… – anzi adesso lui è incontenibile da questo punto di vista. La forza del gruppo. A tutti e due è servita questa conoscenza, anche dal punto di vista sportivo e tecnico, perché ci siamo stimolati a vicenda, un’idea che viene a uno, l’altro la elabora, poi ci aggiunge qualcosa. Quindi il fatto che poi noi due, poi tutta questa Nazionale è diventata forte, è anche dovuto a tutta questa unione di cose. Io sono stato il primo a portare l’handbike in Italia ad un certo livello, anzi sicuramente, però ho voluto da subito cercare di creare un gruppo perché io ho l’idea che quello che tu sai, se lo tieni segreto per te, muore con te diciamo, invece se tu lo diffondi e fai in modo che anche altre persone ne possono approfittare, tu il giorno che finirai comunque ci sarà qualcosa che puoi dire: «ho costruito anche io». E devo dire che questa Nazionale sta dando soddisfazione a tutti, ma soprattutto a me perché l’ho vista crescere. Ora noi siamo a un ritiro in cui ci sono dieci handbike, ma è una cosa che nel 2008 era una cosa impensabile, anzi se non avessi vinto il mondiale nel 2007, l’anno prima, forse a Pechino non ci sarebbe stata nessuna handbike e chissà per quanto tempo non ci sarebbe stata nessuna handbike a grandi livelli. Invece nel 2012 l’handbike è stata quella che ha portato tantissime medaglie al Cip, ma soprattutto al paraciclismo. Il gruppo è cresciuto, siamo diventati la Nazione a squadre che ha vinto tre mondiali di seguito e dopo l’argento a Pechino quindi… In questo momento noi non abbiamo, non dobbiamo aver vergogna a dire siamo la Nazione più forte del mondo in handbike, senza dubbio, e per uno che stato il primo a iniziare è una grande soddisfazione. La Paralimpiade di Pechino. Nel 2008 Pechino è stata la mia prima Olimpiade e veniva dall’anno prima, in cui avevo vinto un mondiale e devo dire che io ero molto molto giovane, non come età ma come esperienza ad altissimi livelli. Perché quando si raggiunge il livello alto di qualunque sport, lo raggiugi anche un po’ non tanto a sorpresa, ma a sorpresa soprattutto per te stesso perché non pensavi di riuscire ad arrivare così vicino, [e] la cosa un po’ si complica perché ciò che non avevi previsto un pochettino ti spaventa e soprattutto quando arrivi ad un certo livello, che tu sei il campione del mondo, già la parola campione del mondo ti fa pensare che tutto il mondo non vede l’ora di batterti, no? Quindi ad ogni gara tu sei la persona, l’atleta, da battere. Quando io di solito mi trovavo dall’altra parte, che dovevo battere qualcuno per cercare di raggiungerlo e quello era il mio obiettivo. Adesso essere l’obiettivo di altri io non l’avevo preso in considerazione in quel periodo, magari lo sognavo per il futuro, ma solo lo sognavo. E lì ho avuto una fase un po’ brutta da quel punto di vista, cioè nell’affrontarla, no brutta, nel senso difficoltosa da affrontare psicologicamente. Pechino è andata bene, nonostante io quell’anno lì mi sentissi sempre un pochettino messo in discussione, perché io ero in Nazionale comunque l’ultimo arrivato e in uno sport che fino a quel momento non aveva avuto tanta dignità come gli altri. Cioè io ero il ciclista con tre ruote, ero quello che è in carrozzina – anche se non ero stato il primo in Nazionale, ma il primo che avendo vinto il posto all’Olimpiade comunque bisognava considerarlo, perché alle Olimpiadi non è che possono andare tutti, i posti sono contingentanti e ogni Nazionale ha sempre meno posti di quanti atleti potrebbero meritare. E quindi diciamo che ero un po’ un elemento estraneo a questa Nazionale di ciclismo e quindi anzi spesso si diceva: «ma questo non è ciclismo, lo fate con le braccia, ci avete tre ruote, sono due sport diversi». Anche perché si intuiva un pochettino che arrivava qualcuno che – sai – nel mondo dello sport, quando i posti sono meno, tutti sgomitano diciamo, no? Quindi io un po’ ho subito quello e ho sofferto un po’ quello, poi ho sofferto un pochettino il fatto di aver paura di non essere all’altezza. Invece sono arrivato all’Olimpiade in ottime condizioni, ho fatto una buona Olimpiade, però invece di essere contento della medaglia d’argento vinta, che per una carriera di un atleta potrebbe bastare, io, avendo perso per solo sei secondi, sapendo di non aver fatto una gara eccelsa per la condizione che avevo, io ho continuato a pensare di aver perso l’oro e non di aver vinto l’argento. E questo è un tarlo che per un atleta è una brutta sensazione. La fatica di un campione. Infatti negli anni successivi ho continuato a non avere un buon approccio psicologico alle competizioni, arrivando sempre molto vicino a vincere senza vincere: ho fatto secondo nel 2009 di nuovo ai campionati del mondo, nel 2010 ho vinto la coppa del mondo, ma nel mondiale sono andato molto male. Il 2011 è stato l’anno in cui io, invece, ho resettato tutto quanto e ho detto: «no, adesso voglio dimostrare, a me stesso per primo, quanto valgo», più di quanto l’avessi fatto fino a quel momento, cioè senza la paura di non essere all’altezza. Dire: «allora io farò un tot, però vediamo di dimostrare quant’è questo tot», sennò rimanevo sempre un gradino indietro. E infatti nel 2011 mi ricordo che, per riconquistarmi la Nazionale dalla quale ero stato estromesso, nella gara meno adatta alle mie le caratteristiche ho fatto una vittoria che forse è la… – io ho fatto 250 gare e avrò fatto una novantina di vittorie. Quella era una gara internazionale, ma non è il mondiale o le Olimpiadi, però è forse quella che ricordo come la mia più grande vittoria perché è stata quella che mi ha fatto fare il click mentale. Cioè ho detto: «oggi ho vinto la gara più difficile per me, ma l’ho vinta in un modo…». Mi ricordo che avevo staccato tutto il gruppo che cercava di inseguirmi, ho fatto 17 chilometri sempre da solo, mentre il gruppo mi inseguiva, ma io mai avrei mollato, sono arrivato da solo, è stato per me proprio dire: «se hai vinto così, vuole dire che l’hai voluto». E quindi mi ricordo che proprio da lì è scattato tutto. Però quell’anno c’è stato comunque un imprevisto dietro l’angolo. Mentre stavo preparando quel mondiale lì in Danimarca, ho fatto un incidente in allenamento molto grave, mi sono schiantato contro una macchina che era praticamente ferma, io a 30 all’ora, mi sono rirotto alcune vertebre, sono stato 15-18 giorni fermo nel letto e avevo quasi gettato la spugna. Ho detto: “ah il mondiale… [è andato]”. Io ho fatto l’incidente il 16 di luglio, il mondiale era il 9 di settembre, quindi pochissimo tempo [dopo]. Io ho tanti episodi in cui una sfortuna si è trasformata in una grande fortuna, cioè è stata quella che mi ha fatto salire ancora un gradino. Persone fuori dalla norma. Intanto Alex in quel momento mi ha fatto parlare con il dottor Costa e gli ha fatto vedere le mie lastre. Il dottor Costa della Clinica mobile di motociclismo, che nel frattempo era diventato anche un mio amico, mi ha detto: «guarda Vittorio, è vero che ci vogliono tre mesi per saldare le vertebre, ma questo per le persone normali». Io gli ho detto: «perché io non sono normale?». «Voi non siete normali. Quindi quello che fate voi e quello che il vostro corpo può fare [è diverso], quello è la media delle persone, voi non siete dentro a questa media qua. Quindi devi chiaramente stare attento ad allenarti, non rifare un incidente così perché allora potrebbe crearti problemi ancora più grossi, ma sicuramente puoi ricominciare, appena non senti dolore puoi ricominciare ad allenarti». E io mi ricordo che passavo dal letto in carrozzina [e] sentivo dolori incredibili, però mi rimettevo sdraiato sull’handbike e non avevo dolore, perché era sdraiato come a letto. E quindi lì ho ricominciato a fare rulli, ad allenarmi indoor per una decina di giorni, poi sono  andato a fare un test da quello che sarebbe diventato il mio allenatore e ho ricominciato ad allenarmi. Però fino a quel momento… io in quegli ultimi anni ero diventato l’allenatore di me stesso, avevo avuto altri allenatori, ma siccome avevo capito che spesso magari ne capivano quasi meno di me, allora ho detto «vabbè, mi alleno da solo». Tornando indietro di un paio di settimane, prima di fare questo incidente, nel 2011, mentre lavoravo per un’azienda che sviluppava componentistica per me e per la mia handbike, conosco Francesco Chiappero che era l’allenatore del proprietario di questa azienda e incominciamo a parlare e lui mi dice che fa l’allenatore anche con una squadretta della zona del Piemonte, di Cuneo, e che un giorno gli sarebbe piaciuto provare ad allenarmi, se non avevo l’allenatore. Siccome parlandogli ho capito che era una persona tipo me e Alex, cioè curiosa, che non sa tutto, ma quello che fino a quel momento aveva potuto imparare l’ha imparato senza che nessuno glielo chiedesse. [Una persona] curiosa e vogliosa di lavorare con persone di alto livello nel campo che gli interessa, no? E io gli ho detto: «guarda, adesso sta per finire la stagione, per questo mondiale ormai non sto a cambiar niente, però ci sentiamo dopo settembre, così programmiamo l’anno olimpico», perche mi ero reso conto che essere l’allenatore di se stesso ha dei lati positivi, ma ha dei lati negativi perché tu non sei oggettivo nel valutarti. Scoprire le proprie risorse. È successo questo incidente. Io in questo incidente ho pensato: ok, sono stato 15 giorni fermo, quindi devo quasi cominciare da zero. Sicuramente in un mese e mezzo non posso arrivare al 100%, pronto per questo mondiale, e se lo faccio ancora peggio, magari mi stanco troppo e quindi anche quel poco che potrei fare lo farei male, perché arriverei al mondiale troppo stanco. Ok, prendiamo due piccioni con una fava: io intanto provo questo allenatore quanto bravo è, mi affido a lui completamente e gli dico: «guarda la situazione è questa: io ho fatto un incidente, sono stato 15 giorni fermo, abbiamo il mondiale tra un po’, vedi tu cosa vuoi fare». E lui mi ha detto: «va bene, io accetto la sfida perché mi piace la cosa. Vediamo cosa riusciamo a fare». E lui ha avuto questa intelligenza di darmi il lavoro giusto, la quantità giusta, il volume giusto, e farmi riposare nel momento giusto. Ero arrivato al 70-80%, ma quel 70-80% dovevo darlo in gara, e io infatti con quel 70–80% sono riuscito ad arrivare secondo, a un minuto del vincitore, ma pochi secondi prima della medaglia di bronzo. Quindi lì è stato un altro scalino, un altro gradino salito, perché ho capito di avere delle risorse che non sapevo di avere e me l’hanno fatto scoprire gli altri, il mio allenatore, il dottor Costa, Alex, che mi conoscevano bene, meglio di quanto lo conoscessi io. La medaglia di un compagno. Nella gara in linea, sapendo di non essere… perché mi ero allenato chiaramente per la cronometro, ma per la gara in linea che è una gara molto più lunga con allenamenti diversi sapevo di non essere all’altezza e allora mi sono messo a disposizione del mio compagno di squadra, che anche lui ha preso la medaglia d’argento. Io tutta la corsa, quando ho visto che non c’era la possibilità, non avevo le condizioni per farlo, mi ricordo che ero andato in fuga con tre atleti, però ci hanno ripreso, e ho capito che intanto le mie forze stavano calando, allora io ho dato tutto per cercare di mantenere il gruppo compatto e il mio compagno Paolo Cicchetto, che era il più veloce, cercare di fare in modo che nessuno scappasse e lui potesse giocarsi almeno il secondo [posto], perché il campione del mondo era scappato e ormai era imprendibile, cercarsi di giocare la sua gara in volata. E lì per me, quel giorno lì, è stato quasi… non dico di aver vinto io, ma sapere di aver contribuito alla vittoria di una medaglia di un compagno è stata una cosa meravigliosa, diciamo. Mi ricordo che, mi emoziono ancora adesso, perché avevo pianto per quella sua medaglia e non per la mia. Ed è una cosa che mi era piaciuta molto. Quindi… ok adesso ci fermiamo un secondo. Paralimpiadi 2012. Un mese dopo quel mondiale lì io ho raggiunto quel picco di forma meraviglioso e ho finito la stagione vincendo, ma per la prima volta conquistando il primo posto del ranking perché fino a quel momento avevo fatto secondo e quell’anno lì ero diventato comunque, nonostante l’incidente, il primo della classifica finale dell’Unione ciclistica internazionale. Quindi [è stato] un anno che, nonostante tutto, anzi nelle difficoltà sia all’inizio nel dover dimostrare sia dopo l’incidente, mi ha dato una consapevolezza che mai avrei pensato di ottenere. E l’anno olimpico… anche lì diciamo che è andato abbastanza bene, anche se qualche insicurezza è riaffiorata in quell’anno, però comunque sono arrivato, forse un po’ troppo stanco a quell’appuntamento, perché l’entusiasmo del nuovo allenatore che è riuscito a tirare fuori dalle mie capacità prestazioni ancora più grandi, che non avrei immaginato, e che però ogni anno che ci sono le Olimpiadi bisogna comunque fare perché nell’anno olimpico c’è sempre un gradino in più da fare e diciamo che sono  arrivato alle Olimpiadi vincendo due medaglie di bronzo individuali, quando forse in entrambe avrei avuto la possibilità di vincere. Una perché comunque non ho dato io il meglio, nella gara cronometro, e nella gara in linea perché ho avuto paura di perdere anche il bronzo, quando ero in fuga da solo, e allora ho aspettato, ho capito che era il caso di non provare ad arrivare da solo perché, nel caso fossi stato preso da tre avversari dietro, sarei stato surclassato sulla linea del traguardo e sarei rimasto con la medaglia di legno. E allora per non rimanere con la medaglia di legno, per non vincere la medaglia di legno ho quasi abbandonato la possibilità di vincere la medaglia d’oro, che tornando indietro forse non lo farei, però sono esperienze anche queste. Devi decidere in un secondo quando sei in gara, quindi tra quello che il cervello riesce a elaborare con l’acido lattico al massimo, diciamo che è uscito quello, quella decisione che mi ha comunque portato una medaglia di bronzo, la seconda, il giorno dopo una medaglia d’argento insieme ad Alex e Francesca Fenocchio nel team relay e quindi [è stata una] bellissima esperienza. Una valanga di successi. Londra secondo me rimarrà – io l’ho detto anche dopo Pechino – ma Londra secondo me a livello di coinvolgimento delle persone, il luogo in cui eravamo, ha fatto fare proprio il salto al movimento paralimpico e in particolare a noi. Eravamo in uno scenario bellissimo, nella pista di Brands Hatch, con tantissime persone a vederci, quindi è stato entusiasmante proprio partecipare oltre che vincere quindi… Poi con tanti familiari anche a vederci, perché eravamo comunque vicini all’Europa, all’Italia. Addirittura mio fratello e mio padre insieme ad altri hanno fatto 1.000 e passa chilometri per venire a Londra in bicicletta in diverse tappe, quindi è stato molto molto bello. Però da lì, ecco Londra è stata finalmente la totale consapevolezza delle mie capacità, perché adesso io sintetizzo, ma se ci si pensa bene io dal 2013 in avanti – nel 2013 ho vinto il mio secondo mondiale cronometro e ho fatto terzo nella gara in linea, quindi bronzo nella gara in linea. L’anno dopo, nel 2014, a Greenville negli Stati Uniti ho fatto secondo nella cronometro e ho vinto la gara in linea. L’anno scorso in Svizzera le ho vinte tutte e tre, perché poi ho vinto la cronometro, ho vinto la gara in linea e ho vinto il team relay come avevamo ho fatto nel 2013-2014 insieme ad Alex e a Luca Mazzone, un nuovo atleta che era arrivato nel 2013 e che si è dimostrato subito di grande altezza: un’altra persona alla quale, senza immodestia, ho insegnato un po’ di cose e gli ho lasciato un po’ di segreti, un po’ di conoscenze importanti per questo sport, che alla fine però poi hanno dato soddisfazione anche a me. Quindi io dico sempre che alla fine tenersi i segreti non è una buona soluzione. 








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 7 DICEMBRE 2024 AUDITORIUM DELLA FILARMONICA 
"Un cervello a distanza. La storia continua"

Alberto Diaspro

Un cervello a distanza per quella intelligenza di umani e umanoidi che in fondo non è artificiale, perché in fondo prodotta dall’uomo, fatta con arte dagli esseri umani. Per portare un cervello a distanza occorre imparare ad osservarlo, a leggerlo, a cercare di carpirne le modalità con cui sviluppa l’apprendimento, il riconoscimento e la scelta seppure in modo spesso imprevedibile, sorprendente. Sarà che siamo fatti, per un peso medio di 70 kg da circa 7 seguito da 27 zeri atomi, ovvero: 7.000.000.000.000.000.000.000.000.000. Se preferite funzioniamo con  7 miliardi di miliardi di miliardi di atomi, il 99% dei quali sono idrogeno, ossigeno, carbonio e azoto per i quali, sulla scala appropriata valgono le leggi quantistiche che governano il comportamento della materia. Questa manciata di specie atomiche è il principale costituente delle molecole biologiche. L’intelligenza non ‘ solo quella che consideriamo “confinata” nel cervello, è quella delle molecole, delle singole cellule, delle radici delle piante.  Il tutto unito da relazioni, in fondo, di tipo elettrico. La comprensione, anche parziale dei meccanismi di funzionamento del cervello, permette di trasportarlo per attuare a distanza un pensiero, per svolgere una azione come se ci trovassimo lontani dal nostro corpo. Un passaggio fondamentale è stato il passaggio dalla corrente elettrica alle onde, alla luce, ai quanti di energia, alle particelle “entangled, abbracciate per sempre. Si tratta di uno scenario che ha il sapore della fantascienza, di quella che nel “problema dei tre corpi” è già tra noi. Si tratta di tasselli di conoscenza che entrano nelle nostre vite in tempi brevissimi rispetto a quella impronta sul suolo lunare che è arrivata 104 anni dopo le anticipazioni di Jules Verne nel suo “Dalla Terra alla Luna”, per poi svolgersi cinematograficamente tra il film muto di Georges Méliès e l’avvincente Hugo Cabret di Martin Scorsese. In uno schiocco di dita oggi il cervello porta il pensiero e le azioni a distanza lungo quel percorso scientifico che  ha visto uomini e donne “cambiare il mondo e ripartire”  per una nuova ricerca che in fondo è come il Tango, lo spiega bene Al Pacino a Gabrielle Anwar in “Profumo di Donna”, remake della versione di Dino Risi con Vittorio Gassman tratto da “Il buio e il miele” di Giovanni Arpino, quando sussurra
“Non c'è possibilità di errore nel Tango, Dana, non è come la vita, è più semplice! Per questo il tango è così bello: commetti uno sbaglio, ma non è mai irreparabile, seguiti a ballare. Perché non ti butti? Vuoi provare?”. Per questo percorreremo i sentieri della ricerca, quelli che ci permettono di portare il cervello a distanza ma non troppo lontano dal cuore.

Biofisico, nel 2024 insignito dell'onoreficenza di Cavaliere dell'Ordine " al Merito della  Repubblica Italiana" ,  premio Enrico Fermi per la Fisica della SIF. 

AD ha fornito contributi originali e innovativi allo sviluppo e all'applicazione della microscopia ottica nei regimi lineare, non lineare e di super-risoluzione e all'impatto critico sulla biofisica cellulare e molecolare.

d.C. in breve.
Alberto Diaspro è Professore Ordinario di Fisica Applicata presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Genova (UNIGE), Direttore della ricerca in Nanoscopia presso l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), Ricercatore affiliato presso l'Istituto di Biofisica (IBF) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ), Accademico ordinario dell'Accademia Ligure delle Scienze e degli Studi Umanistici. Nel 2014 Toshiuki Masai, Presidente di Nikon Instruments, Giappone, ha nominato AD come Direttore del Nikon Imaging Center presso IIT. È stato vicedirettore e direttore di dipartimento presso IIT (2009-2019), presidente di OWLS, EBSA e vicepresidente nominato ICO. L'esperienza di ricerca specifica dell'AD è legata alla progettazione, realizzazione e utilizzo di strumentazione ottica e biofisica applicata all'oncologia molecolare (cromatina, endocitosi e meccanismi di adesione), alle neuroscienze (mappatura del cervello e segnalazione della rete neuronale) e ai materiali intelligenti (somministrazione intelligente di farmaci e materiali nanocompositi ). AD ha progettato e realizzato il primo spettrometro CIDS italiano (1987), il primo microscopio multifotone italiano (1999) e un “nanobiorobot” artificiale ibrido (2000-2005). Ha diretto la progettazione e realizzazione della 1a architettura italiana di nanoscopia presso IIT (2008). Tra gli sviluppi internazionali, AD ha introdotto metodi chiave nella microscopia ottica e correlativa, vale a dire: Scattering differenziale di intensità circolare (CIDS) senza etichetta per studiare l'organizzazione della cromatina-DNA accoppiato con super risoluzione, localizzazione di singole molecole a livello di singola molecola accoppiata con illuminazione del piano selettivo microscopia (IML-SPIM) per studiare oggetti spessi come aggregati tumorali, microscopia a deplezione a emissione stimolata da due fotoni a lunghezza d'onda singola (SW-2PE-STED), attivazione a due fotoni e commutazione di proteine​​fluorescenti verdi ingegneristiche e nanoscopia correlativa (AFM-STED) . AD è co-fondatore della start-up “Genoa Instruments”, la prima azienda italiana dedicata allo sviluppo di microscopi ottici super risolti basati sull'accoppiamento di microscopia a scansione di immagini e array di rilevamento di singoli fotoni. AD ha pubblicato più di 450 articoli scientifici, 18000 citazioni, H=63 (fonte Google Scholar). Tra i suoi 6 libri: Diaspro, A. (Ed.) (2001) Confocal and Two-Photon Microscopy, Wiley. È redattore capo di Microscopy Research and Technique. AD è membro SPIE, membro senior dell'IEEE e dell'OSA.
AD ha ricevuto l'Emily M.Gray Award per il tutoraggio in Biofisica nel 2014 e il Premio per la Comunicazione Scientifica della Società Italiana di Fisica nel 2019. Dal 2016 AD è Presidente del Consiglio Scientifico del “Festival della Scienza” - www.festivalscienza.eu . AD ha progettato e organizzato la mostra scientifica “Beyond Science” e “Pop Microscopy”, che è stata utilizzata anche come testimonial per i 500 anni di Leonardo presso l'Ambasciata Italiana negli USA, Washington DC. Recentemente ha pubblicato un popolare libro in italiano, “Quello che gli occhi non vedono” con Hoepli (2020), tradotto e pubblicato da Springer (2022) come "Expedition into the Nanoworld). La maggior parte delle attività di divulgazione possono essere trovate su https ://peerj.com/Diaspro/ Dal 2021 AD è stato nominato Presidente della Società Italiana di Biofisica Pura e Applicata (SIBPA) e nel 2022 ha ricevuto il Premio Gregorio Weber per l'eccellenza negli studi, teoria e applicazione della fluorescenza.
 
Incarichi, incarichi scientifici e riconoscimenti (selezionati)

Esperienze accademiche e di ricerca
(2018-oggi) Professore Ordinario di Fisica Applicata presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Genova; (2018-oggi) Socio Accademico dell'Accademia Ligure delle Scienze e Scienze Umanistiche; (2019-oggi) Co-fondatore start-up Genoa Instruments; (2014-oggi) Direttore Scientifico Nikon Imaging Center presso IIT; (2009-oggi) Direttore di Ricerca del Dipartimento di Nanofisica presso IIT , PI, Vicedirettore dell'IIT; (2007-2012) Direttore della ricerca su Microscopia e Nanoscopia di Biomolecole, IFOM-FIRC Istituto di Ricerca sul Cancro, Milano, IT; (1989-2000) Brevi attività di ricerca presso Drexel University (Philadelphia), Universidad Autonoma de Madrid (Spagna), Accademia Ceca delle Scienze (Praga), LFD, Dpt.Physics, University of Illinois (Urbana-Champaign).

Premi, riconoscimenti e attività (selezionato)
(2022) Premio Gregorio Weber per l'eccellenza negli studi sulla fluorescenza; (2022) EOS (European Optical Society) Fellow (2021-oggi) Presidente della Società Italiana di Biofisica Pura e Applicata - SIBPA; (2019) Premio Comunicazione Scientifica SIF (Società Italiana di Fisica); (2016) Membro senior dell'OSA-Optica (Optical Society of America); (2016-oggi) Presidente del Consiglio Scientifico del "Festival della Scienza", Italia; (2014) Premio Emily M. Gray della Biophysical Society in riconoscimento del contributo significativo alla formazione in biofisica; (2014) Fellow della SPIE (Società internazionale di ottica e fotonica); (2011-2012) Testimonial “Life in Science” del Comune di Genova; (2011) Presidente di OWLS (Optics Within Life Sciences); (2009) Presidente dell'EBSA (European Biophysical Societies' Association), (1994) Membro senior dell'IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers); Redattore capo del dipartimento di ricerca e tecnica della microscopia (Wiley). H=63 (Google Scholar) >450 pubblicazioni scientifiche, >250 conferenze su invito. Attività di divulgazione: mostre "Beyond Science" e “Pop Microscopy” e libro “Expedition into the Nanoworld” (Springer 2022).
 
Conferenze scientifiche su invito (selezionate su >250 inclusa la diffusione)

1. Keynote Weber Lecture Prize, Weber Symposium on Fluorescent, (2023) Punta de Este, Uruguay, “Il microscopio multimodale e l'allegoria della caverna di Platone. Aumentare la conoscenza accoppiando fluorescenza e meccanismi di contrasto senza etichetta”.
2. Lezione di apertura, Fluorescent Neuro-Imaging and Photonics (FNIP) che celebra gli 800 anni dell'Università di Padova – Padova, Italia – 29 settembre 2022 - “Microscopia ottica multimodale, dalla fluorescenza al label-free”.
3. Keynote Plenaria "Relazione generale" - 106°° Congresso, Società Italiana di Fisica (2020), Milano, "Microscopia ottica su scala nanometrica della macchina biologica",Virtual due to COVID-19.
4. Seminario alla Columbia University – Invitato dal Premio Nobel Prof. Martin Chalfie, New York, USA. 5 febbraio 2020. Un "microscopio per la diversità della luce" per un approccio multi-messaggero allo studio del campione biologico.
5. Metodi di imaging avanzati (AIM) 2020 –Università della California, Berkeley, USA. 30 gennaio 2020. La microscopia ottica multi-messaggero accoppia la fluorescenza e l'imaging senza etichetta.
6. Keynote Plenary SPIE BiOS Hot Topics (2017) “The Extra Microscope”, San Francisco, USA.
7. Keynote Plenaria FOM Focus on Microscopy (2015) “Il percorso dalla super-risoluzione al premio Nobel 2014” Goettingen, Germania.
8. XXX CONGRESO ANNUAL - Corso SAN-ISN “Metodi all'avanguardia nella ricerca sulle neuroscienze” – Mar Del Palta, Argentina – 27-29 settembre 2015. “Nanoscopia 2.0. Tecnologie convergenti e correlative”.
9 Lezione principale. V Seminario Internazionale sulle Nanoscienze e le Nanotecnologie – l’Avana,
10. Keynote, Imaging ottico funzionale – IBIOS. (2011) "La ricerca nelle scienze della vita richiede la terza dimensione con un'elevata risoluzione spaziale e temporale", Università di Nottingham, Ningbo Campus, Cina.

Conferenze di divulgazione scientifica su invito (recenti selezionate oltre >250 comprese quelle scientifiche pure)
1. Science is Cool! Lezione di Natale Università di Pavia – Pavia, Italia – 19 dicembre 2022 – “Ho visto cose!”
2. Lectio Magistralis, Università Milano Bicocca – Milano, Italia – 5 dicembre 2022 – “Ho visto cose! La bellezza e il piacere della ricerca nell'era del metaverso”.
3. Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, “La Grande Bellezza dell'immagine scientifica” – Palazzo di Brera, Milano, Italia – 24 maggio 2022 – “Ho visto cose! L'esplorazione del vivente tra DNA e proteine”
4. Festa di Scienza e di Filosofia 2022 – (organizzatore Pierluigi Mingarelli) Foligno, Italia – 24 aprile 2022 – “Come una molla carica. Assorbire conoscenza, rilasciare Scienza”
5. Festival della Scienza – Cagliari, Italia – 9 novembre 2021. “Bellezza chiama passione, passione chiama ricerca”
6. Festival della Comunicazione 2021 – (organizzatore Danco Singer), Camogli – 11 settembre 2021 – “Mayday ! Primo Maggio! Futuro chiama Conoscenza”.
7. Loving Books - Dialoghi di e sui libri – Biblioteca universitaria di Genova. 26 marzo 2021. Dialogo con Francesca Vecchioni e Nicla Vassallo “Pregiudizi inconsapevoli”.
8. Festival dell'Acquedotto – Teatro dell'Ortica, Genova, Italia – 3 settembre 2020. “Una Famiglia per la Scienza. Aspettatevi l'inatteso! Homo Galacticus tra scienza e fantascienza”
9. TEDX Milano 2019 – (organizzatori Dr. Catherine e François de Brabant), Teatro Dal Verme Milano, Italia. 29 settembre 2019. “Uragano nanotecnologico”
10. Piccolo Teatro di Milano, “Nanotecnologie per il vivente” duetto con l'attrice Lucia Marinsalta in “Natura magistra scientiae L'evoluzione diventa tecnologia!”, Chiostro Nina Vinchi, Milano, 17 maggio 2016 Presidente


/Direttore di incontri scientifici (selezionati su 40)
2020 Scuola di fisica “ENRICO FERMI”- Corso 210: Microscopia ottica multimodale e nanoscala, Varenna, IT - spostato al 2022 a causa dell'emergenza COVID-19. 2019 Scuola di Microscopia Ottica su Nanoscala, IVSLA, Venezia, IT; 2016 43° Corso, Scuola di Biofisica “Antonio Borsellino” - Centro Ettore Majorana, Erice, IT; 2015 LSFM (Light Sheet Fluorescent Microscopy), Conferenza, Genova, IT; 2013 Convegno MAF13 (Metodi e Applicazioni della Fluorescenza), Genova IT; 2012 Convegno OWLS2012 (Optics Within Life Sciences), Genova IT. 2009 Conferenza EBSA (European Biophysical Societies' Association), Genova IT; 2003 FOM Focus sulla Microscopia, Genova, IT.
Organizzazione di > 20 workshop pratici avanzati sulla Microscopia Ottica Avanzata dal 2000.
Organizzazione di 5 scuole Nikon Imaging Center sulla microscopia avanzata, dal 2014.
Board internazionale SPIE Photonics West, Multiphoton Microscopy, dal 2000.
 
Incarichi istituzionali, commissioni di fiducia, società e riviste (selezionate)
Dal 2015 Membro del panel ERC PE3 StG. Valutatore esperto CZI (Chan Zuckerberg Initiative). Responsabile dei Peer per la valutazione del Dipartimento di Nanobiotecnologia, Università delle Risorse Naturali e delle Scienze della Vita Vienna - BOKU. Valutatore, tra gli altri, del progetto Agora del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, “The Nature of Artificial Intelligence”. Comitato di valutazione Centro scientifico nazionale, Polonia, pannello ST3. Membro del comitato consultivo scientifico del Cluster of Excellence “Microscopia su nanoscala e fisiologia molecolare del cervello (CNMPB)”, Goettingen, Germania. Membro Comitato Consultivo Internazionale Nano5 - Seminario Internazionale sulle Nanoscienze e le Nanotecnologie - Centro Studi Avanzati (CEAC) – CUBA. Ho fatto parte di diverse commissioni per la valutazione dei progetti o per la selezione dei professori. Ho partecipato a commissioni di valutazione di programmi di ricerca. Revisore per enti di ricerca in Italia, Europa, USA, Cina. Redattore capo del Wiley Journal "Microscopy Research and Technique". Membro del comitato editoriale e revisore per riviste specializzate (gruppo Nature, Wiley, Elsevier, Springer, Frontiers, OSA, SPIE). Membro del Comitato per le Relazioni Internazionali della Biophysical Society. Mentore del Capitolo Studenti della Biofisica@Genova Biophysical Society.
 
Supervisione dottorandi e assegnisti post-dottorato (selezionati over 40)
Agnieszka Pierzynska-Mach (PostDoc 2017-18) Responsabile del progetto. Azioni Marie Sklodowska-Curie dell’UE, IIT; Luca Lanzano' (2013-20 PostDoc), Prof. Appl.Phys, Univ. di Catania; Giuseppe Vicidomini (2008, 2011-3 PostDoc, 2013-19 Res.), Tenure PI, IIT, Genova - ERC Starting Grant; Benjamin Harke (2011-3 PostDoc, 2013-16 Res.), Manager e fondatore Abberior Instr., DE; Takahiro Deguchi, (2016-20 PostDoc) Ris. EMBL, Heidelberg; Paolo Bianchini (2008, 2009-14 PostDoc, 2014-8 Ris.) Ris. Tech., IIT.; Marti Duocastella (2017 PostDoc), Lect. Serra Hunter, Dipartimento di Fisica Appl., Univ. di Barcellona. Francesca Cella Zanacchi (2009, 2010-9 PostDoc) Ris., Dip. di Fisica, Univ. di Pisa; Emiliano Ronzitti (2010) Res., Wavefront Engineering Group, Univ.Paris Descartes; Kseniya Korobchevskaya (2013) Scienziata, Kennedy Inst. di Reumatologia, Univ. di Oxford; Silvia Galiani (2014) Scienziata, MRC, Weatherall Inst. di Mol. Med., Univ. di Oxford; Jenu Varghese Chacko (2014) Ris. Laboratorio. Opz.Comput. Istituto, Madison, WI, USA; Ivan Coto Hernandez (2015) Res., Harvard Medical School; Lorenzo Scipioni (2018) PostDoc, Univ. della California, Irvine, USA; Melody Di Bona (2019) PostDoc, Memorial Sloan Kettering Cancer Center, New York; Giulia Zanini (2019) PostDoc, Dip. Bioingegneria, Univ. del Maryland, Baltimora; Elena Cerutti, dottore di ricerca. Ricercatore, Ospedale Policlinico San Martino, Genova (2022).




FONDI DI RICERCA (selezionati)

2022 – PNRR IR SEELIFE Eurobioimaging – Unità di Ricerca presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Genova – 2.200 KEuro circa; 2022 – PNRR MNESYS Progetto Neuroscienze UNIGE; 2022- PNRR NQSTI progetto Istituto Nazionale delle Scienze e Tecnologie Quantistiche - IIT; 2015- 2021 EUROBIOIMAGING - EU FP7 UNIONE EUROPEA – IT - 250kE – Microscopia ottica avanzata; 2018-2021; 2019- 2021 Qchromdek- H2020-MSCA-IF-2018 – 170 kE Supervisore - Studio delle dinamiche specifiche nell'organizzazione della cromatina; PRIN 2017- MIUR – IT- 160 kE - “Integrazione di tecniche spettroscopiche e di imaging all'avanguardia per l'analisi strutturale dei macchinari delle cellule viventi dal livello atomico a quello cellulare”, 36 mesi, settore di ricerca europeo PE4, prot. 20177XJCHX_003; 2013 – 2016 PRIN 2010-201 MIUR – IT 140 kE - “L'equilibrio tra eccitazione ed inibizione nel sistema nervoso centrale: trasmissione sinaptica, plasticità e sinaptopatie” per la realizzazione di un “Sistema ibrido di microscopia ottica a super risoluzione”, 36 mesi, prot. 2010JFYFY2_002; 2012 – 2015 LANIR (Label free Nanoscopy using InfraRed) - FP7 EU NMP – IT 490 kE; 2007 – 2012 Microscopia e Nanoscopia per inseguimento dinamico di biomolecole in 3D in sistemi cellulari IFOM-FIRC – IT 350 kE.
 

Contributi alla

citazione scientifica (esteso)
AD ha fornito contributi significativi e fondamentali allo sviluppo di metodi e architetture sperimentali in microscopia ottica volti a comprendere i meccanismi molecolari alla base delle funzioni cellulari e i relativi malfunzionamenti. Nel pieno spirito dell'approccio biofisico, ha saputo coniugare in modo decisivo fisica e biologia per studiare il delicato rapporto tra struttura e funzione a livello cellulare e molecolare. Ha introdotto in modo originale l'uso della diffusione della luce polarizzata come metodo label-free, dimostrandone teoricamente e sperimentalmente l'applicazione allo studio dei biopolimeri. È stato un innovatore dalla microscopia ottica tridimensionale alla superrisoluzione. È stato un pioniere nella microscopia di localizzazione di singole molecole per la fotoattivazione e la fotocommutazione a due fotoni di proteine ​​fluorescenti. È stato il primo a sviluppare la microscopia di localizzazione di singole molecole super-risolta su campioni spessi, cioè su aggregati di cellule tumorali. Ha dimostrato la possibilità di utilizzare una singola lunghezza d'onda per eccitare e "impoverire" con stati di eccitazione a due fotoni ad emissione stimolata nel campo della superrisoluzione e ha creato il primo sistema di nanoscopia ottica correlativa alla forza atomica. Non c'è settore avanzato della microscopia ottica che non abbia visto il contributo originale di Alberto Diaspro, indiscusso leader mondiale in questo campo. Le sue idee originali hanno contribuito alla formazione dei ricercatori in virtù di una preparazione forgiata con una leadership generosa e intransigente allo stesso tempo. Alberto Diaspro ha saputo portare la microscopia ottica ai suoi massimi livelli con entusiasmo, passione e una visione sempre proiettata al futuro in modo unico nel panorama internazionale per l'originalità e l'ampiezza delle metodiche. Alberto Diaspro ha fornito un contributo concreto, innovativo e fondamentale alla ricerca scientifica e alla sua divulgazione.

Interessi di Ricerca.
I principali interessi scientifici sono legati alla progettazione, realizzazione e utilizzo di microscopi ottici avanzati multimodali a fluorescenza e label-free per studiare l'organizzazione della cromatina e il traffico neuronale dalla micro alla nanoscala.
 
Di seguito viene riportata una selezione di contributi significativi nel campo della microscopia ottica che dimostrano l’impatto riconosciuto a livello internazionale della ricerca originale e pionieristica sull’AD. AD ha inoltre saputo formare giovani ricercatori che oggi occupano posizioni di eccellenza in tutto il mondo portando alta la bandiera della scuola italiana di microscopia nata presso il DiasproLab. AD è cofondatore della start-up Genoa Instruments (2019) strumenti ad alte prestazioni per garantire tecnologie di ricerca all'avanguardia e cicli di sviluppo brevi (https://www.genoainstruments.com)

Diritti di proprietà industriale (selezionati su >15)
1. Microscopia ad accesso casuale con deplezione di emissioni stimolate (STED). Priorità IT 0001416928 rilasciata il 20.07.2015; EP2976670; US 9810966, JP 6511433.
2. Microscopia a deplezione di emissioni stimolate (STED) basata sul time gating del fascio di eccitazione e sul rilevamento sincrono dell'emissione di fluorescenza. Priorità IT 0001419819 rilasciata il 11.12.2015; Stati Uniti 9772285, JP 6454344, EP3033610.
3. LIQUITOPY: marchio registrato il 19/01/2018. EP 017149451.
4. Metodo di microscopia a deplezione di emissioni stimolate ad alta risoluzione spaziale. – Priorità IT 102017000118432 emesso il 22.01.2020; Internazionale domanda di brevetto PCT n. WO 2019/077556. (USA, EP)
5. Metodo di imaging risolto nel tempo con elevata risoluzione spaziale. Priorità IT 102018000001891 rilasciata il 20.03.2020; Internazionale domanda di brevetto PCT n. PCT/IB2019/050595. (US, JP, CN, EP)


Pubblicazioni selezionate (oltre >450, database pubblici GOOGLE, SCOPUS, PUBMED, ISI, LOOP)
 1. Ashraf MW, Diaspro A. (2022) On the strutturarorganisation of macromolecules using chiral Sensitive Differential Scattering di luce polarizzata circolarmente, Optics Communications,
522: 128639.
2. Le Gratiet A., Lanzano L., Bendandi A., Marongiu R., Bianchini P., Sheppard CJR, Diaspro A. (2021) Phasor approccio of Mueller Matrix Optical microscopia a scansione per l'imaging di tessuti biologici. Diario biofisico. 120:1-14.
3. Castello M., Tortarolo G., Buttafava M., Deguchi T., Villa F., Koho S., Pesce L., Oneto M., Pelicci S., Lanzano L., Bianchini P., Sheppard C., Diaspro A., Tosi A., Vicidomini G. (2019) Una piattaforma robusta e versatile per la microscopia a scansione di immagini che consente FLIM a super risoluzione. Metodi naturali16 (2): 175-178.
4. Sarmento MJ, Oneto M., Pelicci S., Pesce L., Scipioni L., Faretta M., Furia L., Dellini GI, Pelicci PG Bianchini P., Diaspro A., Lanzanò L. (2018) Exploiting the sintonizzabilità della microscopia a deplezione di emissioni stimolate per l'imaging a super risoluzione di strutture nucleari. Comunicazioni sulla natura. 9: 3415.
5.Duocastella M., Sancataldo G., Saggau P., Ramoino P., Bianchini P., Diaspro A. (2017) Microscopio volumetrico a foglio di luce veloce senza inerzia. Fotonica ACS. 4(7): 1797-1804.
6. Lanzanò L., I. Coto Hernández, M. Castello, E. Gratton, A. Diaspro e G. Vicidomini (2015) "Codifica e decodifica delle informazioni spazio-temporali per la microscopia a super risoluzione", Nature Communications, vol. 6, n. 1, pag. 1347,
7. Bianchini P., Harke B., Galiani S., Vicidomini G., Diaspro A. (2012) Imaging a super risoluzione 2PE-STED a lunghezza d'onda singola. PNAS 109 (17): 6390 - 6393.
8.Cella Zanacchi F, Lavagnino Z., Perrone Donnorso M., Del Bue A., Furia L., Faretta M., Diaspro A. (2011) Imaging 3D a superrisoluzione di cellule vive in campioni biologici spessi. Naz. Metodi. 8 (12): 1047 – 1049.
9. Palamidessi A., Frittoli E., Garré M., Faretta M., Mione M., Testa I., Diaspro A., Lanzetti L., Scita G., Di Fiore PP. (2008). Il traffico endocitico di rac è necessario per la restrizione spaziale della segnalazione nella migrazione cellulare. Cellula. 134(1): 135–147.
10. Schneider M., Barozzi S., Testa I., Faretta M., Diaspro A. (2005). Proprietà di attivazione e eccitazione a due fotoni di PA-GFP nella regione 720–920 nm, Biophysical Journal, 89 (2): 1346-1352.
 
Articoli di revisione (selezionati)
1. Diaspro A., Bianchini P. (2020) Optical nanoscopy. Riv. Nuovo Cim. 43(8):1-71
2. Vicidomini G., Bianchini P., Diaspro A.(2018) STED superresolved microscopy. Naz. Metodi 15:173–182.
3. Hell SW, Sahl SJ, Bates M., Zhuang X., Heintzmann R., Booth MJ, Bewersdorf J., Shtengel G., Hess H., Tinnefeld P., Honigmann A., Jakobs S., Testa I. , Cognet L., Lounis B., Ewers H., Davis SJ, Eggeling C., Klenerman D., Willig KI, Vicidomini G., Castello M., Diaspro A., Cordes T. (2015) La super-risoluzione del 2015 tabella di marcia per la microscopia. J. fisico. D 48 (44): 443001.
4. Deschout H., Zanacchi FC, Mlodzianoski M., Diaspro A., Bewersdorf J., Hess ST,Braeckmans K. (2014) Precisamente e accuratamente localizzare singoli emettitori nella microscopia a fluorescenza. Naz. Metodi. 11:253-266.
5. Diaspro, A.; Chirico, G. & Collini, M. (2005) Eccitazione della fluorescenza a due fotoni e tecniche correlate in microscopia biologica. Revisione trimestrale Biofisica. 38(2): 97-166.

Elenco completo delle pubblicazioni:
https://scholar.google.com/citations?hl=it&user=FtRb-LIAAAAJ&view_op=list_works&sortby=pubda


 






                                   VIDEO                                                






https://youtu.be/jQc1QN9t7yE?si=wC9wVtm9SpiwoC2C

https://youtu.be/pnYCXBC0-Ng?si=WNeYzkr0iMKnaCeL


https://www.youtube.com/live/_rrQEbAPRwM?si=Q6FgLl_bFY5a7dUS


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                                       LIBRI                                              

Fondamenti e miscroscopia a fluorescenza: esplorare la vita con la luce


Partha Pratim e Alberto Diaspro edizioni Sprienger

Questo libro inizia a un livello introduttivo e conduce il lettore agli argomenti più avanzati nell'imaging a fluorescenza e nelle tecniche di super-risoluzione che hanno consentito nuovi sviluppi come il nanobioimaging, la microscopia multifotonica, la nanometrologia e i nanosensori.
L'argomento interdisciplinare della microscopia a fluorescenza e dell'imaging richiede una conoscenza completa dell'ottica dell'imaging e della fisica molecolare. Pertanto, questo libro affronta l'argomento introducendo concetti di imaging ottico prima di approfondire i sistemi di imaging avanzati e le loro applicazioni. Inoltre, la teoria degli orbitali molecolari costituisce una base importante per presentare la fisica molecolare e acquisire una comprensione completa dell'interazione luce-materia nel fuoco geometrico. Le due discipline hanno una certa sovrapposizione poiché la luce controlla gli stati molecolari delle molecole e, viceversa, gli stati molecolari controllano la luce emessa. Questi due meccanismi insieme determinano fattori essenziali di imaging come la sezione trasversale molecolare, lo spostamento di Stoke, gli spettri di emissione e assorbimento, la resa quantica, il rapporto segnale-rumore, il trasferimento di energia di risonanza di Forster (FRET), il recupero della fluorescenza dopo il fotosbiancamento (FRAP) e durata della fluorescenza. Questi fattori costituiscono la base di molti dispositivi basati sulla fluorescenza.

Il libro è organizzato in due parti. La prima parte tratta i fondamenti dell'ottica per l'immagine e le sue applicazioni. La parte avanzata si occupa di diverse tecniche di imaging e della relativa strumentazione che sono state sviluppate nell'ultimo decennio puntando verso l'imaging illimitato con diffrazione di campo lontano.





Quello che gli occhi non vedono. Il microscopio : storia di un pezzo di vetro e dell'arcobaleno

Alberto Diaspro edizioni Hoepli

La più recente strumentazione ha permesso di arrivare a vedere quello di cui sono fatte le cose che ci circondano con un continuo maggior dettaglio, passando dal centinaio di micrometri al centinaio di nanometri per arrivare alla supervista con la capacità di localizzare con precisione quasi atomica gli oggetti. Attraverso un percorso sia storico (da Galileo all’Istituto Italiano di Tecnologia) sia tecnico (superrisoluzione, superocchi, intelligenza arti ciale), l’autore mostra come a partire dall’incontro della luce dell’arcobaleno con la materia attraverso un pezzo di vetro curvo si siano sviluppate tecnologie ad altissima sofisticazione che portano a soluzioni di grande efficacia per ricerche e diagnosi sempre più precise.


Expedition into the Nanoworld: An Exciting Voyage from Optical Microscopy Nanoscopy

Alberto Diaspro edizioni Springer
 

The story of microscopy over the years is one of wonder, revelation, and even love. What better words could there be to describe the amazing things that we have been able to see, learn and accomplish thanks to the progress made in this field? A love story between a pieace of glass and the rainbow with an original soundtrack mad of poetry and music.

From Galilei’s initial foray into basic optical microscopy, including the Camillo Golgi and Giuliano Toraldo di Francia lessons, to such later developments as time-resolved microscopy, multi-photon microscopy and three-dimensional microscopy to innovations such as optical nanoscopy, bioimaging and super resolution imaging, the book seeks to take the reader, be they scientist or layperson, on a journey through the evolution of the microscope and its many uses, including in the field of medicine.

The author uses visible light as a through-line to unite the various chapters, as well as using fluorescence as a touchpoint from which to map the changes in the science, a significant choice, as it, along with label-free approaches and the addition of artificial intelligence, form the natural environment for development of the modern multi-messenger microscope towards bioimaging at the nanoscale.















9 NOVEMBRE 2024 AUDITORIUM DELLA FILARMONICA

Bharat.I mille volti dell'India

Amandeep Singh

Docente di Cultura Indiana, CELSO, Istituto di Studi Orientali, Genova e organizzatore di viaggi titolare, a Delhi, dell’Agenzia di Viaggi PassoinIndia Tours, guida turistica ed  anche blogger.


Ha iniziato la sua ricerca spirituale da bambino seguendo gli insegnamenti di suo padre, maestro di filosofia indiana. Seguendo importanti insegnamenti di filosofia, spiritualità e discipline yoga, ha esplorato gli universi delle differenti religioni e culture indiane, elaborando un percorso spirituale personale. Il suo obiettivo è aiutare a far conoscere al mondo occidentale in modo autentico e semplice il patrimonio spirituale del complesso e affascinante mondo indiano. Durante i seminari, conferenze e workshop che tiene in collaborazione con CELSO nonché nei viaggi che organizza, cerca di gettare le basi di contatto e comprensione tra il mondo indiano e il mondo occidentale, in un percorso di ricerca e di consapevolezza teso all’arricchimento dei partecipanti. 













CELSO Istituto Studi Orientali 


Istituto culturale fondato nel 1993.

Realizza programmi di ricerca, programmi di formazione, progetti ed eventi in collaborazione con Enti, Istituti ed Istituzioni a livello nazionale ed internazionale.

Opera per la promozione delle ricerche interculturali, degli scambi internazionali e per lo sviluppo sul territorio delle conoscenze relative alle culture asiatiche, attraverso la realizzazione di iniziative, attività formative, studi e l'attivazione ed apertura di spazi e servizi destinati alla fruizione pubblica.

Realizza conferenze, convegni, mostre, spettacoli, concerti ed ascolti musicali, rassegne cinematografiche, proiezioni di film e documentari.

Organizza corsi di lingua e culturaseminari, stage e laboratori sulle lingue, le arti e le culture dei diversi paesi dell'Asia.

Cura la realizzazione di pubblicazioni scientifiche, saggi, ricerche, materiali di documentazione e materiali didattici.

Fornisce consulenze e cura programmi interculturali per Enti ed Istituzioni nazionali ed internazionali.

Dal 1993 ha sviluppato collaborazioni con più di cento musei ed istituzioni culturali da quindici nazioni ( Europa, Asia, Oceania, America ), realizzato più di cinquanta mostre di livello internazionale ed installazioni allestite nei principali musei e sedi espositive della città ( da Palazzo Ducale al Museo di Palazzo Rosso, dal Castello d’Albertis Museo delle Culture del Mondo al Museo di Palazzo Bianco, da Palazzo San Giorgio al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, dal Museo di Sant’Agostino all’Accademia di Belle Arti, dal Palazzo della Provincia ai Palazzi dell’Università ) con più di mille opere presentate ( pittura, scultura, calligrafia, installazioni, video, fotografia, grafica, performance ) provenienti da musei e collezioni o realizzate per l’occasione da oltre duecento artisti contemporanei di livello internazionale da Cina, India, Giappone, Corea, Thailandia, Iraq, Vietnam, Myanmar, Indonesia, Nepal, Taiwan, Stati Uniti, Palestina, Tunisia.

In collaborazione con Università ed Istituzioni culturali italiane, cinesi, giapponesi, coreane, indiane ed europee,

ha realizzato più di mille conferenze, convegni, seminari, corsi e stage aperti al pubblico


CELSO • ISTITUTO DI STUDI ORIENTALI


♦  Dipartimento Studi Asiatici

♦  Scuola Internazionale delle Arti

♦  Museo Attivo della Scrittura

♦  Museo Medicine Tradizionali dei Popoli

♦  Biblioteca di Studi Asiatici

♦  Sosho International


♦  Asiart Asian Contemporary Art

♦  Laborinthus


Direzione: Alberto de Simone • Emanuela Patella

 

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>  collaborazioni enti - istituti - istituzioni

>  docenti - artisti - relatori








Medicina ayurvedica

Le origini della medicina Ayurvedica

La medicina Ayurvedica è una medicina non convenzionale nata in India intorno al V secolo a.c. L’Ayurveda prende origine dalla tradizione dei Veda, i sacri testi sapienzali dell’India e le prime tracce di un sapere medico organizzato sono rintracciabili in particolare nell’Atharva Veda. 

Nel periodo vedico si pensava che l’origine e la guarigione dalle malattie fossero causate da divinità malevole e benevole, pertanto la medicina si basava soprattutto su rituali mediante i quali era possibile placare e allontanare le divinità.

Nel periodo post-vedico, grazie all’influenza del Buddhismo, si passa da quello che era un sistema medico di tipo magico a quello che è un sistema medico vero e proprio in cui si cerca di spiegare in maniera più logica l’insorgenza delle malattie.

Con gli anni si cominciarono a diffondere, in India e non solo, università e centri medici dove era possibile apprendere l’arte della guarigione naturale su cui si basa la medicina ayurvedica.

Ancora oggi è una pratica molto diffusa in molti paesi, soprattutto orientali, dove viene utilizzata anche più della medicina tradizionale.

 Cos’è

Lo scopo della medicina ayurvedica è quello di aiutare le persone malate a curarsi e le persone sane a rimanere in salute e prevenire le patologie.

Secondo l’ayurveda il corpo è pervaso dai “dosha” ossia tre energie vitali chiamate pittavata e kapha. Queste energie vitali quando sono in equilibrio determinano lo stato di benessere dell’individuo mentre una situazione di squilibrio può essere responsabile della malattia.

      • L’energia vitale chiamata “vata” è costituita a sua volta da altre cinque componenti che hanno localizzazioni corporee diverse: prana (testa), udana (petto), vyana (cuore), apana (pelvi). samana (addome). Lo squilibrio di ognuna di queste componenti è responsabile di disturbi specifici. Ad esempio uno squilibrio del vata apana si manifesta con problematiche di tipo intestinale o urogenitali.
      • L’energia vitale “pitta” è costituita da altre cinque componenti: pachaaka (stomaco), ranjaka (fegato), sadhaka (cuore), alochaka (occhi) e bhrajaka (pelle). Lo squilibrio, ad esempio, del pitta pachaaka può portare a disturbi come la cattiva digestione.
      • Infine l’energia vitale “kapha” si divide in kledaka (stomaco), avalmbaka (torace), bodhaka (lingua), tarpaka (testa), sleshaka (articolazioni). Anche in questo caso lo squilibrio di una di queste componenti può causare disturbi specifici a seconda della localizzazione; ad esempio, lo squilibrio del kapha tarpaka provoca mal di testa, insonnia, nausea.

Il trattamento ayurvedico non cerca di eliminare i sintomi della malattia, ma cerca di capire le cause che hanno determinato lo squilibrio dei dosha. Attraverso l’uso di varie metodiche e rimedi, quindi, la medicina ayurvedica va a riequilibrare i dosha alterati e a rafforzarli al fine di ripristinare lo stato di salute e benessere della persona.

I rimedi previsti dalla medicina ayurvedica sono:

      • Trattamenti estetici con oli, spezie ed erbe medicinali
      • Assunzione di prodotti fitoterapici sotto forma di pillole o tisane
      • Consigli alimentari
      • Stile di vita
      • Esercizio fisico (yoga, massaggio, tecniche di rilassamento e respirazione profonda)
      • Meditazione

La medicina ayurvedica ha una visione molto particolare dell’alimentazione che si basa sul fatto che ogni persona ha una caratteristica fisica diversa quindi non esiste uno stile alimentare adatto a tutti. L’alimentazione deve essere specifica a seconda della costituzione dell’organismo. Secondo l’ayurveda, infatti, gli individui possono avere una costituzione vata, pitta o kapha. A seconda della propria costituzione bisogna tenere lontano quegli alimenti che possono arrecare danno e invece preferire il consumo di alimenti che hanno un effetto benefico per l’organismo. Gli individui con costituzione vata beneficiano degli alimenti con sapore salato, aspro e dolce mentre sono aggravati dal sapore amaro, pungente e astringente. Gli individui con costituzione pitta, invece, beneficiano degli alimenti con sapore amaro, astringente e dolce mentre sono aggravati dal sapore, aspro, pungente e salato. Infine, le persone con costituzione kapha dovrebbero preferire alimenti con sapore pungente, amaro e astringente e tenere lontano gli alimenti con sapore aspro, dolce e salato.

Chiunque, inoltre, a prescindere dalla costituzione fisica, dovrebbe prestare attenzione al “prana” del cibo, ossia l’energia che esso ha. Gli alimenti freschi e coltivati in modo naturale e biologico sono ricchissimi di energia, mentre gli alimenti surgelati, coltivati e conservati con additivi chimici ne sono poveri.

Un’altra pratica molto importante e strettamente collegata all’alimentazione è l’uso di erbe, spezie e piante medicinali sia ad uso topico che sistemico. L’ayurveda conta circa 9000 piante note per le loro capacità di prevenire disturbi o stimolare le naturali difese dell’organismo. Tra le erbe, quelle maggiormente impiegate nella medicina ayurvedica sono la curcuma, il pepe nero, lo zenzero, l’aloe, l’ibisco, la centella.

In generale gli studi scientifici condotti su questa antica medicina Indiana hanno dimostrato che non si hanno effetti terapeutici significativi sulle malattie; sembra però che queste cure e rimedi possano comunque apportare benefici alla salute generale del paziente.

 Sicurezza ed effetti collaterali

Questo tipo di medicina non convenzionale è, nella maggior parte dei casi, sicura e priva di effetti collaterali.

Ovviamente bisogna rivolgersi solo a personale esperto che conosca la scienza dell’alimentazione, la fitoterapia, l’utilizzo di oli essenziali, altrimenti la conseguenza è lo sviluppo di reazioni avverse o l’interferenza con alcune terapie mediche tradizionali.



YOGA.
Uno dei termini più conosciuti nell’intera cultura indiana ed ora anche in occidente è la parola “yoga”.
Deriva dalla radice sanscrita “yuj” che significa: giogo, soggiogare, mettere insieme per compiere una azione comune ma anche unire
e integrare.
Yoga pertanto indica sia il sistema filosofico (uno dei sei darsana o “visione” del pensiero indiano),  sia la sua applicazione pratica, cioè una serie di metodologie la cui finalità sarà l’unione e integrazione nell’essere umano dei vari piani che lo costituiscono, ma anche la sua integrazione con gli altri esseri e con la natura che lo circonda.
Secondo una visione globale dell’uomo nella sua essenza ed esistenza, lo yoga sviluppa un  pensiero teorico ed una disciplina pratica che avranno attinenza con gli aspetti più materiali e concreti della vita ma anche con le più alte speculazioni esistenziali del pensiero e delle aspirazioni evolutive dell’essere umano.
Lo yoga è un complesso ed immenso corpus teorico-pratico che comprende una filosofia, una cosmogonia, una raffinata psicologia, una mistica, uno studio dettagliato degli stati di coscienza insieme ai mezzi e alle condizioni per realizzarli, un processo spirituale evolutivo senza essere necessariamente legato a nessuna religione specifica. Lo yoga è anche una scienza del benessere psicofisico, che denota una conoscenza precisa e sofisticata dei processi fisiologici, nonché dei processi psichici e della interazione e reciproca influenza tra mente e corpo, anticipando molte conoscenze della moderna psicosomatica. Lo yoga sviluppa anche norme etiche e comportamentali personali e sociali (Yama e Nyama) e pertanto può anche definirsi una antropologia, una sociologia e una epistemologia.

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5  OTTOBRE 2024 AUDITORIUM DELLA FILARMONICA 

                           Chi ha paura della scienza
    
                                   

Enrico Pedemonte laureato in Fisica, è giornalista e scrittore. È stato inviato del “Secolo xix”, corrispondente da New York dell’“Espresso”, caporedattore a “la Repubblica”, direttore di “Pagina99”. Attualmente collabora al mensile “Limes”. Si è occupato di scienza e tecnologia, politica internazionale ed economia. Ha pubblicato i saggi Personal Media (Bollati Boringhieri, 1998), Morte e resurrezione dei giornali (Garzanti, 2010) e, con Vincenzo Tagliasco, Vantaggi dello sboom democrafico (FrancoAngeli, 1996) e Genova per chi (Trilli editore, 2006). Ha scritto inoltre due romanzi: La seconda vita (Frassinelli, 2018) e L’ultima partita (Rizzoli, 2022).






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                                                         LIBRI                                                               

Paura della scienza. L'età della sfiducia. Dal creazionismo all'intelligenza artificiale. Ed. Treccani

Perché negli anni del Covid-19, nonostante la rapidità con cui sono stati messi a punto i nuovi vaccini, molte persone nutrono diffidenza o ostilità nei loro confronti? Partendo da questa domanda, Enrico Pedemonte è risalito alle origini della sfiducia nella scienza dilagante ai nostri giorni. La prima parte del viaggio lo porta a indagare le ragioni che hanno spinto gli evangelici americani a costruire una scienza alternativa al darwinismo; l’industria (dal tabacco al petrolio) a fare colossali investimenti per contestare il consenso scientifico; gli ambientalisti a screditare il biotech; il movimento postmoderno ad attaccare le certezze della scienza. E mentre affiorano le radici storiche del negazionismo no-vax, l’autore dimostra come la ricerca abbia cambiato pelle diventando un mondo sempre più privatizzato, dove si moltiplicano le truffe. La tesi di fondo è che la sfiducia nella scienza sia solo una delle forme con cui i cittadini si oppongono al Potere. Nella seconda parte emerge il ruolo centrale che l’intelligenza artificiale sta assumendo nella rivoluzione tecnologica in corso. Destinata a cambiare il mondo con una rapidità mai vista prima, a diventare l’unica scienza, l’ia è alla base dei rapidi progressi in tutti i settori della ricerca e promette di risolvere molti drammatici problemi del pianeta. Ma c’è un’altra faccia della medaglia: questa tecnologia è controllata da un numero sempre più ristretto di società private, in prima fila le piattaforme tecnologiche, che detengono il monopolio delle sue applicazioni. Il controllo pubblico di questo immenso Potere diventa un obiettivo indispensabile per evitare lo scetticismo e la rabbia nei confronti (anche) della scienza.





La fattoria degli umani. Come le piattaforme digitali stanno riprogettando la nostra vita.

 Enrico Pedemonte edizioni
Treccani, 2024


In un mondo in continua evoluzione, dal 2005 in poi, assistiamo a un'inquietante erosione delle democrazie, all'aumento della sfiducia verso i governi e a un proliferare di proteste e conflitti globali. Enrico Pedemonte esplora il ruolo cruciale di Internet e delle piattaforme digitali, che, grazie a un potere crescente e spesso incontrollato, hanno trasformato radicalmente le nostre vite, le abitudini e i modi di comunicare. Attraverso un'intensa narrazione che intreccia cronaca e ricerche, il libro traccia il percorso di una rivoluzione: dalle utopie degli anni Novanta all'egemonia di giganti come Google e Facebook, passando per eventi storici come le sommosse nei paesi arabi, l'elezione di Obama e la Brexit. La disinformazione di massa e la crisi della democrazia emergono come temi centrali, mentre le nuove intelligenze artificiali, pur promettendo soluzioni a molte sfide, alimentano paure e generano culture millenaristiche. Un'indagine avvincente sul nostro presente e le sue implicazioni future.



L'ultima partita.

L'incredibile storia del campione che sopravvisse ad Auschwitz.

«Pedemonte è davvero bravo e racconta con il pudore delle cose più ingombranti l'istinto alla sopravvivenza, la violenza, l'inumano della forza e del dominio, il sopraffarre per non essere sopraffatti, la pietà ridicola. E racconta anche come il ping pong abbia insegnati a Ehrlich a giocare la sua partita più importante, l'ultima – quella con la memoria.» – Marco Filoni, il Venerdì – la Repubblica

Come ho fatto a sopravvivere? si chiede Alojzy "Alex" Ehrlich fissando la sua vecchia macchina da scrivere. È il primo gennaio 1991, giorno del suo settantaseiesimo compleanno. Ne sono passati quarantasei da quando lui, ebreo, vicecampione mondiale di tennistavolo, è uscito dall'inferno di Auschwitz ed è scampato alla marcia della morte. Sa che gli resta poco da vivere, è giunto il momento di raccontare. La militanza nella resistenza, l'arresto nel giugno 1944, le torture, il viaggio nel vagone blindato, il campo di concentramento. Non è un prigioniero come gli altri. I capi nazisti sanno che è un campione sportivo e lo assegnano a un kommando con un compito speciale: disinnescare bombe inesplose. E mentre rivive l'inferno del lager, la sua memoria va all'infanzia trascorsa a Leopoli, all'amore che ha attraversato tutta la sua esistenza, ai tradimenti, alle bugie, arrivando a riflettere sulla relazione vittima-carnefice con un noto ufficiale delle SS che sembrava metterlo sadicamente alla prova. In questo romanzo, ispirato al memoriale inedito di Ehrlich, Enrico Pedemonte ripercorre la vita del campione, dai primi anni in Polonia fino al 1945, quando svenne, stremato, su un treno che lo stava riportando in Francia. L'ultima partita racconta l'Olocausto – e molto altro – dal punto di vista di un eroe involontario, e traccia il ritratto a tutto tondo di un uomo pieno di contraddizioni, rimorsi, ambiguità e un'inesauribile voglia di vivere. Una vicenda eccezionale ed emblematica che mostra al lettore come siano le storie a fare la Storia.




Morte e resurrezione dei giornali. Chi li uccide, chi li salverà.

Per Hegel "il giornale è la preghiera del mattino dell'uomo moderno". Oggi però la stampa sembra attraversare una crisi irreversibile: riviste e quotidiani chiudono, le redazioni vengono decimate dalle ristrutturazioni, i ricavi della pubblicità continuano a calare. Le cause sono diverse: l'avvento dei nuovi media, la gratuità della rete, i giovani che leggono sempre meno i quotidiani... Tuttavia un'informazione libera, indipendente e di qualità, che sappia svolgere anche il ruolo di "cane da guardia del potere" e di punto d'incontro delle comunità, è un ingrediente indispensabile della democrazia. Enrico Pedemonte ha studiato quello che sta succedendo nel mondo dell'informazione negli Stati Uniti e in Europa. Racconta la crisi della carta stampata e ne coglie le motivazioni più profonde. Valuta le differenze tra informazione generalista e riviste di settore, tra testate di impatto nazionale e d'interesse locale. In questa fase di cambiamento rivoluzionario nel mondo dell'informazione, suggerisce che lo stesso concetto di servizio pubblico debba essere ripensato e rovesciato, consapevole del ruolo irrinunciabile del "quarto potere" e della sua importanza nella vita civile di ogni collettività moderna. Alla fine, delinea l'identikit dell'"ipergiornale", quello al quale le migliori testate del mondo oggi cercano di assomigliare: un giornale nel quale la partecipazione dei lettori diventa un ingrediente fondamentale.




La seconda vita.

Un romanzo che, attraverso una trama sapientemente costruita e ricca di colpi di scena, ci restituisce l'immagine vivida degli ultimi decenni del Novecento, quando i giovani occidentali erano animati da passioni politiche oggi inimmaginabili.

«Un tempo i terroristi sparavano ai computer. Poi hanno capito che sono più micidiali di un mitra. Enrico Pedemonte coniuga violenza, politica e tecnologia in un thriller profumato dalla città malinconica dove le BR si nascondevano in cattedra all'università: Genova.» - Gianni Riotta

«Una trama sorprendente, densa di colpi di scena. Che diventa fotografia di un mondo che si vorrebbe consegnato al passato, gli ultimi decenni del Novecento, e che invece finisce per incidere sul futuro dei protagonisti.» - Massimo Minella, la Repubblica

"Ricordati che non c'è una parte giusta della storia, solo chi vince sta dalla parte giusta."

"La seconda vita" si svolge nello spazio di sette giorni e si sviluppa su due binari paralleli. Da una parte c'è Pietro Lamberti, genovese, brillante scienziato, emigrato negli Stati Uniti all'inizio degli anni Settanta e presto finito a Los Alamos a progettare bombe atomiche, ora rifugiato in un piccolo appartamento di New York per scrivere al figlio John e raccontargli i molti lati oscuri della sua vita. Dall'altra c'è proprio John che, giornalista e attento osservatore, tornato a Genova per indagare su uno strano traffico di materiali radioattivi, si trova improvvisamente coinvolto in una situazione inaspettata e grave: mentre avverte un clima di pericolo intorno a sé, vede emergere tracce inquietanti e ambigue della vita del padre e dei suoi amici di un tempo, Nicola, Antonio e Luca. Quattro ragazzi inseparabili, che si erano incontrati nel pieno degli anni Sessanta, quando il mondo era rigidamente diviso tra «rossi e neri, comunisti e capitalisti, URSS e USA», e avevano fondato un'organizzazione segreta che identificava negli Stati Uniti il nemico da abbattere: una scelta che avrebbe condizionato profondamente la vita dei quattro, fino alle estreme conseguenze. Ed è proprio questo che Pietro – dal suo rifugio newyorchese – continua a raccontare al figlio: la sua vita ambigua e contraddittoria, il contrasto lacerante tra gli ideali della giovinezza e le esperienze della vita, e il difficile rapporto con gli amici di allora. Pagina dopo pagina, la consapevolezza che il tempo sta per scadere rende la lettera di Pietro al figlio non solo un racconto avvincente, ma anche uno struggente congedo.




Genova per chi. Scenari per una città da globalizzare.




Termodinamica delle soluzioni polimeriche

Obiettivo di questa trattazione è derivare e discutere le equazioni fondamentali dei polimeri in soluzione, che consentono poi di dedurre le relazioni sulle quali sono basate le loro principali applicazioni pratiche, quali ad esempio la determinazione dei pesi molecolari e la quantificazione delle forze di interazione polimero - solvente. Dal momento che la trattazione delle soluzioni di polimero è piuttosto difficile e richiede lo sviluppo di una complessa parte di termodinamica statistica, si è preferito derivare e discutere la corrispondente teoria per le soluzioni di molecole piccole ed estendere poi alle soluzioni di polimero, per semplice analogia, le equazioni che sono state di volta in volta ricavate, dopo che sono stati illustrati i modelli su cui si basano.









 11 MAGGIO 2024 AUDITORIUM DELLA FILARMONICA 

Con i capelli al vento. Le donne protagoniste in Iran


Sharareh Mogadasi è nata e cresciuta in Iran. Ostretica, si è laureata a Genova a metà anni ‘80, arrivata dopo essere stata come volontaria nelle strutture sanitarie al fronte della guerra con l’Iraq. Torna nel suo paese nel 1989 dove resta per quasi un decennio, rientra in seguito a Genova ed apre, e tuttora gestisce, il centro di benessere e cultura orientale aperto con il fratello architetto. Sharareh è una voce incisiva nella lotta per i diritti delle donne e la promozione della democrazia in Iran. Determinata a portare cambiamenti positivi, ha dedicato la sua vita all'attivismo e alla sensibilizzazione sulle questioni iraniane. Dopo l’uccisione di Masah Amini la sua determinazione nel perseguire la giustizia e difendere i diritti delle donne l’ha impegnata su ogni fronte possibili, intensificando i suoi sforzi per diffondere consapevolezza soprattutto nelle scuole, per sensibilizzare i giovani sulla situazione dei diritti umani nel suo paese; ha partecipato attivamente a dibattiti pubblici per coinvolgere la società civile, attraverso queste iniziative, ha cercato di ispirare una maggiore solidarietà e azione per portare avanti la causa della libertà e della giustizia in Iran.

In questo incontro ha condiviso con noi la sua esperienza e le sfide che le donne iraniane affrontano ogni giorno continuando a lottare per i propri diritti nonostante le dure repressioni del regime regime iraniano.





 ژن، ژیان، ئازادی

Donna, vita, libertà

Tale slogan divenne un grido di richiamo durante le proteste seguite alla morte di Mahsa Amini.

L'origine dello slogan può essere fatta risalire al movimento di liberazione curdo di fine XX secolo. È stato usato la prima volta da esponenti del movimento delle donne curdo, componente del movimento di liberazione curdo scaturito dall'attivismo popolare in reazione alle persecuzioni poste in atto dai governi di Iran, Iraq, Turchia e Siria.Divenne popolare grazie a figure come Abdullah Öcalan, che lo citò nei suoi scritti anti-capitalistici ed anti-patriarcali.Dall'uso iniziale, lo slogan si è poi propagato a membri di organizzazioni curde e ad altre realtà.

Lo slogan è associato a Gineologia e sarebbe stato coniato da Abdullah Öcalan, leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).Lo slogan segnò le attività politiche delle donne curde negli anni 2000 e fu considerato attraente per la sua forma, il ritmo e il significato implicito.Fu usato pure tra le curde delle Unità di Protezione delle Donne (YPJ) nella guerra contro lo Stato Islamico (ISIS)

Il primo uso dello slogan "Donna, vita, libertà" risale alle proteste per la morte di Mahsa Amini dal settembre 2022. Lo slogan fu dapprima scandito ai funerali di Amini a Saqqez e poi risuonò nelle iniziali manifestazioni a Sanandaj dopo il funerale.

Il 21 settembre lo slogan fu gridato da studenti all'Università di Teheran, e da dimostranti in tutto il Paese nei giorni successivi.Il 28 settembre e nel seguito delle proteste, studenti all'Università di scienze mediche di Shiraz usarono per le loro proteste lo slogan assieme ad un altro, simile: "Donna, vita, libertà; uomo, patria, prosperità".

Con l'espansione delle proteste iraniane ad altre città del mondo, si tennero raduni in diversi luoghi con i manifestanti che usavano anche lo slogan di cui parliamo.

 In conseguenza della notorietà assunta dallo slogan, il quotidiano francese Libération accompagnò le immagini delle proteste in Iran con lo slogan in persiano, seguito dalla traduzione in francese.

Fu anche usato nelle parole finali della canzone Baraye di Shervin Hajipour, che fu arrestato dalla polizia il giorno dopo del successo mondiale del brano. La canzone Baraye fu cantata poi nelle proteste globali collegate all'Iran il 1º ottobre 2022, in circa 150 città del mondo.




Mahsa Amini

Il 13 settembre 2022, mentre era con la famiglia a Teheran, la 22enne Mahsa Amini è stata fermata e arrestata dalla polizia locale perché non indossava correttamente l’hijab. Morirà il 16 settembre nel reparto terapia intensiva dell’ospedale di Kasra, dopo due giorni di coma all’ospedale. La sua tragica scomparsa ha sollevato diverse proteste in Iran che sono sfociate in manifestazioni a livello mondiale




Mahsa Amini, conosciuta come Jina(o Zhina) Amini, è nata il 21 settembre 1999, a Saqqez, nell’Iran nordoccidentale, da una famiglia curda composta dal fratello minore, il padre, un impiegato in un’organizzazione governativa, e la madre, casalinga. Ha frequentato la Taleghani Girls’ High School di Saqqez, dove si è diplomata nel 2018.

Il 13 settembre, mentre si recava con i genitori a Teheran, Mahsa è stata fermata a un posto di blocco dalla polizia, all’ingresso dell’autostrada Haqqani dalle Guidance Patrol, perché non indossava l’hijab, uno dei veli islamici, in maniera conforme ai dettami della legge coranica, la Shari’a, lasciando intravedere una ciocca di capelli. 

Secondo alcuni testimoni presenti al momento dell’accaduto, dopo il fermo la ragazza avrebbe ricevuto una serie di percosse per le quali è stata trasportata in ospedale, dove sarebbe arrivata in stato di morte cerebrale. Il decesso è avvenuto il 16 settembre, quando la ragazza si trovava nell’unità di terapia intensiva dell’ospedale di Kasra, dopo due giorni di coma all’ospedale.

Lo stesso fratello della giovane, Kiarash Aminiha dichiarato al Corriere della Sera che “l’hanno trascinata via dicendo che la portavano a fare una ‘lezione di moralità’, intanto io ho avvisato i miei genitori. E siamo andati davanti al commissariato della polizia morale a Vozara. Lì davanti ci hanno detto che l’avrebbero rilasciata in poche ore. E invece…”

Il giorno del decesso, la clinica dove era stata ricoverata Amini diffuse un post (in seguito cancellato) sulla sua pagina Instagram dove si affermava che la giovane era già cerebralmente morta quando è stata ricoverata. Diversi medici hanno sostenuto che Mahsa avesse subito una lesione cerebrale, tra cui sanguinamento dalle orecchie e lividi sotto gli occhi, con fratture ossee, emorragia ed edema cerebrale. 

Stando alle testimonianze, la polizia avrebbe detto alla famiglia che, dopo una “sessione di rieducazione“, la giovane sarebbe stata stata condotta a un centro di detenzione per essere poi sottoposta a un “breve corso sull’hijab” e rilasciata poco dopo. Ma le cose non andarono così.

“Mi hanno fatto vedere il suo corpo, aveva lividi sul volto – continua il fratello al Corriere della Sera – ma non mi hanno permesso di fotografarlo, chissà come mai. Poi due giorni dopo la polizia della moralità ha detto che mia sorella era morta a causa di un infarto. Ma lei era sana, completamente sana e non soffriva di cuore”.

Di fatto la polizia e le autorità religiose hanno sempre sostenuto che la giovane sia morta per cause naturali, versione alla quale si è opposta la famiglia fin dall’inizio, ribadendo che Mahsa non aveva problemi di salute.

Nei giorni successivi è stata resa pubblica l’autopsia eseguita dall’Organizzazione di medicina legale di Teheran, la quale afferma che la morte di Mahsa Amini non sarebbe avvenuta per le presunte violenze della polizia, ma per una malattia al cervello: si parla di un’operazione all’età di 8 anni per un tumore al cervello, contestata però dalla famiglia. Nel dettaglio, il decesso sarebbe da imputare a “insufficienza multiorgano causata da ipossia cerebrale“, causata da un’improvvisa perdita di conoscenza con “caduta a terra” della giovane.



Sono 150 le città di tutto il mondo che hanno espresso il loro dolore per la morte della giovane Mahsa, dimostrando forte opposizione contro quanto accaduto. Le proteste hanno riunito anche gli italiani: da Milano a Napoli, Bologna, Torino e Piacenza, le città si riempiono di manifestanti che esprimono il loro dissenso con azioni quali il taglio di ciocche di capelli e slogan contro il governo iraniano. 



Ad esempio il 1° ottobre 2022, davanti alla sede dell’ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran in via Nomentana, la città di Roma ha visto centinaia di persone manifestare con slogan quali “Donna, vita, libertà” e “No alla dittatura”. L’obiettivo è esprimere il proprio sostegno alle donne iraniane che denunciano il regime degli ayatollah e rivendicano i loro diritti. 

Rivendicazioni perpetrate attraverso alcune azioni simboliche, come appunto l’atto di tagliarsi i capelli. Un fenomeno che si è diffuso a macchia d’olio anche in Occidente, tanto da avere delle ramificazioni artistiche: all’inizio di ottobre a Milano, di fronte il consolato generale della Repubblica Islamica dell’Iran, l’artista aleXsandro Palombo raffigurò Marge Simpson con la chioma blu tagliata.

Il murales, intitotato “The cut” (il taglio) fu oscurato il 6 ottobre scorso: “Censurare un’opera realizzata in solidarietà a Mahsa Amini e a tutte le donne iraniane che lottano per la loro libertà è un atto vile, un gesto di codardia – dichiarò l’artista -. Il fatto che sia avvenuto in un paese democratico come l’Italia è di una gravità assoluta, indica la voglia di soffocare il suo più profondo significato. Non ci faremo intimidire da questo spregevole gesto”. Il disegno poi venne replicato in “The cut 2” con le stesse modalità.







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https://youtu.be/I9eCE3IBl8k?si=d0y9sm1i58G3_UbA 

https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-2023-2024/medio-oriente-e-africa-del-nord/iran/

https://www.amnesty.it/scambio-di-prigionieri-tra-svezia-e-iran-colpo-devastante-alla-giustizia/

https://www.amnesty.it/lesclusione-di-ahmadreza-djalali-dallo-scambio-di-detenuti-tra-svezia-e-iran-e-vergognosa/

https://www.amnesty.it/iran-picco-di-esecuzioni-nel-2023/

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20 APRILE 2024 SALA GHIO SCHIFFINI SOCIETA' ECONOMICA 

Il mare rubato. Pesca illegale e allevamenti intensivi

Alessandro Bocconcelli, Oceanografo emerito

Bocconcelli lavora presso la Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI)un centro privato senza scopo di lucro per l'insegnamento e la ricerca in tutti i campi della scienza e dell'ingegneria marina. Fondata nel 1930, è la più grande istituzione privata degli Stati Uniti nella ricerca oceanografica con circa 1.000 studenti e personale. Ha iniziato come studente estivo e poi unendosi al laboratorio Ocean Structures and Moorings come ingegnere. Successivamente, ha lavorato per sette anni presso l'Università della Carolina del Nord a Wilmington come direttore delle operazioni per il Centro per la ricerca sulle scienze marine. Al ritorno all'OMS, ha lavorato come specialista di ricerca per il laboratorio DTAG. La sua esperienza con l'etichettatura dei mammiferi marini include il lavoro con il laboratorio Watkins/Tyack e con Mark Johnson e Michael Moore presso WHOI. Attualmente gestisce diversi progetti utilizzando Dtag, monitor acustici passivi, ormeggi acustici e array trainati.

Bocconcelli è autore e coautore di più di 50 articoli tecnici e li ha presentati in tutto il mondo. È membro della Marine Technology Society, della Society for Marine Mammalogy e della European Cetacean Society. Ha fatto parte del consiglio di amministrazione della Masonboro Island Society e della Friends School di Wilmington, Carolina del Nord.

Bocconcelli si è diplomato presso l'Istituto Tecnico della Marina Mercantile di Camogli, Italia, e ha conseguito la laurea e la laurea in Ingegneria Oceanica presso il Massachusetts Institute of Technology. Ha navigato nella Marina mercantile come ufficiale di coperta e capitano e ha partecipato a più di 100 crociere di ricerca come ingegnere di progetto, scienziato capo o capitano della nave da ricerca.

È anche ricercatore ospite presso il Centro Ricerche CIMA di Savona con diversi progetti : studio dello zifio nel Mar Ligure, esplorazione del Mar Ionio Occidentale, tagging di calamari, esplorazione del South China Sea.

Collabora con la Stazione Biologica Anton Dhorn di Napoli e con Sea Sheperd e altri per controllare la pesca illegale con reti "spadare"; salvare i capodogli che rimangono impigliati nelle reti, studio e tagging delle balene globicefale a Madeira, tagging con segnalatori satellitari degli zifi nel Mar Ligure.

Insieme ad un gruppo di biologi marini, ingegneri, artisti, pescatori e altri cittadini locali, che amano l'ambiente unico e speciale di Chiloé e della Patagonia cilena e che vogliono preservarlo per le generazioni future, ha dato vita alla Fondazione Centinela Patagonia, che utilizzando la ricerca scientifica, la sensibilizzazione del pubblico e l'istruzione, ha lo scopo di ridurre gli impatti antropici sulla vita marina e sui loro ecosistemi, con particolare attenzione al settore dell’allevamento del salmone.











La Woods Hole Oceanographic Institution è l'organizzazione no-profit indipendente e leader a livello mondiale dedicata alla ricerca, all'esplorazione e all'istruzione sugli oceani. I nostri scienziati e ingegneri ampliano i confini della conoscenza sull’oceano per rivelarne l’impatto sul nostro pianeta e sulle nostre vite.

Fondata:  1930

Luogo:  Woods Hole, Massachusetts , Stati Uniti

Tipo di organizzazione:  no-profit indipendente

Finanziamenti:  sovvenzioni e contratti governativi, donazioni di fondazioni e privati, contratti di settore. Budget operativo annuale di 215 milioni di dollari

Aree di ricerca:  una vasta gamma di argomenti  relativi alle scienze dell'oceano e della terra e alla politica marina; compreso il lavoro interdisciplinare relativo all'oceano costiero, alla vita oceanica, all'esplorazione dell'oceano e al cambiamento climatico

Dipartimenti e divisioni:  sei dipartimenti di ricerca  e più di 40  centri  e  laboratori

Persone:  circa 950 dipendenti, tra cui più di 500 scienziati, ingegneri, membri dell'equipaggio e tecnici

Navi:  nave da ricerca di classe globale  Atlantis , nave da ricerca di classe oceanica  Neil Armstrong , nave costiera  Tioga , piccola imbarcazione

Accademici:   accreditati dalla Commissione per l'istruzione superiore del New England (ex Commissione sugli istituti di istruzione superiore della New England Association of Schools and Colleges, Inc.); Dottorato di ricerca e titoli di studio offerti  in collaborazione con il MIT ;   programmi post-dottorato ,  universitari ,  estivi e  per studenti ospiti ; più di 950 ex studenti/ae, tra cui molti in posizioni di leadership nella scienza e nella politica oceanica in tutto il mondo

Veicoli subacquei: sommergibile Alvin  occupato da esseri umani  ; veicolo telecomandato (ROV)  Jason/Medea ; veicolo subacqueo autonomo (AUV)  Sentry ; ulteriori  ROV ibridi ,  AUV e  veicoli trainati .

Strutture nazionali:  struttura nazionale per le immersioni profonde  (NDSF);  Spettrometro di massa accelerato della National Ocean Sciences  (NOSAMS);  Impianto nazionale di microsonda ionica nordorientale (NENIMF); Centro strumenti sismici del fondale oceanico (OBSIC)









Centinela Patagonia
We are a group of concerned marine biologists, engineers, artists, fishermen, and other local citizens, who love the unique and special environment of Chiloé and Chilean Patagonia, and who want to preserve it for future generations. We seek to reduce anthropogenic impacts on marine life and their ecosystems, with a particular focus on the salmon farming industry.  To fulfill this goal we use scientific research, public outreach, and education to reach a variety of audiences.




Sea Shepherd protegge la fauna marina in via di estinzione mobilitando navi, capitani ed equipaggi in loro difesa negli ecosistemi più fragili della terra.

La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU) a livello mondiale è più grande del traffico illecito di droga e sta devastando gli oceani. Il nostro rimedio è l'Azione Diretta; un modello collaborativo che collabora con i governi per respingere decenni di sfruttamento e abbandono nell’uso delle navi, tecnologia, tenacia e un impegno incessante per soluzioni pratiche e quotidiane. Combattiamo i bracconieri, i cartelli e i pescherecci da traino industriali che infrangono la legge, che spingono le specie al limite, e i nostri equipaggi e volontari lavorano per porre fine ai loro giorni di devastazione dell’oceano.

Sea Shepherd si trova sulla linea luminosa tra la sopravvivenza e l'estinzione di balene, delfini, tartarughe e tanti altri animali spinti sull'orlo del baratro dal saccheggio illegale degli oceani da parte dell'umanità. 

Il nostro lavoro, interamente basato sulle donazioni, si estende dalle Isole Faroe a nord della Scozia, dove stiamo guidando una coalizione globale per porre fine al barbaro massacro dei globicefali e dei delfini tursiopi, fino all’alto Golfo della California in Messico, dove l’equipaggio della M/V Seahorse collabora con il governo del Messico per ridurre del 90% la INN in difesa del mammifero marino più a rischio di estinzione sulla terra, la focena Vaquita. La nuova barca veloce Seahawk di Sea Shepherd ora può coprire l'intero Rifugio Vaquita in pochi minuti, moltiplicando la nostra capacità di prevenire la pesca illegale che ha portato la vaquita sull'orlo dell'estinzione. 

Siamo nelle fasi di sviluppo di una nuovissima campagna per proteggere le tartarughe marine, abbiamo campagne di lunga durata che rafforzano le misure di protezione per le balene dal becco di Cuvier e le megattere, e il 2024 è iniziato con lo staff di Sea Shepherd diretto in Antartide per aiutare a focalizzare l'attenzione del mondo sulla devastazione industriale illegale che sta esaurendo lo stock di krill, fondamentale per la salute e il futuro delle balene. 

Ogni giorno, i nostri equipaggi stimolano l’attivismo, la determinazione, la tecnologia e la collaborazione in una strategia unica e basata sui dati per proteggere la fauna marina sull’acqua.

Ma abbiamo bisogno di te! L'Azione Diretta di Sea Shepherd si basa sulla convinzione fondamentale che ognuno di noi ha il potere di proteggere l'oceano e abbiamo molti modi per includervi nelle nostre campagne, dal volontariato a terra con la pulizia dei corsi d'acqua e l'organizzazione di eventi, all'adesione il nostro programma di donazioni mensili Direct Action Crew o salendo a bordo e facendo parte dell'equipaggio di una delle nostre navi.

Clicca QUI per scoprire tutti i modi in cui TU puoi far parte della soluzione con Sea Shepherd.












Fondazione CIMA, Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale, è un ente di ricerca senza scopo di lucro e di interesse generale del Paese. Ha lo scopo di promuovere lo studio, la ricerca scientifica, lo sviluppo tecnologico e l’alta formazione nell’ingegneria e nelle scienze ambientali ai fini della tutela della salute pubblica, della protezione civile e della salvaguardia degli ecosistemi.

La ricerca scientifica condotta dalla Fondazione si concentra sulla mitigazione del rischio da disastro. Fin dalla sua nascita, infatti, la Fondazione si è dedicata alla  mitigazione del rischio idrometeorologico, sviluppando modelli matematici che consentissero di migliorare la previsione e la prevenzione dei fenomeni alluvionali, e alla previsione e prevenzione degli incendi boschivi. Nel corso degli anni, i campi di ricerca si sono ampliati: oggi la Fondazione si occupa anche di conservazione della biodiversità forestaleanalisi dei dati satellitarivalutazione del rischio e analisi dei dati di danno. Parte della ricerca è poi dedicata agli  ecosistemi marini e ai cetacei che popolano il Santuario Pelagos e allo sviluppo di piani di protezione civile attraverso percorsi partecipati con la popolazione. Un filone di ricerca è poi dedicato alle attività di review normativa (anche di architetture istituzionali nazionali e straniere complesse), di compliance legale, di analisi del rischio giuridico nel risk management e di forensic investigation.

Le attività della Fondazione non si limitano comunque alla ricerca. I nostri tecnici e ricercatori contribuiscono alla diffusione delle conoscenze con training supporto operativo e formativo e contribuiscono allo sviluppo tecnologico.





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6 APRILE 2024 AUDITORIUM DELLA FILARMONICA 

Oro verde .Quanti vale la natura in città

Francesca Neonato Partner fondatrice di PN Studio PROGETTO NATURA, svolge attività di consulenza ambientale e progettazione paesaggistica alle varie scale, anche in contesti internazionali, in particolare aree verdi, reti ecologiche, verde terapeutico, agricoltura rigenerativa e riqualificazione del paesaggio. Socia AIAPP, è delegata nazionale per i paesaggi rurali tradizionali, Chair del gruppo di lavoro “Agricultural Landscapes” di IFLA Europe e delegata per la regione Europa di IFLA World. Insegna Applied Botany in Landscape Design Studio al Politecnico di Milano. Ha pubblicato oltre cento tra contributi scientifici e articoli per riviste specializzate, diversi libri, tra cui nel 2019 “Oro verde. Quanto vale la natura in città” e nel 2021 “The cost of nature: implementation, management and maintenance costs for NBS, in NBS for more sustainable cities”.






PN Studio è l’acronimo di Progetto Natura, perché indica con chiarezza la nostra filosofia: risanare e ricucire il paesaggio umano con la matrice naturale. Paesaggio


 
Healing gardens

Stare bene grazie alla natura

Per lungo tempo la Natura è stata al centro della vita dell’uomo portando insegnamenti e valori, come il senso del tempo, l’integrazione, la diversità. Attraverso una progettazione mirata i Giardini Terapeutici e gli Healing Gardens possono costituire un efficace contributo alla cura di disagi, malattie, nella riabilitazione psico-fisica e nel rendere più accoglienti i luoghi di cura per gli ospiti, per i familiari e il personale.  


Agricoltura rigenerativa

Prendersi cura della terra

Uomo e natura, in un rapporto di continua interazione e trasformazione reciproca. L’agricoltura rigenerativa si basa su un approccio olistico che valuta il singolo tenendo conto dell’intero ecosistema. Ma comprende e attua anche una serie di tecniche basate su modelli naturali per aumentare la multifunzionalità, la qualità dei paesaggi e il valore complessivo dei servizi ecosistemici in ambito rurale.


Brownfield regeneration

Rinascere attraverso la natura

Le Brownfield sono aree produttive dismesse, inquinate o meno. La loro rigenerazione sostenibile permette di riattivare processi ambientali, economici e sociali, attraverso tecniche di bonifica dolce, usi temporanei e progetti partecipati. Con progettazioni mirate e sostenibili, è possibile trasformare, a costi contenuti, un’area dismessa, migliorandone la qualità complessiva.


Verde per l’architettura

Anima verde

Il verde non è solo un abbellimento dell’architettura, ma può contribuire ad una migliore vivibilità e qualità complessiva delle opere. Questo è reso possibile grazie all’attenta progettazione delle soluzioni tecnologiche basate su modelli naturali, come le Nature-based Solutions (NbS), della scelta delle specie vegetali e della sostenibilità in fase di manutenzione.


Giardini e terrazzi

Vicini alla bellezza

Ogni progetto deve avere un’anima, un pensiero-guida per far emergere la bellezza talvolta celata. Con progetti sensibili alle richieste del cliente, promuoviamo il contatto con la Natura per spazi di qualità, dove vivere, lavorare, relazionarsi.




                                                         LIBRI                                                               

Oro verde. Quanto vale la natura in città - Il Verde Editoriale 

Francesca Neonato - Francesco Tomasinelli - Barbara Colaninno

Tutti sanno che si sta meglio nel verde, in mezzo alla natura, ma non tutti sanno perché. E' stata dimostrata un'affinità tra gli esseri viventi ed è chiamata Biofilia , definita come la “tendenza innata a concentrare il proprio interesse sulla vita e sui processi vitali”. La comunità scientifica si è interrogata in questi ultimi decenni sui servizi ecosistemici forniti dal verde (in senso ampio: non solo parchi, ma anche filari, giardini, raccolte d'acqua eccetera) soprattutto in città. La produzione di cibo, ossigeno, cibo e legname, ma anche la regolazione del microclima, l'immagazzinamento dell'acqua piovana, la filtrazione dell'aria che respiriamo e dell'acqua che beviamo, la creazione di habitat, sono tutti elementi che di fatto rendere più gradevole la vita in ambienti non sempre piacevoli come le città. Per questo le reti ecologiche (la trama di corridoi verdi che collega tra loro le aree di interesse naturalistico) hanno un senso anche negli spazi urbani, e possono regalare ai cittadini luoghi più vivibili e accoglienti, ma risulta necessario reinterpretarne i ruoli e la struttura. In ambito urbano la funzione faunistica della rete ecologica diventa meno rilevante, perché questa deve essere progettata soprattutto a vantaggio dei residenti e diventare polivalente . Ma questo implica un nuovo approccio al verde cittadino, che non è più considerato un elemento di arredo e arredamento urbano, ma diventa un fornitore di servizi ecosistemici e viene progettato e gestito di conseguenza. Le varie tipologie di verde (parchi, giardini, filari, orti, ecc.), quindi, possono giocare ruoli diversi in base alla loro “ multifunzionalità ”, concorrendo tutte a migliorare la qualità della vita, con evidenti ricadute economiche. Per questo il valore economico totale dei servizi ecosistemici erogati da ciascuna tipologia di verde deve essere considerato nella progettazione delle città.

Parole chiave: animali città, fauna urbana, ecologia urbana, sevizi ecosistemici, verde urbano, reti ecologiche, multifunzionalità, polivalente








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9 MARZO 2024 AUDITORIUM DELLA FILARMONICA

Il lavoro silente delle donne
cernitrici, portatrici, contrabbandiere 


MARCO DEL SOLDATO Autore di ricerche e collaborazioni con l’Università degli Studi di Genova, l’Università La Sapienza di Roma e l’università degli Studi di Firenze.
Collaborazione a scavi archeologici e studi indetti da Soprintendenza Archeologica per la Liguria, collaborazioni al riallestimento dei Musei Archeologici Nazionali di Chiavari e Luni (in corso), oltre che attività di Ispettore Onorario con redazione di relazioni finali e pubblicazioni.
Autore di studi e pubblicazioni in materia di Storia delle miniere e dell’arte mineraria (Miniere aurifere della Val d’Ossola, Miniere di rame e di manganese della Liguria Orientale), Storia delle attività estrattive anche per materiali lapidei della Liguria Orientale (ardesia, marmi, selce, diaspro, etc.) oltre che di analisi su materiali litici e studi ambientali sull’evoluzione delle linee di costa e delle pianure costiere di Levanto, Luni (SP), Sestri Levante, Chiavari , Lavagna, Rapallo e della Pianura dell’Entella (GE).











                                                         LIBRI                                                                     

Le vie del carsismo a passeggio nelle meraviglie del mondo ipogeo, alle origini dei Liguri…   Edizioni Il Cigno

Marco Del Soldato 

Oggi, faremo il percorso con la fantasia. Ma in altri momenti si potranno percorrere direttamente i sentieri seguendone i tracciati sulle cartografie allegate al volume. E raggiungere le emergenze archeologiche storiche, minerarie, naturalistiche e paesaggistiche descritte nel testo.
La guida e le sue carte dei percorsi sono scaricabili gratuitamente ed una presentazione .pptx è presente e viasualizzabile sulla pagina ISCUM di YouTube

Il progetto de Le vie del carsismo …a passeggio nelle meraviglie del mondo ipogeo alle origini dei Liguri... è nato dall’esigenza di realizzare nuove cartografie aggiornate dei sentieri che si sviluppano nei comuni di Pignone e di Riccò del Golfo in Val di Vara (SP).
Capitava spesso di ragionarne con l’amico Silvano ZACCONE, attivissima anima promotrice degli aspetti più profondi di quei territori. Il suo desiderio è stato, da sempre, quello di valorizzarli percorrendoli e respirandoli.
Di fatto, si tratta semplicemente di attraversare piano piano la Zona Carsica dello spezzino: quella lunga striscia di terreni geologici che da Cassana (in Comune di Borghetto Vara) raggiunge le Isole Palmaria, Tino e Tinetto (in Comune di Portovenere). È la regione nota ai geologi come la Lama della Spezia. Una terra antica, nella quale i monumenti carsici (grotte, forme ipogee ed epigee) e quelli geologici (geotipi ) si intrecciano intimamente con le emergenze geominerarie, archeologiche, storiche ed ambientali, nonché con profonde tradizioni, antiche leggende e diffuse presenze di cultura materiale.
Il carsismo ne è stato origine, culla e stimolo.
In quest’ottica, il carsismo ed i percorsi escursionistici descritti sono diventati il fil rouge per intrecciare ricordi antichi, esperienze raccontate e, soprattutto, tante storie che vengono da lontano. Che vengono dalle tradizioni e dalla cultura delle famiglie e dai primi antichi abitanti di quei paesaggi.
Si ritroveranno le tracce delle più antiche miniere di manganese liguri (e forse non solo liguri), di originali cave di alabastro, del più antico abitato in pietra della Liguria (Corvara) e si potranno incontrare faune ipogee e biotipi estremamente caratteristici, come le orme dell’ursus speleo o l’idromantes, oppure il rospo ululone ed ancora le associazioni vegetali tipiche delle faggete di montagna.

Argomenti eterogenei e specifici.
Per raccontarli compiutamente si è cercato il coinvolgimento diretto di diversi specialisti. Hanno fornito il loro contributo scientifico studiosi delle varie materie, con brevi ma intensi scritti, originali ed inediti.
Ricordiamo Aurora CAGNANA (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona) e Marcella MANCUSI (Polo Museale della Liguria), Riccardo NARDELLI (ISPRA), Alessandro BERSELLI (gruppo speleologico Spezzino), Piero ANDREANI, Luciano BONATI e Luca GALUPPINI (CAI della Spezia che ha curato anche il rilievo GPS dei sentieri), Flavio POGGI (Regione Liguria) e molti altri.
Ciascuno ha raccontato una propria storia che viene da lontano precorrendo, nello stile, quelle di ArcheominoSapien: storie sepolte, ma riscoperte con scavi archeologici o con le nuove esplorazioni ipogee. Ma anche aspettando le annuali ricche e tipiche rifioriture, oppure seguendo flebili richiami e tracce sul terreno o, infine, ricordando le storie sentite davanti al focolare o quelle lette nei sassi e nei muri.
Associare a questi contributi una serie di rappresentazioni grafiche e disegni, anch’essi originali ed inediti, è stata una conseguenza immediata. Tavole nate da mani abili ma anche da lunga permanenza sul e nel territorio.
Riccardo NARDELLI ha disegnato di botanica e zoologia e Patrizia GIANNINI ha redatto le ricostruzioni di emergenze geologiche ed architettoniche. In particolare, ha ricostruito un prospetto dell’abitato antico di Corvara, riemerso da diversi e successivi sopralluoghi sul territorio, per trarne quell’essenza intima e storica e trasfonderla nella rappresentazione grafica.
Una visione ed una veste editoriale un pò retró….
Forse.
Ma coerente con la visione del progetto.
Alla guida sono state associate due tavole dei percorsi raccontati. Si tratta delle tavole dei sentieri recuperati dai locali volontari, tracciati percorribili e georiferiti con l’utilizzo di GPS: opera di Luca GALUPPINI (CAI).
Cartografie di assoluta precisione.






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17 FEBBRAIO 2024 AUDITORIUM DELLA FILARMONICA

"Creatività e musica"

Enrico Rava e Ivo Milazzo

ENRICO RAVA è sicuramente il jazzista italiano più conosciuto ed apprezzato a livello internazionale. Da sempre impegnato nelle esperienze più diverse e più stimolanti, è apparso sulla scena jazzistica a metà degli anni sessanta, imponendosi rapidamente come uno dei più convincenti solisti del jazz europeo. La sua schiettezza umana ed artistica lo pone al di fuori di ogni schema e ne fa un musicista rigoroso ma incurante delle convenzioni.

La sua poetica immediatamente riconoscibile, la sua sonorità lirica e struggente sempre sorretta da una stupefacente freschezza d’ispirazione, risaltano fortemente in tutte le sue avventure musicali. Tra la sua numerosa discografia sono da segnalare gli imperdibili Quartet (ECM 1978) “Rava l’opera Va” (Label Bleu 1993), “Easy Living” (ECM 2004), “Tati” (ECM 2005) e “The Words and the Days” (ECM 2007), “New York Days” (ECM 2009), “Tribe” (ECM 2218) e ” On The Dance Floor ” (ECM 2293) Non è difficile usare i superlativi per raccontare la sua avventura musicale, talmente ricco è il suo curriculum, talmente affascinante il suo mondo musicale, talmente lungo l’elenco dei musicisti con i quali ha collaborato, italiani, europei, americani: Franco D’Andrea, Massimo Urbani, Stefano Bollani, Joe Henderson, John Abercrombie, Pat Metheny, Archie Shepp, Miroslav Vitous, Daniel Humair, Michel Petrucciani, Charlie Mariano, Joe Lovano, Albert Mangelsdorff, Dino Saluzzi, Richard Gallliano, Martial Solal, Steve Lacy, Mark Tuner, John Scofield ecc… Ha effettuato tours e concerti in USA, Giappone, Canada, Europa, Brasile, Argentina, Uruguay partecipando a importanti Festival (Montreal, Toronto, Houston, Los Angeles, Perugia, Antibes, Berlino, Parigi, Tokyo, Rio e Sao Paulo, ecc.) E’ stato più volte votato miglior musicista nel referendum annuale della rivista “Musica Jazz”, risultando vincitore anche nelle categorie “miglior gruppo” e “miglior disco italiano”. Nominato “Cavaliere delle Arti e delle Lettere” dal Ministro della Cultura Francese, nel 2002 ha anche ricevuto il prestigioso “Jazzpar Prize” a Copenhagen. Negli ultimi anni è comparso nei primi posti del referendum della rivista americana Down Beat, nella sezione riservata ai trombettisti, alla spalle di Dave Douglas, Wynton Marsalis e Roy Hargrove, e in quella riservata ai migliori gruppi, con il quintetto denominato TRIBE. Ed è la prima volta che una formazione italiana figura in tale classifica.

Nel gennaio 2004 si è esibito per una settimana nel prestigioso Blue Note di New York, bissando ancora il successo alla Town Hall e poi ancora al Birdland (2006, 2008, 2009, 2012 e 2013).

L’8 Giugno 2011 per Feltrinelli Editore è uscito il libro INCONTRI CON MUSICISTI STRAORDINARI La storia del mio jazz -La storia degli ultimi cinquant’anni di jazz nelle parole divertite e divertenti di uno dei protagonisti assoluti della musica contemporanea. In questo libro Rava ripercorre la storia della sua carriera attraverso il racconto della sua “vorticosa attività fatta di continui incontri con musicisti straordinari, di storie sempre surreali e talvolta amare, di piccole stranezze e grandi talenti, restituendo uno spaccato vivido, con il sorriso e lo sguardo ironico di chi, alla fine, di cose ne ha viste accadere veramente tante.”

Il Luglio 2011 lo ha visto protagonista di un tour europeo con un nuovo grande progetto “Tea for Three” insieme ad altri tre musicisti straordinari come Dave Douglas, Avisahi Cohen e Uri Caine.
Nell’ottobre 2013 è stato pubblicato per l’editoriale L’Espresso ” Rava On The Road” con un gruppo costituito da Giovanni Guidi, Roberto Cecchetto, Stefano Senni e Zeno De Rossi e l’Orchestra Sinfonica del Teatro Regio di Torino diretta da Paolo Silvestri.

Attualmente, oltre al suo RAVA TRIBE (insieme a Gianluca Petrella, Giovanni Guidi, Gabriele Evangelista e Fabrizio Sferra) ama esibirsi con il quartetto di recentissima costituzione con Francesco Diodati alla chitarra, Gabriele Evangelista al contrabbasso ed Enrico Morello alla batteria. Con questa nuova formazione, affiancata da Gianluca Petrella, nel Gennaio 2015 ha registrato un nuovo album per l’ECM “Wild Dance”, uscito a settembre 2015, che ha riscosso un grande successo e apprezzamento di pubblico e critica. Rava New 4et è stato eletto miglior gruppo del 2015 secondo il referendum della rivista Musica Jazz.

Nell’Aprile 2016 L’Editoriale L’Espresso ha pubblicato un nuovo album con la PM Jazz Lab. Il 12 giugno 2016 verrà presentato NOTE NECESSARIE, un docufilm imperniato sulla sua figura al BIOGRAFILM Festival di Bologna.

Nel 2019 Enrico Rava è stato insignito dell’Onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana. L’Onorificenza italiana si aggiunge ad altre ricevute negli anni passati all’estero. Infatti, Enrico Rava è stato nominato anche Chevalier des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura francese e Doctor in Music Honoris Causa alla Barkleee School of Music di Boston. Infine, è cittadino onorario della città di Atlanta in Georgia.

Nel 2018 è un tour con il gruppo Rava – Lovano 5et (con Giovanni Guidi al piano e Dezron Douglas e Gerald Cleaver rispettivamente al basso e alla batteria) e nel Settembre 2019 è uscito per la ECM il Live Album del gruppo “Roma” registrato all’Auditorium Parco della Musica.

Nel Maggio 2020 esce per Accidental Records RAVA – HERBERT – GUIDI “For Mario Live”: un album dedicato alla figura di Mario Guidi, storico manager di Rava, con il quale ha avuto un rapporto lavorativo trentennale, che è venuto a mancare nel Dicembre 2019. Il disco, disponibile in formato digitale, è una raccolta delle esibisizioni live del trio.

Ad Ottobre 2021 è uscito l’ultimo album di Rava per ECM “EDIZIONE SPECIALE” (album live registrato a Middelheim nel 2019).

E’ stato proclamato ’ 2021 dalla rivista Musica Jazz.

2022 Enrico Rava / Fred Hersch The Song Is You (ECM 2746) / LISTEN
2021 Enrico Rava Edizione Speciale (ECM 2672) / LISTEN
2020 Enrico Rava / Matthew Herbert / Giovanni Guidi For Mario (live) (Accidental Records)
2019 Enrico Rava / Joe Lovano Roma (ECM 2654) / LISTEN
2016 Enrico Rava Jazz Lab My Songbook
2015 Enrico Rava Quartet / Gianluca Petrella Wild Dance (ECM 2456) / LISTEN
2012 Rava On The Dance Floor (ECM 2293) / LISTEN
2011 Enrico Rava Quintet Tribe (ECM 2218) / LISTEN
2009 Enrico Rava New York Days (ECM 2064) / LISTEN
2007 Enrico Rava The Words and The Days (ECM 1982) / LISTEN
2007 Enrico Rava / Stefano Bollani The Third Man (ECM 2020) / LISTEN
2005 Enrico Rava Flat fleet (Philology W734)
2005 Enrico Rava Tati (ECM 1921) / LISTEN
2004 Enrico Rava Quintet Easy Living (ECM 1760) / LISTEN
2004 Francesco Bearzatti + Enrico Rava Hope (Auand AU9007) / LISTEN
2003 Enrico Rava Quartet Full of Life (CAM 7759) / LISTEN
2003 Enrico Rava (feat. John Abercrombie) Happiness is… (Stunt 03062)
2002 Enrico Rava / Paolo Fresu Play Miles Davis (Label Bleu 6639)
2002 Enrico Rava / Stefano Bollani Montreal Diary /B (Label Bleu 6645)
2000 Enrico Rava / Barbara Casini Vento (Label Bleu 6623)
2000 Enrico Rava / Giovanni Tommaso La dolce vita (CAM)
1999 Enrico Rava / Paolo Fresu Shades of Chet (Via Veneto 023)
1998 Enrico Rava Certi angoli segreti (Label Bleu 6594)
1997 Enrico Pieranunzi / Enrico Rava Nausicaa (Egea SCA037)
1997 Enrico Rava Electric Five Noir (Label Bleu 6595)
1995 Enrico Rava Electric Five (Soul Note SN121214)
1995 Enrico Rava Rava Carmen (Label Bleu 6579)
1993 Enrico Rava Rava l’opera va (Label Bleu 6559)
1990 Enrico Rava What a day! (Gala)
1989 Rava / D’Andrea / Vitous / Humair Quatre (Gala)
1986 Enrico Rava Quintet Secrets (Soul Note SN121164)
1984 Enrico Rava Rava string band (Soul Note SN121114)
1983 Enrico Rava Quintet Andanada (Soul Note SN121064)
1978 Enrico Rava Quartet (ECM 1122) / LISTEN
1976 Enrico Rava The plot (ECM 1078) / LISTEN
1975 Enrico Rava The pilgrim and the stars (ECM 1063) / LISTEN
1972 Enrico Rava Il giro del giorno in 80 mondi (Black Saint BS120011)
1971 Carla Bley, Mike Mantler Escalator over the hill (JCOA)
1968 Lee Konitz Stereokonitz (RCA 74321591462)
1966 Steve Lacy The forrest and the zoo (ESP 1060)







IVO MILAZZO Disegna da 50anni per riempire la fantasia che abita la sua mente.

Nel 1974 crea con Giancarlo Berardi l’indimenticabile Ken Parker, personaggio atipico del genere western il cui episodio conclusivo, Fin dove arriva il mattino, è pubblicato nel 2015 da Mondadori Comics, a conclusione della lunga saga. Sempre sui testi di Berardi, realizza molte altre tavole per le più importanti case editrici di fumetti, tra cui Sergio Bonelli.

Nel 2007, per il bicentenario della nascita dell’eroe dei due mondi, la Farnesina gli commissiona il volume Garibaldi con i maggiori illustratori italiani. Realizza la graphic-novel Uomo Faber (testi di Calzia), dedicata a Fabrizio De André, che DeAgostini e il quotidiano La Repubblica pubblicano nel 2010. Un anno dopo illustra, con altri, il volume Storie d’Italia per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Nel 2014 pubblica la graphic-novel Un drago a forma di nuvola da un testo del noto regista Ettore Scola.

Lavora anche per l’estero, in particolare con editori francesi e americani. Supportato da colleghi, associazioni, politici e intellettuali dal 1998 Ivo Milazzo è promotore in Parlamento di un’integrazione alla legge sul diritto d’autore n. 633/41 inerente il cinema di animazione e il fumetto.

Dal 2011 è presidente dell’Associazione illustratori, evoluta nel gennaio 2014 in Associazione autori di immagini per essere referenziale a tutta la categoria, compresi gli scrittori che rendono possibili le «opere composte» di fumetto e animazione.

Nel maggio 2018 Milazzo scrive il saggio L’emozione delle immagini (Edizioni NPE) quale viatico per comprendere meglio il loro intrinseco significato,rivolto sia a coloro che utilizzano professionalmente le immagini che a coloro che ne subiscono nel quotidiano gli effetti mediatici – in maniera positiva o negativa – non conoscendone i codici di lettura. L’ulteriore scopo del libro vuole essere un invito a tutti i lettori a fare un percorso di ricerca personale per scoprire come le emozioni di queste vadano ad interagire con quelle individuali nei vari significati e nel continuo stimolo di reazioni inconsce.

Qual'è il valore delle immagini? Il fumetto è unico perché la forza delle sue immagini ci colpisce anche inconsciamente. Cosa significa essere artisti? Cos'è veramente l'arte? 





















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                                                         LIBRI                                                                      

Incontri con musicisti straordinari La storia del mio jazz

Enrico Rava edizioni Feltrinelli


Enrico Rava è uno dei jazzisti italiani più noti a livello internazionale, anche grazie alla sua lunga attività oltreoceano, prima a New York e poi a Buenos Aires, dove ha collaborato assiduamente con musicisti del calibro di Gato Barbieri e Steve Lacy. Il suo The Forest and the Zoo, registrato nel 1966, è considerato uno dei dieci dischi essenziali del Free jazz.
Di questa vorticosa attività, fatta di continui incontri con musicisti straordinari, di storie sempre surreali e talvolta amare, di piccole stranezze e grandi talenti, Rava restituisce uno spaccato vivido, con il sorriso e lo sguardo ironico di chi, alla fine, di cose ne ha viste accadere veramente tante. La ricostruzione della vita notturna di New York nella gloriosa e irripetibile seconda metà degli anni sessanta è piena di pathos, così come il ricordo dell'ascesa di Astor Piazzolla e del Nuovo tango nella Buenos Aires degli anni settanta. E accanto a questi, i primi balbettii della scena jazz italiana, Gato Barbieri minacciato con una pistola alla tempia dal proprietario dell'appartamento nel Village da cui non se ne voleva andare, o un Don Cherry fischiato a Bologna solo perché salito sul palco senza scarpe. O Carla Bley, bellissima, mentre dirige la Jazz Composer's Orchestra. Dall'Hard bop al Free jazz, da Chet Baker a Miles Davis e Cecil Taylor, gli incontri di Rava con la magia del jazz risplendono di nuova luce al suono di un ritmo sempre incalzante.





Note necessarie come un'autobiografia  edizioni Minimum Fax

Enrico Rava Alberto Riva 


«Suona solo le note necessarie. Le altre cerca di non suonarle»: questo il consiglio che l'amico João Gilberto dava a Enrico Rava quando erano insieme a New York, negli anni Settanta. Un consiglio difficile da seguire per un uomo dalla personalità prorompente e dalla creatività fertilissima, una scelta irrinunciabile per un artista che voglia distillare pure emozioni nella sua musica.
Enrico Rava, uno dei più grandi jazzisti italiani, è entrambe queste cose; e lo racconta nelle pagine del libro che avete fra le mani, frutto di sei anni di conversazioni e interviste con il giornalista e critico musicale Alberto Riva.
Alternando vicende personali, incontri eccellenti, giudizi sul proprio lavoro e quello altrui, divagazioni, sfoghi, confessioni e bilanci, la viva voce di questo "poeta della tromba" ci accompagna in un lungo viaggio intorno al mondo (da Torino a New York, da Londra a Buenos Aires alle colline della Liguria, secondo le mille vocazioni di un animo da nomade) che è anche un appassionante viaggio intorno al jazz, ai suoi stili, ai suoi strumenti e ai suoi personaggi.
E a fare da colonna sonora, in esclusiva mondiale per i lettori di minimum fax, la prima raccolta antologica dei brani più belli di Enrico Rava, selezionati dall'autore.








Uomo Faber 

Fabrizio Càlzia Ivo Milazzo edizioni Feltrinelli



Tina o Maria - Riflessi di una vita edizioni NPE





  • «Non vorrei morire in un ruolo sbagliato, ma con il mio vero volto».


Le nebulose informazioni sulla vita artistica, l’attività politica e la morte inaspettata di Tina Modotti, vagamente avvolta di mistero, hanno contribuito senza dubbio a gettare ombre e incertezze sulla divulgazione dell’immagine di una persona scomoda a molti negli anni del Dopoguerra.
Una donna che ha lottato sempre con le proprie capacità per trovare e vivere una dimensione esistenziale che somigliasse a lei e ai suoi ideali. Dunque, una signora dalla tempra friulana e la bellezza mediterranea, con naturali debolezze ma unica e libera.

Edizioni NPE ha l'onore di presentare questo inedito del maestro Milazzo, dedicato alla figura controversa e misteriosa dell'artista Tina Modotti. Un volume che ha visto la luce dopo anni di attente e scrupolose ricerche storiografiche e fotografiche sulla vita di questo personaggio fondamentale e artisticamente imprescindibile.

«Sempre, quando le parole arte e artistico vengono applicate al mio lavoro fotografico, ho un’impressione sgradevole determinata certamente dal cattivo uso e dall’abuso che di questi termini si fa. Mi considero una fotografa, niente di più [...]
Desidero fotografare ciò che vedo, sinceramente, direttamente, senza trucchi, e penso che possa essere questo il mio contributo a un mondo migliore».
Tina Modotti, 1926

Tina Modotti era una fissa di Valerio (Peretti Cucchi), formidabile battutista e grande illustratore. A Striscia lo chiamavo l’“autore terzomondista”, perché più che alle star era interessato ai comici non ancora sviluppati e a fenomeni che definire di nicchia sarebbe già un’esagerazione.
Trent’anni fa Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, detta “Tina”, non era ancora protagonista di biografie più o meno romanzate né del progetto, per ora non realizzato, di un film interpretato da Madonna. La Modotti era di stranicchia, per palati gourmet. Come si poteva non restare affascinati da una bella donna con lo sguardo triste (il più intrigante), emigrata friulana, sartina, attrice, modella, scrittrice, prostituta d’alto bordo, fotografa, spia, volontaria del Soccorso Rosso Internazionale, agente provocatore?









 20 GENNAIO 2024 AUDITORIUM DELLA FILARMONICA 

"L'intelligenza non è artificiale per umani e umanoidi"

Alberto Diaspro è Professore Ordinario di Fisica Applicata presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Genova (UNIGE), Direttore della ricerca in Nanoscopia presso l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), Ricercatore affiliato presso l'Istituto di Biofisica (IBF) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ), Accademico ordinario dell'Accademia Ligure delle Scienze e degli Studi Umanistici. Direttore del Nikon Imaging Center presso IIT. Presidente del consiglio scientifico del Festival della Scienza. E’ co-fondatore della start-up “Genoa Instruments”

         (1978-1983) Dottorato di Ricerca in Ingegneria Elettronica, Dip. di Biofisica e                                     IngegneriaElettronica, Università di Genova, Italia.

          (1984) Abilitazione all'attività professionale di Ingegneria Elettronica.
(1983-1987) Consulente per la Ricerca e Sviluppo di Sistemi Automatizzati - Orsi Automazione, IT.
(1985-1987) Professore post-dottorato e a contratto, Istituto di Biofisica, Facoltà di Medicina, Università di Genova, IT,
(1987-1988) Consulente scientifico sulla diffusione 3D a microonde di oggetti metallici, Aeritalia SaiPa, Torino, IT,
 
Dichiarazione personale.


Citazione AD (breve)
AD ha fornito contributi originali e innovativi allo sviluppo e all'applicazione della microscopia ottica nei regimi lineare, non lineare e di super-risoluzione e all'impatto critico sulla biofisica cellulare e molecolare.

d.C. in breve.
Alberto Diaspro è Professore Ordinario di Fisica Applicata presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Genova (UNIGE), Direttore della ricerca in Nanoscopia presso l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), Ricercatore affiliato presso l'Istituto di Biofisica (IBF) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ), Accademico ordinario dell'Accademia Ligure delle Scienze e degli Studi Umanistici. Nel 2014 Toshiuki Masai, Presidente di Nikon Instruments, Giappone, ha nominato AD come Direttore del Nikon Imaging Center presso IIT. È stato vicedirettore e direttore di dipartimento presso IIT (2009-2019), presidente di OWLS, EBSA e vicepresidente nominato ICO. L'esperienza di ricerca specifica dell'AD è legata alla progettazione, realizzazione e utilizzo di strumentazione ottica e biofisica applicata all'oncologia molecolare (cromatina, endocitosi e meccanismi di adesione), alle neuroscienze (mappatura del cervello e segnalazione della rete neuronale) e ai materiali intelligenti (somministrazione intelligente di farmaci e materiali nanocompositi ). AD ha progettato e realizzato il primo spettrometro CIDS italiano (1987), il primo microscopio multifotone italiano (1999) e un “nanobiorobot” artificiale ibrido (2000-2005). Ha diretto la progettazione e realizzazione della 1a architettura italiana di nanoscopia presso IIT (2008). Tra gli sviluppi internazionali, AD ha introdotto metodi chiave nella microscopia ottica e correlativa, vale a dire: Scattering differenziale di intensità circolare (CIDS) senza etichetta per studiare l'organizzazione della cromatina-DNA accoppiato con super risoluzione, localizzazione di singole molecole a livello di singola molecola accoppiata con illuminazione del piano selettivo microscopia (IML-SPIM) per studiare oggetti spessi come aggregati tumorali, microscopia a deplezione a emissione stimolata da due fotoni a lunghezza d'onda singola (SW-2PE-STED), attivazione a due fotoni e commutazione di proteine ​​fluorescenti verdi ingegneristiche e nanoscopia correlativa (AFM-STED) . AD è co-fondatore della start-up “Genoa Instruments”, la prima azienda italiana dedicata allo sviluppo di microscopi ottici super risolti basati sull'accoppiamento di microscopia a scansione di immagini e array di rilevamento di singoli fotoni. AD ha pubblicato più di 450 articoli scientifici, 18000 citazioni, H=63 (fonte Google Scholar). Tra i suoi 6 libri: Diaspro, A. (Ed.) (2001) Confocal and Two-Photon Microscopy, Wiley. È redattore capo di Microscopy Research and Technique. AD è membro SPIE, membro senior dell'IEEE e dell'OSA.
AD ha ricevuto l'Emily M.Gray Award per il tutoraggio in Biofisica nel 2014 e il Premio per la Comunicazione Scientifica della Società Italiana di Fisica nel 2019. Dal 2016 AD è Presidente del Consiglio Scientifico del “Festival della Scienza” - www.festivalscienza.eu . AD ha progettato e organizzato la mostra scientifica “Beyond Science” e “Pop Microscopy”, che è stata utilizzata anche come testimonial per i 500 anni di Leonardo presso l'Ambasciata Italiana negli USA, Washington DC. Recentemente ha pubblicato un popolare libro in italiano, “Quello che gli occhi non vedono” con Hoepli (2020), tradotto e pubblicato da Springer (2022) come "Expedition into the Nanoworld). La maggior parte delle attività di divulgazione possono essere trovate su https ://peerj.com/Diaspro/ Dal 2021 AD è stato nominato Presidente della Società Italiana di Biofisica Pura e Applicata (SIBPA) e nel 2022 ha ricevuto il Premio Gregorio Weber per l'eccellenza negli studi, teoria e applicazione della fluorescenza.
 
Incarichi, incarichi scientifici e riconoscimenti (selezionati)

Esperienze accademiche e di ricerca
(2018-oggi) Professore Ordinario di Fisica Applicata presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Genova; (2018-oggi) Socio Accademico dell'Accademia Ligure delle Scienze e Scienze Umanistiche; (2019-oggi) Co-fondatore start-up Genoa Instruments; (2014-oggi) Direttore Scientifico Nikon Imaging Center presso IIT; (2009-oggi) Direttore di Ricerca del Dipartimento di Nanofisica presso IIT , PI, Vicedirettore dell'IIT; (2007-2012) Direttore della ricerca su Microscopia e Nanoscopia di Biomolecole, IFOM-FIRC Istituto di Ricerca sul Cancro, Milano, IT; (1989-2000) Brevi attività di ricerca presso Drexel University (Philadelphia), Universidad Autonoma de Madrid (Spagna), Accademia Ceca delle Scienze (Praga), LFD, Dpt.Physics, University of Illinois (Urbana-Champaign).

Premi, riconoscimenti e attività (selezionato)
(2022) Premio Gregorio Weber per l'eccellenza negli studi sulla fluorescenza; (2022) EOS (European Optical Society) Fellow (2021-oggi) Presidente della Società Italiana di Biofisica Pura e Applicata - SIBPA; (2019) Premio Comunicazione Scientifica SIF (Società Italiana di Fisica); (2016) Membro senior dell'OSA-Optica (Optical Society of America); (2016-oggi) Presidente del Consiglio Scientifico del "Festival della Scienza", Italia; (2014) Premio Emily M. Gray della Biophysical Society in riconoscimento del contributo significativo alla formazione in biofisica; (2014) Fellow della SPIE (Società internazionale di ottica e fotonica); (2011-2012) Testimonial “Life in Science” del Comune di Genova; (2011) Presidente di OWLS (Optics Within Life Sciences); (2009) Presidente dell'EBSA (European Biophysical Societies' Association), (1994) Membro senior dell'IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers); Redattore capo del dipartimento di ricerca e tecnica della microscopia (Wiley). H=63 (Google Scholar) >450 pubblicazioni scientifiche, >250 conferenze su invito. Attività di divulgazione: mostre "Beyond Science" e “Pop Microscopy” e libro “Expedition into the Nanoworld” (Springer 2022).
 
Conferenze scientifiche su invito (selezionate su >250 inclusa la diffusione)

1. Keynote Weber Lecture Prize, Weber Symposium on Fluorescent, (2023) Punta de Este, Uruguay, “Il microscopio multimodale e l'allegoria della caverna di Platone. Aumentare la conoscenza accoppiando fluorescenza e meccanismi di contrasto senza etichetta”.
2. Lezione di apertura, Fluorescent Neuro-Imaging and Photonics (FNIP) che celebra gli 800 anni dell'Università di Padova – Padova, Italia – 29 settembre 2022 - “Microscopia ottica multimodale, dalla fluorescenza al label-free”.
3. Keynote Plenaria "Relazione generale" - 106°° Congresso, Società Italiana di Fisica (2020), Milano, "Microscopia ottica su scala nanometrica della macchina biologica",Virtual due to COVID-19.
4. Seminario alla Columbia University – Invitato dal Premio Nobel Prof. Martin Chalfie, New York, USA. 5 febbraio 2020. Un "microscopio per la diversità della luce" per un approccio multi-messaggero allo studio del campione biologico.
5. Metodi di imaging avanzati (AIM) 2020 –Università della California, Berkeley, USA. 30 gennaio 2020. La microscopia ottica multi-messaggero accoppia la fluorescenza e l'imaging senza etichetta.
6. Keynote Plenary SPIE BiOS Hot Topics (2017) “The Extra Microscope”, San Francisco, USA.
7. Keynote Plenaria FOM Focus on Microscopy (2015) “Il percorso dalla super-risoluzione al premio Nobel 2014” Goettingen, Germania.
8. XXX CONGRESO ANNUAL - Corso SAN-ISN “Metodi all'avanguardia nella ricerca sulle neuroscienze” – Mar Del Palta, Argentina – 27-29 settembre 2015. “Nanoscopia 2.0. Tecnologie convergenti e correlative”.
9 Lezione principale. V Seminario Internazionale sulle Nanoscienze e le Nanotecnologie – l’Avana,
10. Keynote, Imaging ottico funzionale – IBIOS. (2011) "La ricerca nelle scienze della vita richiede la terza dimensione con un'elevata risoluzione spaziale e temporale", Università di Nottingham, Ningbo Campus, Cina.

Conferenze di divulgazione scientifica su invito (recenti selezionate oltre >250 comprese quelle scientifiche pure)
1. Science is Cool! Lezione di Natale Università di Pavia – Pavia, Italia – 19 dicembre 2022 – “Ho visto cose!”
2. Lectio Magistralis, Università Milano Bicocca – Milano, Italia – 5 dicembre 2022 – “Ho visto cose! La bellezza e il piacere della ricerca nell'era del metaverso”.
3. Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, “La Grande Bellezza dell'immagine scientifica” – Palazzo di Brera, Milano, Italia – 24 maggio 2022 – “Ho visto cose! L'esplorazione del vivente tra DNA e proteine”
4. Festa di Scienza e di Filosofia 2022 – (organizzatore Pierluigi Mingarelli) Foligno, Italia – 24 aprile 2022 – “Come una molla carica. Assorbire conoscenza, rilasciare Scienza”
5. Festival della Scienza – Cagliari, Italia – 9 novembre 2021. “Bellezza chiama passione, passione chiama ricerca”
6. Festival della Comunicazione 2021 – (organizzatore Danco Singer), Camogli – 11 settembre 2021 – “Mayday ! Primo Maggio! Futuro chiama Conoscenza”.
7. Loving Books - Dialoghi di e sui libri – Biblioteca universitaria di Genova. 26 marzo 2021. Dialogo con Francesca Vecchioni e Nicla Vassallo “Pregiudizi inconsapevoli”.
8. Festival dell'Acquedotto – Teatro dell'Ortica, Genova, Italia – 3 settembre 2020. “Una Famiglia per la Scienza. Aspettatevi l'inatteso! Homo Galacticus tra scienza e fantascienza”
9. TEDX Milano 2019 – (organizzatori Dr. Catherine e François de Brabant), Teatro Dal Verme Milano, Italia. 29 settembre 2019. “Uragano nanotecnologico”
10. Piccolo Teatro di Milano, “Nanotecnologie per il vivente” duetto con l'attrice Lucia Marinsalta in “Natura magistra scientiae L'evoluzione diventa tecnologia!”, Chiostro Nina Vinchi, Milano, 17 maggio 2016 Presidente


/Direttore di incontri scientifici (selezionati su 40)
2020 Scuola di fisica “ENRICO FERMI”- Corso 210: Microscopia ottica multimodale e nanoscala, Varenna, IT - spostato al 2022 a causa dell'emergenza COVID-19. 2019 Scuola di Microscopia Ottica su Nanoscala, IVSLA, Venezia, IT; 2016 43° Corso, Scuola di Biofisica “Antonio Borsellino” - Centro Ettore Majorana, Erice, IT; 2015 LSFM (Light Sheet Fluorescent Microscopy), Conferenza, Genova, IT; 2013 Convegno MAF13 (Metodi e Applicazioni della Fluorescenza), Genova IT; 2012 Convegno OWLS2012 (Optics Within Life Sciences), Genova IT. 2009 Conferenza EBSA (European Biophysical Societies' Association), Genova IT; 2003 FOM Focus sulla Microscopia, Genova, IT.
Organizzazione di > 20 workshop pratici avanzati sulla Microscopia Ottica Avanzata dal 2000.
Organizzazione di 5 scuole Nikon Imaging Center sulla microscopia avanzata, dal 2014.
Board internazionale SPIE Photonics West, Multiphoton Microscopy, dal 2000.
 
Incarichi istituzionali, commissioni di fiducia, società e riviste (selezionate)
Dal 2015 Membro del panel ERC PE3 StG. Valutatore esperto CZI (Chan Zuckerberg Initiative). Responsabile dei Peer per la valutazione del Dipartimento di Nanobiotecnologia, Università delle Risorse Naturali e delle Scienze della Vita Vienna - BOKU. Valutatore, tra gli altri, del progetto Agora del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, “The Nature of Artificial Intelligence”. Comitato di valutazione Centro scientifico nazionale, Polonia, pannello ST3. Membro del comitato consultivo scientifico del Cluster of Excellence “Microscopia su nanoscala e fisiologia molecolare del cervello (CNMPB)”, Goettingen, Germania. Membro Comitato Consultivo Internazionale Nano5 - Seminario Internazionale sulle Nanoscienze e le Nanotecnologie - Centro Studi Avanzati (CEAC) – CUBA. Ho fatto parte di diverse commissioni per la valutazione dei progetti o per la selezione dei professori. Ho partecipato a commissioni di valutazione di programmi di ricerca. Revisore per enti di ricerca in Italia, Europa, USA, Cina. Redattore capo del Wiley Journal "Microscopy Research and Technique". Membro del comitato editoriale e revisore per riviste specializzate (gruppo Nature, Wiley, Elsevier, Springer, Frontiers, OSA, SPIE). Membro del Comitato per le Relazioni Internazionali della Biophysical Society. Mentore del Capitolo Studenti della Biofisica@Genova Biophysical Society.
 
Supervisione dottorandi e assegnisti post-dottorato (selezionati over 40)
Agnieszka Pierzynska-Mach (PostDoc 2017-18) Responsabile del progetto. Azioni Marie Sklodowska-Curie dell’UE, IIT; Luca Lanzano' (2013-20 PostDoc), Prof. Appl.Phys, Univ. di Catania; Giuseppe Vicidomini (2008, 2011-3 PostDoc, 2013-19 Res.), Tenure PI, IIT, Genova - ERC Starting Grant; Benjamin Harke (2011-3 PostDoc, 2013-16 Res.), Manager e fondatore Abberior Instr., DE; Takahiro Deguchi, (2016-20 PostDoc) Ris. EMBL, Heidelberg; Paolo Bianchini (2008, 2009-14 PostDoc, 2014-8 Ris.) Ris. Tech., IIT.; Marti Duocastella (2017 PostDoc), Lect. Serra Hunter, Dipartimento di Fisica Appl., Univ. di Barcellona. Francesca Cella Zanacchi (2009, 2010-9 PostDoc) Ris., Dip. di Fisica, Univ. di Pisa; Emiliano Ronzitti (2010) Res., Wavefront Engineering Group, Univ.Paris Descartes; Kseniya Korobchevskaya (2013) Scienziata, Kennedy Inst. di Reumatologia, Univ. di Oxford; Silvia Galiani (2014) Scienziata, MRC, Weatherall Inst. di Mol. Med., Univ. di Oxford; Jenu Varghese Chacko (2014) Ris. Laboratorio. Opz.Comput. Istituto, Madison, WI, USA; Ivan Coto Hernandez (2015) Res., Harvard Medical School; Lorenzo Scipioni (2018) PostDoc, Univ. della California, Irvine, USA; Melody Di Bona (2019) PostDoc, Memorial Sloan Kettering Cancer Center, New York; Giulia Zanini (2019) PostDoc, Dip. Bioingegneria, Univ. del Maryland, Baltimora; Elena Cerutti, dottore di ricerca. Ricercatore, Ospedale Policlinico San Martino, Genova (2022).




FONDI DI RICERCA (selezionati)

2022 – PNRR IR SEELIFE Eurobioimaging – Unità di Ricerca presso il Dipartimento di Fisica dell'Università di Genova – 2.200 KEuro circa; 2022 – PNRR MNESYS Progetto Neuroscienze UNIGE; 2022- PNRR NQSTI progetto Istituto Nazionale delle Scienze e Tecnologie Quantistiche - IIT; 2015- 2021 EUROBIOIMAGING - EU FP7 UNIONE EUROPEA – IT - 250kE – Microscopia ottica avanzata; 2018-2021; 2019- 2021 Qchromdek- H2020-MSCA-IF-2018 – 170 kE Supervisore - Studio delle dinamiche specifiche nell'organizzazione della cromatina; PRIN 2017- MIUR – IT- 160 kE - “Integrazione di tecniche spettroscopiche e di imaging all'avanguardia per l'analisi strutturale dei macchinari delle cellule viventi dal livello atomico a quello cellulare”, 36 mesi, settore di ricerca europeo PE4, prot. 20177XJCHX_003; 2013 – 2016 PRIN 2010-201 MIUR – IT 140 kE - “L'equilibrio tra eccitazione ed inibizione nel sistema nervoso centrale: trasmissione sinaptica, plasticità e sinaptopatie” per la realizzazione di un “Sistema ibrido di microscopia ottica a super risoluzione”, 36 mesi, prot. 2010JFYFY2_002; 2012 – 2015 LANIR (Label free Nanoscopy using InfraRed) - FP7 EU NMP – IT 490 kE; 2007 – 2012 Microscopia e Nanoscopia per inseguimento dinamico di biomolecole in 3D in sistemi cellulari IFOM-FIRC – IT 350 kE.
 

Contributi alla

citazione scientifica (esteso)
AD ha fornito contributi significativi e fondamentali allo sviluppo di metodi e architetture sperimentali in microscopia ottica volti a comprendere i meccanismi molecolari alla base delle funzioni cellulari e i relativi malfunzionamenti. Nel pieno spirito dell'approccio biofisico, ha saputo coniugare in modo decisivo fisica e biologia per studiare il delicato rapporto tra struttura e funzione a livello cellulare e molecolare. Ha introdotto in modo originale l'uso della diffusione della luce polarizzata come metodo label-free, dimostrandone teoricamente e sperimentalmente l'applicazione allo studio dei biopolimeri. È stato un innovatore dalla microscopia ottica tridimensionale alla superrisoluzione. È stato un pioniere nella microscopia di localizzazione di singole molecole per la fotoattivazione e la fotocommutazione a due fotoni di proteine ​​fluorescenti. È stato il primo a sviluppare la microscopia di localizzazione di singole molecole super-risolta su campioni spessi, cioè su aggregati di cellule tumorali. Ha dimostrato la possibilità di utilizzare una singola lunghezza d'onda per eccitare e "impoverire" con stati di eccitazione a due fotoni ad emissione stimolata nel campo della superrisoluzione e ha creato il primo sistema di nanoscopia ottica correlativa alla forza atomica. Non c'è settore avanzato della microscopia ottica che non abbia visto il contributo originale di Alberto Diaspro, indiscusso leader mondiale in questo campo. Le sue idee originali hanno contribuito alla formazione dei ricercatori in virtù di una preparazione forgiata con una leadership generosa e intransigente allo stesso tempo. Alberto Diaspro ha saputo portare la microscopia ottica ai suoi massimi livelli con entusiasmo, passione e una visione sempre proiettata al futuro in modo unico nel panorama internazionale per l'originalità e l'ampiezza delle metodiche. Alberto Diaspro ha fornito un contributo concreto, innovativo e fondamentale alla ricerca scientifica e alla sua divulgazione.

Interessi di Ricerca.
I principali interessi scientifici sono legati alla progettazione, realizzazione e utilizzo di microscopi ottici avanzati multimodali a fluorescenza e label-free per studiare l'organizzazione della cromatina e il traffico neuronale dalla micro alla nanoscala.
 
Di seguito viene riportata una selezione di contributi significativi nel campo della microscopia ottica che dimostrano l’impatto riconosciuto a livello internazionale della ricerca originale e pionieristica sull’AD. AD ha inoltre saputo formare giovani ricercatori che oggi occupano posizioni di eccellenza in tutto il mondo portando alta la bandiera della scuola italiana di microscopia nata presso il DiasproLab. AD è cofondatore della start-up Genoa Instruments (2019) strumenti ad alte prestazioni per garantire tecnologie di ricerca all'avanguardia e cicli di sviluppo brevi (https://www.genoainstruments.com)

Diritti di proprietà industriale (selezionati su >15)
1. Microscopia ad accesso casuale con deplezione di emissioni stimolate (STED). Priorità IT 0001416928 rilasciata il 20.07.2015; EP2976670; US 9810966, JP 6511433.
2. Microscopia a deplezione di emissioni stimolate (STED) basata sul time gating del fascio di eccitazione e sul rilevamento sincrono dell'emissione di fluorescenza. Priorità IT 0001419819 rilasciata il 11.12.2015; Stati Uniti 9772285, JP 6454344, EP3033610.
3. LIQUITOPY: marchio registrato il 19/01/2018. EP 017149451.
4. Metodo di microscopia a deplezione di emissioni stimolate ad alta risoluzione spaziale. – Priorità IT 102017000118432 emesso il 22.01.2020; Internazionale domanda di brevetto PCT n. WO 2019/077556. (USA, EP)
5. Metodo di imaging risolto nel tempo con elevata risoluzione spaziale. Priorità IT 102018000001891 rilasciata il 20.03.2020; Internazionale domanda di brevetto PCT n. PCT/IB2019/050595. (US, JP, CN, EP)


Pubblicazioni selezionate (oltre >450, database pubblici GOOGLE, SCOPUS, PUBMED, ISI, LOOP)
 1. Ashraf MW, Diaspro A. (2022) On the strutturarorganisation of macromolecules using chiral Sensitive Differential Scattering di luce polarizzata circolarmente, Optics Communications,
522: 128639.
2. Le Gratiet A., Lanzano L., Bendandi A., Marongiu R., Bianchini P., Sheppard CJR, Diaspro A. (2021) Phasor approccio of Mueller Matrix Optical microscopia a scansione per l'imaging di tessuti biologici. Diario biofisico. 120:1-14.
3. Castello M., Tortarolo G., Buttafava M., Deguchi T., Villa F., Koho S., Pesce L., Oneto M., Pelicci S., Lanzano L., Bianchini P., Sheppard C., Diaspro A., Tosi A., Vicidomini G. (2019) Una piattaforma robusta e versatile per la microscopia a scansione di immagini che consente FLIM a super risoluzione. Metodi naturali16 (2): 175-178.
4. Sarmento MJ, Oneto M., Pelicci S., Pesce L., Scipioni L., Faretta M., Furia L., Dellini GI, Pelicci PG Bianchini P., Diaspro A., Lanzanò L. (2018) Exploiting the sintonizzabilità della microscopia a deplezione di emissioni stimolate per l'imaging a super risoluzione di strutture nucleari. Comunicazioni sulla natura. 9: 3415.
5.Duocastella M., Sancataldo G., Saggau P., Ramoino P., Bianchini P., Diaspro A. (2017) Microscopio volumetrico a foglio di luce veloce senza inerzia. Fotonica ACS. 4(7): 1797-1804.
6. Lanzanò L., I. Coto Hernández, M. Castello, E. Gratton, A. Diaspro e G. Vicidomini (2015) "Codifica e decodifica delle informazioni spazio-temporali per la microscopia a super risoluzione", Nature Communications, vol. 6, n. 1, pag. 1347,
7. Bianchini P., Harke B., Galiani S., Vicidomini G., Diaspro A. (2012) Imaging a super risoluzione 2PE-STED a lunghezza d'onda singola. PNAS 109 (17): 6390 - 6393.
8.Cella Zanacchi F, Lavagnino Z., Perrone Donnorso M., Del Bue A., Furia L., Faretta M., Diaspro A. (2011) Imaging 3D a superrisoluzione di cellule vive in campioni biologici spessi. Naz. Metodi. 8 (12): 1047 – 1049.
9. Palamidessi A., Frittoli E., Garré M., Faretta M., Mione M., Testa I., Diaspro A., Lanzetti L., Scita G., Di Fiore PP. (2008). Il traffico endocitico di rac è necessario per la restrizione spaziale della segnalazione nella migrazione cellulare. Cellula. 134(1): 135–147.
10. Schneider M., Barozzi S., Testa I., Faretta M., Diaspro A. (2005). Proprietà di attivazione e eccitazione a due fotoni di PA-GFP nella regione 720–920 nm, Biophysical Journal, 89 (2): 1346-1352.
 
Articoli di revisione (selezionati)
1. Diaspro A., Bianchini P. (2020) Optical nanoscopy. Riv. Nuovo Cim. 43(8):1-71
2. Vicidomini G., Bianchini P., Diaspro A.(2018) STED superresolved microscopy. Naz. Metodi 15:173–182.
3. Hell SW, Sahl SJ, Bates M., Zhuang X., Heintzmann R., Booth MJ, Bewersdorf J., Shtengel G., Hess H., Tinnefeld P., Honigmann A., Jakobs S., Testa I. , Cognet L., Lounis B., Ewers H., Davis SJ, Eggeling C., Klenerman D., Willig KI, Vicidomini G., Castello M., Diaspro A., Cordes T. (2015) La super-risoluzione del 2015 tabella di marcia per la microscopia. J. fisico. D 48 (44): 443001.
4. Deschout H., Zanacchi FC, Mlodzianoski M., Diaspro A., Bewersdorf J., Hess ST,Braeckmans K. (2014) Precisamente e accuratamente localizzare singoli emettitori nella microscopia a fluorescenza. Naz. Metodi. 11:253-266.
5. Diaspro, A.; Chirico, G. & Collini, M. (2005) Eccitazione della fluorescenza a due fotoni e tecniche correlate in microscopia biologica. Revisione trimestrale Biofisica. 38(2): 97-166.

Elenco completo delle pubblicazioni:
https://scholar.google.com/citations?hl=it&user=FtRb-LIAAAAJ&view_op=list_works&sortby=pubda


 











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                                                         LIBRI                                                                      


Fondamenti e miscroscopia a fluorescenza: esplorare la vita con la luce

Partha Pratim e Alberto Diaspro edizioni Sprienger

Questo libro inizia a un livello introduttivo e conduce il lettore agli argomenti più avanzati nell'imaging a fluorescenza e nelle tecniche di super-risoluzione che hanno consentito nuovi sviluppi come il nanobioimaging, la microscopia multifotonica, la nanometrologia e i nanosensori.
L'argomento interdisciplinare della microscopia a fluorescenza e dell'imaging richiede una conoscenza completa dell'ottica dell'imaging e della fisica molecolare. Pertanto, questo libro affronta l'argomento introducendo concetti di imaging ottico prima di approfondire i sistemi di imaging avanzati e le loro applicazioni. Inoltre, la teoria degli orbitali molecolari costituisce una base importante per presentare la fisica molecolare e acquisire una comprensione completa dell'interazione luce-materia nel fuoco geometrico. Le due discipline hanno una certa sovrapposizione poiché la luce controlla gli stati molecolari delle molecole e, viceversa, gli stati molecolari controllano la luce emessa. Questi due meccanismi insieme determinano fattori essenziali di imaging come la sezione trasversale molecolare, lo spostamento di Stoke, gli spettri di emissione e assorbimento, la resa quantica, il rapporto segnale-rumore, il trasferimento di energia di risonanza di Forster (FRET), il recupero della fluorescenza dopo il fotosbiancamento (FRAP) e durata della fluorescenza. Questi fattori costituiscono la base di molti dispositivi basati sulla fluorescenza.

Il libro è organizzato in due parti. La prima parte tratta i fondamenti dell'ottica per l'immagine e le sue applicazioni. La parte avanzata si occupa di diverse tecniche di imaging e della relativa strumentazione che sono state sviluppate nell'ultimo decennio puntando verso l'imaging illimitato con diffrazione di campo lontano.





Quello che gli occhi non vedono. Il microscopio : storia di un pezzo di vetro e dell'arcobaleno

Alberto Diaspro edizioni Hoepli

La più recente strumentazione ha permesso di arrivare a vedere quello di cui sono fatte le cose che ci circondano con un continuo maggior dettaglio, passando dal centinaio di micrometri al centinaio di nanometri per arrivare alla supervista con la capacità di localizzare con precisione quasi atomica gli oggetti. Attraverso un percorso sia storico (da Galileo all’Istituto Italiano di Tecnologia) sia tecnico (superrisoluzione, superocchi, intelligenza arti ciale), l’autore mostra come a partire dall’incontro della luce dell’arcobaleno con la materia attraverso un pezzo di vetro curvo si siano sviluppate tecnologie ad altissima sofisticazione che portano a soluzioni di grande efficacia per ricerche e diagnosi sempre più precise.


Expedition into the Nanoworld: An Exciting Voyage from Optical Microscopy Nanoscopy

Alberto Diaspro edizioni Springer
 

The story of microscopy over the years is one of wonder, revelation, and even love. What better words could there be to describe the amazing things that we have been able to see, learn and accomplish thanks to the progress made in this field? A love story between a pieace of glass and the rainbow with an original soundtrack mad of poetry and music.

From Galilei’s initial foray into basic optical microscopy, including the Camillo Golgi and Giuliano Toraldo di Francia lessons, to such later developments as time-resolved microscopy, multi-photon microscopy and three-dimensional microscopy to innovations such as optical nanoscopy, bioimaging and super resolution imaging, the book seeks to take the reader, be they scientist or layperson, on a journey through the evolution of the microscope and its many uses, including in the field of medicine.

The author uses visible light as a through-line to unite the various chapters, as well as using fluorescence as a touchpoint from which to map the changes in the science, a significant choice, as it, along with label-free approaches and the addition of artificial intelligence, form the natural environment for development of the modern multi-messenger microscope towards bioimaging at the nanoscale.








2 DICEMBRE 2023 AUDITORIUM DELLA FILARMONICA 

"Occupiamoci di finanza prima che "lei" si occupi di noi"

La finanza è la disciplina economica che studia i processi e le scelte di investimento e finanziamento, soffermando l'analisi sul lato prettamente tecnico, cioè prezzatura (pricing), copertura (hedging) e valutazione delle attività oggetto dell'investimento o finanziamento.

Per finanza etica si intende un insieme di attività finanziarie sviluppate con metodi, strategie e strumenti che, discostandosi dall'ottica del massimo profitto, consentono di perseguire un congruo guadagno anche attraverso l'assunzione di impegni di rilevanza sociale.

Andrea Barolini. è un giornalista economico e ambientale, direttore della testata online “Valori” (valori.it). Valori è la testata giornalistica di proprietà della Fondazione Finanza Etica, promossa da Banca Etica ed Etica Sgr. La fondazione culturale costituita da Banca Etica e da Etica sgr con il compito di promuovere, diffondere e approfondire i principi, le buone pratiche e gli sviluppi della finanza etica e della nuova economia.

Andrea  Barolini collabora con giornali, portali, tv e agenzie in Italia, Francia e Svizzera. Valori promuove FestiValori, la cui ultima edizione si è tenuta a Modena dal 20 al 23 ottobre 2023.

"Vivo in Francia, amo le passeggiate in montagna, le storie di Kapuściński, la neve, le persone appassionate, le descrizioni di Calvino, le canzoni di De Gregori, la Bretagna, Keynes, il peperoncino e il museo Marmottan. Faccio da dieci anni il giornalista economico e ambientale nella speranza di riuscire a lanciare un sassolino nello stagno: scrivere per fare eco all’eco non serve a niente. Detto ciò, il pomeriggio ideale è quello passato davanti ai fornelli in attesa di cenare con gli amici."

Citazione preferita “Ci sforziamo di dare un senso, una forma, un ordine alla vita, e alla fine la vita fa di noi quello che le va” (Fernando Aramburu)


Claudia Vago è project manager di Valori.it dal 2017 e si occupa di progettare le strategie di diffusione dei contenuti del sito. E' Presidente della sezione Anpi di Chiavari.


Valori è la testata giornalistica di proprietà di Fondazione Finanza Etica, promossa da Banca Etica ed Etica Sgr.

Dal 2002 la nostra redazione realizza inchieste e reportage per avvicinare le persone al mondo della finanza e dell’economia. Temi spesso ritenuti “complessi”, ma che ci impegniamo a tradurre in modo comprensibile, perché la qualità della vita, dell’ambiente, delle nostre comunità sono profondamente connesse alle scelte che avvengono nelle aziende e nei mercati.

Dal 2018 abbiamo intrapreso una nuova strada, sviluppata anche grazie all’esperienza di Non con i miei soldi!, per fare arrivare le nostre inchieste ad un numero maggiore di persone, coinvolgendole attraverso un giornalismo capace di valorizzare gli strumenti digitali, sperimentare nuovi media, entrare in relazione con il lettore nelle piattaforme social. 

Lavoriamo per accendere i riflettori sulle ingiustizie del sistema economico, evidenziare le conseguenze su scala locale e globale dei comportamenti individuali, promuovere esperienze alternative di economia sociale e sostenibile.

Valori è anche strumento di educazione finanziaria: l’Italia è tra i Paesi con i più bassi livelli di educazione finanziaria al mondo, noi crediamo in un’educazione finanziaria critica, indipendente, capace di mettere al centro le persone non solo come “clienti”, ma soprattutto come cittadini e cittadine capaci di cogliere le conseguenze non economiche delle azioni economiche.

   








                                                         LIBRI                                                                      


Non con i miei soldi! ed. 2019

edizione Altreconomia

Il sistema finanziario usa il nostro denaro per progetti che devastano l'ambiente o per speculare sul destino di interi Paesi. È il momento di dire basta! Informiamoci e cambiamo insieme la finanza.
"Non con i miei soldi!" ha l'obiettivo di fornire a tutti, risparmiatori e cittadini, gli strumenti per non essere più complici del sistema finanziario.
La finanza globale infatti a più di 10 anni dalla crisi non è cambiata molto: è un sistema ipertrofico, poco efficiente, insostenibile, che somiglia a un casinò in cui pochissime persone si arricchiscono, scommettendo sul fallimento di interi Paesi, investendo in progetti nocivi per l'ambiente oppure speculando sul cibo, fino all'esplosione della prossima "bolla". Ma quel che è peggio è che lo fanno con i nostri soldi! Questo libro è una "scuola", che parte dall'ABC finanziario, spiega con chiarezza i fondamentali della finanza e -tra un'ora di speculazione e una gita nei paradisi fiscali- arriva al master in Finanza Etica. Sì, perché tutti possiamo investire i nostri soldi in progetti a favore delle persone e dell'ambiente.
Le "lezioni" sono a cura di Andrea Baranes, vice presidente di Banca Etica, Ugo Biggeri, presidente di Etica SGR, Andrea Tracanzan, Responsabile Dipartimento Proposta di Finanza Etica, Claudia Vago, project manager di Valori.it e Domenico Villano, sociologo. In copertina: illustrazione di Andrea De Santis.
"Non con i miei soldi!" è realizzato in collaborazione con Fondazione Finanza Etica.



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  18 novembre 2023 AUDITORIUM DELLA FILARMONICA 

"Luigi Tenco - Per la testa grandi idee"

Mario Dentone. Nato a Chiavari nel 1947, è cresciuto a Riva Trigoso e vive a Moneglia. 
Collabora come cultore della materia alle Cattedre di Lingua Italian, Storia del Teatro e dello Spettacolo, Scrittura Creativa e Laboratorio presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Genova. Collabora abitualmente con racconti su personaggi e avvenimenti della storia del Levante ligure a “Il Secolo XIX”.

Ha pubblicato varî romanzi… Equilibrio (1981, vincitore del premio “Rapallo Prove”); Al Mattino Era Notte (1983); Donna di carta velina (1988); Il gabbiano (1995); La Badessa di Chiavari (2007, messo in scena nel 2009 a Savona e su varie piazze, per la regia di Daniela Balestra; nel 2008 al romanzo è stato assegnato il primo premio assoluto “Il Maestrale” per la narrativa edita); la trilogia di Geppin Vallaro: Il padrone delle onde (2010), Il cacciatore di orizzonti (2012) e Il signore delle burrasche (2014); la trilogia di Elisa Luce: La Capitana - 1. L’ammutinamento (2016), La Capitana - 2. L’orgoglio del mare (2019) e La Capitana - 3. Non c’è mai l'ultima onda (2021); in “Mala morte a San Nicolao” (F.Benente-M.Dentone, 2019): Neve rossa al San Nicolao; il primo volume della trilogia di Michele: Un marinaio - 1. La moglie del capitano (2023).
Non mancano racconti e saggi pubblicati su riviste culturali, relazioni a convegni letterari e conferenze: il volume di racconti La prima spiaggia (2007); il saggio biografico Luigi Tenco - Per la testa grandi idee (2008); Gente di mare (2018, storie e persone di Riviera nei racconti pubblicati sul “Secolo XIX”); Gente di mare 2 (2020, feste e tradizioni popolari di Riviera nei racconti pubblicati sul “Secolo XIX”
Da alcuni anni alterna l'attività narrativa con quella teatrale. Ha infatti pubblicato diversi testi, fra cui: Ho sentito cantare un angelo (1990, già rappresentato parzialmente a Genova e dedicato a Nicolò Paganini), Una prigione di vetro (1994, dedicato a Luigi Tenco, in scena a Genova e altrove nel 1997 e rimesso in scena nel 2007), Monsieur Proust (1998, anch'esso rappresentato parzialmente), Un grido taciuto (1999, su Cesare Pavese), Una notte da papa (2001, su Adriano V Fieschi, in scena con successo nelle stagioni 2005-2006), Chi ha vissuto la mia vita? (2005, su Luigi Pirandello, messo in scena nel 2009 a Campobasso per la rassegna Molise in teatro dal Gruppo Maschere Nude "Amici del Teatro Pirandelliano", per la regia di Domenico Oriente), Anche il cielo è caduto (2007, atto unico sul crollo delle Torri Gemelle), La porta aperta (2010, atto unico), Gli occhi (2012, atto unico).
Il testo teatrale su Paganini è stato tradotto per l'Università Bulgara, mentre presso l'Università di Genova sono state discusse due tesi di laurea sul suo teatro e una tesi sui suoi romanzi, tutte con relatrice Graziella Corsinovi che nell'anno 2005-2006 ha anche tenuto un affollato corso monografico sempre sul teatro di Dentone.






Luigi Tenco

Nato il 21 marzo 1938 a Cassine, in provincia di Alessandria, il suo esordio discografico avviene nel 1959 con la pubblicazione contemporanea di due singoli, "Mai" e "Mi chiedi solo amore", riuniti anche in un unico EP.

Cresciuto artisticamente a Genova, da profondo appassionato di jazz, partecipa a differenti esperienze musicali in gruppi che ebbero, tra le fila, anche Bruno LauziGino Paoli e Fabrizio De André. Il suo primo gruppo si chiamava "Jelly Roll boys jazz band" e questo la dice lunga sui suoi gusti personali. I suoi miti di allora si chiamano infatti Jelly Roll Morton, Chet Baker, Gerry Mulligan, Paul Desmond.

Inizialmente il cantautore è accompagnato dal gruppo dei "Cavalieri", fra cui si possono annoverare alcuni fra i più bei nomi della musica italiana come Enzo Jannacci al pianoforte, Gianfranco Reverberi al vibrafono, Paolo Tomelleri al clarino e Nando De Luca alla batteria. Poco considerato da pubblica e critica, per il singolo successivo, "Amore", Tenco usa lo pseudonimo di Gigi Mai.

Un dato curioso da sottolineare e che pochi ricordano è che Tenco nel corso della sua carriera userà altri due pseudonimi: quello di Gordon Cliff nel 1960 per il singolo "Tell me that you love me" (versione inglese di "Parlami d'amore Mariù") e di "Dick Ventuno" per un'edizione del singolo "Quando", sempre del 1960, nonchè per le cover delle canzoni "Notturno senza luna" e "Qualcuno mi ama", incluse nell'antologia "Tutte le canzoni" del 24° Festival di Sanremo (1961).

Dal 1959 al 1963 incide per il gruppo Ricordi un album che prende il suo nome e una ventina di singoli, tra i quali "Mi sono innamorato di te" e "Io sì". Dal 1964 al 65 incide per la Saar (etichetta Jolly) un altro album "Luigi Tenco", intitolato ancora una volta, stranamente, con il suo solo nome e tre singoli. In questo periodo il cantante alterna le canzoni d'amore ("Ho capito che ti amo", "Ah .. l'amore, l'amore") con ballate di carattere sociale ("Vita sociale", "Hobby", "Giornali femminili" e altre ancora), che verranno pubblicati però solo dopo la sua morte.

Nel 1966 firma un contratto con la RCA, per la quale pubblica un album ("Tenco") e due singoli, "Un giorno dopo l'altro" e "Lontano, lontano".

Tenco è salito sul palco per l’ultima volta al Festival di Sanremo del ‘67 edizione numero 17, portando la canzone Ciao amore, ciao , purtroppo i nastri sono andati persi negli archivi Rai e rimangono solo foto e registrazione audio -  Tenco è tornato quindi in albergo, nella stanza 219 dell'Hotel Savoy di Sanremo. Lì, nella notte, un colpo di pistola alla testa ha messo fine alla sua vita. 

Di Luigi Tenco, morto a 28 anni, ci restano un centinaio di brani, alcuni dei quali pubblicati postumi. Canzoni senza tempo, che hanno lasciato un segno nel mondo della musica d'autore italiana e influenzato generazioni di artisti. Tenco cantava la vita, l’esistenza, l’attualità. I suoi testi andavano oltre la tristezza a cui spesso è associato. Erano anche ironici, di protesta, di denuncia. “Perché scrivi solo cose tristi?”, gli è stato chiesto in un’intervista. “Perché quando sono felice, esco”, ha risposto. E parlando con Sandro Ciotti, nel 1962, ha aggiunto: “La mia più grande ambizione è quella di fare in modo che la gente possa capire chi sono io attraverso le mie canzoni, cosa che non è ancora successa”. In un’altra intervista, poi, ha spiegato cosa voleva dire per lui cantare: “Canterò finché avrò qualcosa da dire. E quando nessuno vorrà più ascoltarmi canterò soltanto in bagno facendomi la barba, ma potrò continuare a guardarmi nello specchio senza avvertire disprezzo per quello che vedo”. Il suo messaggio è stato raccolto ed è ancora oggi portato avanti dal Club Tenco, fondato a Sanremo nel 1972 con lo scopo di sostenere la canzone d'autore: hanno partecipato i più grandi cantautori degli ultimi decenni, da Paolo Conte a Francesco Guccini, da Bruno Lauzi a Sergio Endrigo, da Giorgio Gaber a Francesco De Gregori, fino a Fabrizio De Andrè. De Andrè che, per l’amico scomparso, ha scritto il brano Preghiera in gennaio: “Signori benpensanti spero non vi dispiaccia se in cielo, in mezzo ai Santi, Dio, fra le sue braccia, soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte, che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte”.








  Un giorno dopo l'altro

                                                         LIBRI                                                                      

Per la testa grandi idee

Enrico De Angelis e Mario Dentone

L'artista simbolo della canzone d'autore, scomparso drammaticamente nel 1967, raccontato in uno straordinario cofanetto curato da Enrico De Angelis, fra gli organizzatori storici del Premio Tenco, e Mario Dentone. Luigi Tenco - Per la testa grande idee un'opera che raccoglie tutti i documenti video di Luigi Tenco rimasti nelle teche Rai e non solo. Presenti tutti i suoi classici, da Lontano Lontano a Mi sono innamorato di te a Vedrai Vedrai e memorabili momenti televisivi insieme a Lucio Dalla, Ornella Vanoni e i Rokes. Scrive Enrico De Angelis, che insieme a, Mario Dentone ha curato questa straordinaria pubblicazione: "Luigi Tenco non era considerato un personaggio molto televisivo, secondo i canoni correnti. La diffidenza era reciproca, ma probabilmente era più la televisione a tenersi a debita distanza da lui, che non viceversa. Troppo malinconico, volto tenebroso, canzoni difficili, carattere non incline al compromesso. Le testimonianze visive che ci sono rimaste di lui, perciò, sono limitate."




Io sono uno...e nessuno

Federica Minarelli edizioni Feltrinelli

Pavese, senza dubbio e, di sicuro, il Pirandello della pluralità dell'io. Esplicitamente Brecht e Vian. Senz'altro, quell'umore che viene dalla scuola esistenzialista: di Sarte, molto verosimilmente e di Camus per derivazione approssimativa. In maniera allusiva, s'intuiscono l'innominato Heidegger, alcuni lampi sulfurei di Friedrich Nietzsche e, per sorprendente rassomiglianza metabiografica, Carlo Michelstaedter. E poi, il pessimismo di Leopardi, il romanticismo di Foscolo, il decadentismo di Pascoli. I maledetti Baudelaire e Rimbaud e il maledettissimo Céline, per spirito di contraddizione alla buona norma borghese. E lo scandaloso Ovidio. Sono queste le carte, quasi sempre coperte, che abbiamo in mano per decifrare l'enigma che Luigi Tenco ha lasciato dietro di sé, inciso per sempre nel calco delle sue canzoni.



Ognuno è libero. Luigi Tenco e la nascita della canzone d'autore.

Matteo Abatti 

Chi fu Luigi Tenco? Sicuramente un uomo tormentato, un artista che precorse i tempi in modo coraggioso. Rispetto al passato, Tenco abbassò risolutamente lingua e linguaggio della canzone alle vicende della vita quotidiana. Trascinò sulla terra anche il tema universale dell'amore, lo spogliò dei suoi panni celesti per cucirgli addosso quelli dimessi del bisogno. Temi e parole erano in sintonia con la realtà e i sogni dell'epoca che viveva, e decise di non nascondersi alle contraddizioni che esplodevano dentro e fuori di lui: per questo la sua presa sul pubblico più giovane fu forte e immediata. La rivoluzione di Tenco aprì la strada a un modo completamente nuovo di concepire la canzone, che divenne così una forma di comunicazione artistica "di massa", cioè di tutti e per tutti, popolare perché ancorata alla lingua parlata, alla vita materiale di un paese che cambiava, di una generazione che cresceva con una gran voglia di libertà, pace e giustizia.



Un uomo solo

Antonio Iovane edizioni Mondadori

 

Un uomo solo racconta con la forza immersiva del romanzo il tormento, le contraddizioni e i sogni di un artista fuori dal tempo. Sanremo, 26 gennaio 1967. La Riviera è pronta a ospitare il Festival della Canzone Italiana: i giornalisti già parlano di un'edizione rivoluzionaria, perché sul palco si sfideranno la vecchia guardia guidata da Claudio Villa e Domenico Modugno e le voci nuove, come I Giganti, Little Tony, Lucio Dalla. E Luigi Tenco. Tenco è più conosciuto come autore che come interprete ed è lì perché vuole che il grande pubblico impari ad apprezzarlo: ha deciso che d'ora in poi nelle sue canzoni parlerà di problemi sociali, di disoccupazione, di legge sul divorzio, di mafia, e vuole che tutti lo ascoltino, anche il pubblico delle canzonette, perché "le idee non valgono da sole, valgono solo se qualcuno le recepisce". Insieme a Dalida, la diva francese con cui ha avuto un'intensa ma breve relazione, canterà Ciao amore, ciao che racconta la grande emigrazione dalla campagna verso la città, una canzone orecchiabile ma impegnata. Mentre si avvicina il momento dell'esibizione, però, Tenco capisce che sta tradendo se stesso, che lui non ha nulla a che fare con quel mondo. È nervoso, beve, le ultime prove sono un disastro, e quando sale sul palco appare già rassegnato; l'esibizione è pessima, le giurie bocciano la canzone, che non viene nemmeno ripescata. La delusione lo rende furioso, non segue Dalida e gli amici della casa discografica al ristorante, torna in albergo. Alle 2,10 viene ritrovato morto, disteso sul pavimento della sua camera. Attraverso testimonianze e una meticolosa ricerca d'archivio, Antonio Iovane ricostruisce in un lunghissimo piano sequenza l'ultimo giorno di vita di Luigi Tenco ma anche le ore successive, quelle in cui si accavallano dichiarazioni terribili da parte di colleghi cantautori e giornalisti, quelle del più tragico e indegno "show must go on" che l'Italia abbia mai conosciuto. Un uomo solo non cerca di far luce sul presunto suicidio di Luigi Tenco, ma racconta con la forza immersiva del romanzo il tormento, le contraddizioni e i sogni di un artista fuori dal tempo. 








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http://www.mariodentone.it/

https://youtu.be/NiI2ZlhyViI?si=RmuuvTulNVOMCvwF

https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/musica/2024/01/15/lontano-lontano-lettere-racconti-e-interviste-di-tenco_d8bea399-12e9-4988-a36d-15be61712de1.html

https://www.clubtenco.it/

https://www.raiplay.it/video/2023/12/Premio-Tenco-2023---Puntata-del-03012024-fcae1ad7-969c-4e82-9b96-9d185cd4bfbf.html

https://www.facebook.com/clubtenco/

https://youtu.be/MbhO_4ZabkE?si=f75xpoZwX74pjVW8



13 MAGGIO 2023 SALA GHIO SCHIFFINI SOCIETA' ECONOMICA

Angeli e demoni nelle macchine d’altare della cattedrale di Chiavari”

Margherita Levoni- restauratrice

Nasce a Piacenza nel 1984. Dopo il corso triennale in Restauro presso il Museo Ala Ponzone di Cremona, dove si specializza anche in Restauro Policromie e nelle principali tecniche di indagine diagnostica, realizza uno stage di sei mesi presso il Laboratorio di restauro polimaterico dei Musei Vaticani. Dal 2009 lavora nel Laboratorio di Restauro Martino Oberto di Genova, attivo, dagli anni ‘50, per importanti enti pubblici e privati, italiani e stranieri realizzando progetti volti alla manutenzione preventiva programmata e redigendo i condition reports in occasione di prestigiose mostre. In aggiornamento continuo, è in stretta relazione con l’associazione Cesmar7 - Centro per lo Studio dei Materiali per il Restauro - di cui è recentemente diventata il referente per la Regione Liguria.

Il restauro è conservazione della memoria e restaurare un’opera significa tramandare la memoria di un insieme di valori storici e culturali alle generazioni future.“

Quelle che oggi appaiono come macchine d’altare, ubicate nelle ampie nicchie del transetto della cattedrale di Chiavari, costituivano in origine le due casse processionali di altrettante confraternite cittadine, le quali, com’era consuetudine fra le corporazioni religiose liguri, si rivolsero, per ottenerle, alla famosa bottega di Anton Maria Maragliano.

I due gruppi processionali: “San Francesco riceve le stigmate” e “Sant’Antonio Abate tentato”, migrarono in cattedrale alla fine del Settecento, in seguito ai decreti napoleonici di soppressione dei conventi e degli oratori: qui furono allestiti, con alcune modifiche strutturali e di posizionamento, nei grandi e austeri spazi del transetto, allora ancora privo di apparati decorativi.

Le complesse operazioni di restauro affrontate nel biennio 2017-2018 hanno permesso di conferire stabilità ai supporti, risanare il legno e liberare le superfici da una spessa coltre di particellato atmosferico e vernice ingiallita per ritrovare l’intensa policromia originale. 

Sono quindi riemersi i numerosi angeli e demoni, co-protagonisti di rilievo dei due apparati, realizzati da Maragliano e dai suoi collaboratori con una ricerca di resa naturalistica, in un caso, e caricaturale, nell’altro.




















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https://www.studiobertorestauro.com/about-us/

https://youtu.be/TH8E2OMLWaU?si=H6PSz7fCPYgCAQxM

https://www.ilpiacenza.it/attualita/auto-salvato-il-11-08-23-20-50.html

https://independent.academia.edu/LevoniMargherita

https://www.ilsecoloxix.it/levante/2018/06/20/news/chiavari-ritrova-i-capolavori-del-maragliano-1.30503934

https://fondoambiente.it/eventi/arte-musica-e-convivialita-a-voltaggio-la-pinacoteca-dei-cappuccini

http://www.cattedralechiavari.it/restauro-maragliano/



               15 APRILE 2023 SALA GHIO SCHIFFINI SOCIETA' ECONOMICA

                                            "Invecchiano solo gli altri"

I due autori Luca Borzani e Marco Aime ci introducono nel libro scritto a due mani  “Invecchiano solo gli altri”, Einaudi, 2017.



L’età media della popolazione italiana non è mai stata tanto alta, eppure oggi nessuno più si sente vecchio. Definirsi anziani è diventato un tabù; e tutti vogliono rimanere giovani, cedendo alle lusinghe di un'”eterna giovinezza”. La questione della vecchiaia, però, diventerà sempre più centrale e porterà a profondi mutamenti sociali e culturali che ci coinvolgeranno tutti. Spesso gli anziani garantiscono il reddito della famiglia allargata. Si diventa vecchi quando non si è più autosufficienti, ma c’è anche una vecchiaia povera, che è l’altra faccia di una stagione nuova della vita, con tutta l’inadeguatezza del sistema sanitario sancito dalla costituzione.

Senza dimenticare che non si può negare un futuro alle nuove generazioni. Perché essere anziani significa aver imparato molte cose, e dunque prendersi l’autorità e la soddisfazione di raccontarle. Ma significa anche avere il diritto di scoprire uno spazio della vita tutto da reinventare, andare lenti, osservare meglio il mondo, lasciare spazio a chi è più giovane. Occorre ridisegnare il ruolo sociale degli anziani e combattere il conflitto intergenerazionale in atto. Luca Borzani ci accompagna alla riscoperta di una fase dell’esistenza ingiustamente rimossa, che, senza ansie, si può e si deve vivere con pienezza.

Luca Borzani è nato a Genova nel 1955. Laureato in filosofia, è stato docente nei licei e all’Università di Genova e ricercatore presso l’Archivio Storico Ansaldo di cui poi è stato poi membro del consiglio d’amministrazione. Dal 1997 al 2007 è stato assessore del Comune di Genova, prima alla scuola e ai quartieri e poi alla cultura. Tra le altre cose, ha realizzato il “Patto per la Scuola”, il Piano Regolatore per l’infanzia, il progetto di partecipazione della “Città educativa”, la riforma del decentramento municipale. Ha inoltre promosso e presieduto “Consulta delle religioni”, organismo civile a cui aderivano tutte le comunità religiose della città, e della “Consulta per l’Africa”, per favorire specifici progetti di integrazione, a partire dai minori.

Nel 2007 ha ideato e dato vita alla Fondazione Cultura Palazzo Ducale di cui è Presidente fino al 2017. Dal 2008 al 2017 è co-curatore con Donald Sassoon de “La Storia in Piazza”. Tra il 2018 e il 2020 è stato consulente della Compagnia di San Paolo per la valutazione dei progetti sociali e per la scuola. Oggi è editorialista dell’edizione genovese de “la Repubblica”, ha fondato e dirige il mensile “La Città”, è Presidente del Centro Medì per la storia e la ricerca delle migrazioni, membro del comitato direttivo della Gigi Ghirotti e del Centro studi Don Balletto. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Invecchiano solo gli altri (2017, con M. Aime), Appunti sulla città (2018, con D. Alfonso) e La città che resiste (2020, con D. Alfonso) e Guida minima al cattivismo italiano (2020, con M. Aime).









Marco Aime è attualmente ricercatore di Antropologia Culturale presso l’Università di Genova. Marco Aime ha frequentato l'Istituto tecnico industriale statale "Amedeo Avogadro" di Torino, dove si è diplomato, nel 1975, come perito elettrotecnico. Dal 1977 al 1988 ha lavorato presso la Pirelli a Settimo Torinese, portando avanti, nel contempo, gli studi universitari presso l'Università di Torino. La passione per l'antropologia nasce dai primi viaggi extraeuropei compiuti in quel periodo. Il primo, un trekking tra le montagne dell'Hindukush e del Karakorum (Pakistan) nel 1983 e successivamente, nel 1984 in Mali, viaggio a cui deve la passione per l'Africa e in particolare per il Sahel e le regioni desertiche.

Nel 1988 si laurea in Lettere e Filosofia all'Università di Torino con una tesi di antropologia alpina sulle credenze di magia (le "masche") dei montanari della valle Grana (Cuneo). Subito dopo abbandona la fabbrica e si dedica alla professione di giornalista, scrittore e fotografo freelance, collaborando con testate come La StampaAironeAtlanteGulliver.

Nel 1992 vince un dottorato di ricerca in Antropologia culturale ed Etnologia presso l'Università di Torino, nell'ambito del quale intraprende una ricerca sul terreno tra i Tangba-Taneka del Benin settentrionale, addottorandosi nel 1996 con Francesco Remotti con una tesi dal titolo "Il mercato e la collina. Il sistema politico dei Tangba (Taneka) del Benin settentrionale. Passato e presente". Nel 1999 entra come ricercatore presso l'Università di Genova, dove insegna antropologia culturale come professore associato dal 2005 al 2018, quando consegue l'ordinariato.

Ha condotto ricerche sul campo in Africa occidentale (Benin, Mali) e sulle Alpi nonché ha compiuto numerosi viaggi in paesi extraeuropei come: Algeria, Libia, Tunisia, Marocco, Mauritania, Senegal, Mali, Burkina Faso, Benin, Togo, Ghana, Etiopia, Tanzania, R.D. del Congo, Botswana, Namibia, Sudafrica, Yemen, India, Nepal, Myanmar, Thailandia, Ecuador. Dal punto di vista teorico, si interessa prevalentemente alle tematiche legate al concetto di identità e al turismo.

Ha partecipato alle edizioni 2007, 2008 e 2015 del Festival della Mente di Sarzana e alle edizioni 2004, 2007, 2009 e 2012 del Festivaletteratura di Mantova. Consulente scientifico del festival Dialoghi di Pistoia, dedicato all'antropologia del contemporaneo, sin dalla sua nascita, nel 2010, ha partecipato a tutte le edizioni e ha scritto due libri e collaborato a 4 volumi per la collana Dialoghi sull'uomo (Utet).

In ambito letterario, ha vinto il Premio Chatwin e il Premio Albatros con il libro di racconti Taxi Brousse.

Nel 1992 vince un dottorato di ricerca in Antropologia culturale ed Etnologia presso l'Università di Torino, nell'ambito del quale intraprende una ricerca sul terreno tra i Tangba-Taneka del Benin settentrionale, addottorandosi nel 1996 con Francesco Remotti con una tesi dal titolo "Il mercato e la collina. Il sistema politico dei Tangba (Taneka) del Benin settentrionale. Passato e presente". Nel 1999 entra come ricercatore presso l'Università di Genova, dove insegna antropologia culturale come professore associato dal 2005 al 2018, quando consegue l'ordinariato.

Ha condotto ricerche sul campo in Africa occidentale (Benin, Mali) e sulle Alpi nonché ha compiuto numerosi viaggi in paesi extraeuropei come: Algeria, Libia, Tunisia, Marocco, Mauritania, Senegal, Mali, Burkina Faso, Benin, Togo, Ghana, Etiopia, Tanzania, R.D. del Congo, Botswana, Namibia, Sudafrica, Yemen, India, Nepal, Myanmar, Thailandia, Ecuador. Dal punto di vista teorico, si interessa prevalentemente alle tematiche legate al concetto di identità e al turismo.

Ha partecipato alle edizioni 2007, 2008 e 2015 del Festival della Mente di Sarzana e alle edizioni 2004, 2007, 2009 e 2012 del Festivaletteratura di Mantova. Consulente scientifico del festival Dialoghi di Pistoia, dedicato all'antropologia del contemporaneo, sin dalla sua nascita, nel 2010, ha partecipato a tutte le edizioni e ha scritto due libri e collaborato a 4 volumi per la collana Dialoghi sull'uomo (Utet).

In ambito letterario, ha vinto il Premio Chatwin e il Premio Albatros con il libro di racconti Taxi Brousse.










                                                        LINK                                                                      


https://www.fondazioneansaldo.it/index.php/raccolta-archivio-storico-ansaldo

https://palazzoducale.genova.it/

https://palazzoducale.genova.it/la-storia-in-piazza/

https://www.csmedi.com/


                                                       LIBRI                                                                      

 Genova. Appunti sulla città

 di Donatella Alfonso (Autore) Luca Borzani (Autore)Il Canneto Editore, 2018

"Abbiamo provato a raccontare perché è andata così. Perché la sinistra ha perso a Genova e dopo poco meno di un anno è crollata a livello nazionale. Due sconfitte storiche ed entrambe con radici lontane nel tempo. E lo abbiamo fatto con i reportage e gli editoriali che troverete in questo volume, pubblicati sull'edizione genovese de «la Repubblica» tra il luglio 2017 e il febbraio 2018. Che abbiamo selezionato e raccolto come un possibile contributo a quel ripensamento politico e culturale che appare ormai ineludibile. Con la convinzione che Genova rappresenti ancora un laboratorio sociale e politico per comprendere quanto è accaduto. A partire dal suo essere una città al bivio." (Gli autori). Prefazione di Franco Monteverde.



Guida minima al cattivismo italiano

di Marco Aime (Autore) Luca Borzani (Autore)Elèuthera, 2020

Che gli italiani siano cambiati, e non proprio in bene, è ormai un dato di fatto. Quella mutazione antropologica intuita da Pier Paolo Pasolini a metà degli anni Settanta è oggi ben più evidente e con tratti forse peggiori. E se in tutto l'Occidente si sono incrinate le democrazie e prevale un individualismo spaventato e consumista, l'Italia ha anticipato molti dei processi che oggi ci fanno guardare con sguardo preoccupato e disarmato l'involuzione civile che attraversa gli Stati Uniti e larga parte dell'Europa. Una deriva che parte da lontano, e cioè da quel 1989 che non solo non ha mantenuto le sue promesse ma ha segnato l'avvio di una nuova e spesso spietata globalizzazione del pianeta. In questo senso l'immigrazione è davvero il fenomeno che in modo più evidente permette di leggere il cambiamento delle culture degli italiani. Non l'unico, ovviamente. Ma l'immigrazione svolge una «funzione specchio» capace di rivelare la natura della società di accoglienza, portando alla luce ciò che è latente, un inconscio sociale lasciato nell'ombra. Prefazione di Donald Sassoon.



Genova, il '68. Una città negli anni della contestazione

di Luca BorzaniDonatella Alfonso Editore: Frilli

Gli anni della contestazione nella città dell'acciaio e dei "camalli" del porto. Tra chiese occupate, studenti, aristocrazia operaia, con sullo sfondo le trasformazioni di una città oscillante tra crescita e declino, i fermenti della cultura tra la musica dei cantautori e la nascita dell'arte povera, il racconto senza retorica di una Genova spesso laboratorio, ma a volte anche mito, della sinistra italiana.




 La città che resiste. Genova tra solidarietà, idee e attese irrisolte

di Luca Borzani (Autore) Donatella Alfonso (Autore) Edizioni De Ferrari, 2020

La città del volontariato e dell'associazionismo, la capacità dei singoli, riunendosi intorno a un progetto o a un bisogno, di far vivere (e rivivere) gruppi e quartieri. Ma anche un ritratto di città che, negli ultimi due anni, accanto a risposte che non arrivano di fronte a attese irrisolte e soluzioni sospese, a affrontato la tragedia del Ponte Morandi e le inquietudini del Covid-19. Trovando dentro di sé la capacità di nuove resistenze, senza retorica, ma anche l'urgenza delle risposte. Articoli e reportage pubblicati sulle pagine locali di Repubblica che si leggono come un affresco della parte migliore della città.



Eccessi di culture

Di Marco Aime · 2014 Einaudi

Sono molti i problemi che sorgono nel momento in cui si intende definire l'identità di un gruppo. È come voler fotografare una classe di bambini che non stanno mai fermi, che si scambiano continuamente di posto, e magari a scattare la foto è un fotografo anch'egli inquieto e continuamente in movimento. Fissare un'identità significa renderla unica, escludere le altre ipotesi: è un'operazione politica che nasce da rapporti di forza.
Parole come cultura, identità, etnia, razzismo compaiono con insistenza nei discorsi dei politici, sulle colonne dei giornali, nei dibattiti televisivi, e la sempre maggiore enfasi posta sulle culture e sulle loro presunte radici conduce a una crescente attenzione verso il locale e i localismi, alcuni dei quali vengono poi impugnati e caricati di aspirazioni globali. Molti dei cosiddetti «conflitti culturali» che sembrano caratterizzare la nostra epoca, spesso sotto la patina della cultura celano ben altre spinte, ben altri interessi.
Può sembrare paradossale che sia un antropologo a denunciare l'attuale eccesso di attenzione alle culture, alle diversità, alle identità, ma il rischio è che il troppo relativismo si trasformi in una nuova maschera della discriminazione.



Il primo libro di antropologia 

di Marco Aime edizioni Einaudi

Che cos'è l'antropologia culturale? Marco Aime prova a spiegare chi è e cosa fa un antropologo oggi, rovesciando gli approcci teorici tradizionali. In effetti la natura dell'antropologia non è più così definita: di popoli sconosciuti da studiare ce ne sono sempre meno, i confini tra l'Occidente e il cosiddetto Sud del mondo sono sempre più labili, i paradigmi del secolo scorso sono crollati e l'antropologo si trova ad affrontare problematiche sempre nuove, i terreni di ricerca sono mutati e in molti casi gli studiosi sono tornati a casa, occupandosi di eventi culturali vicini, contaminandosi con altri saperi. La purezza, così come l'oggettività, non è più una virtù. Ai quattro angoli del mondo come sotto casa propria, l'antropologo osserva, guarda, ascolta, assaggia, tocca, annusa. Il suo sapere si costruisce su basi sensoriali, prima di arrivare a tradursi in teorie e modelli. Sul terreno, egli non vede strutture, società, politica, economia, ma gente che si incontra, parla, combatte, si scambia oggetti, produce, costruisce, mangia, si organizza, prega, vive. Perciò questo libro ha una scansione percettiva: parte dall'osservazione concreta di quanto è sotto gli occhi di tutti, per arrivare solo alla fine ai costrutti teorici più ampi di un mondo intricato e affascinante.




Senza sponda . Perché l'Italia non è più una terra di accoglienza

Di Marco AimeAlessandra Ballerini · UTET

Migliaia di vite "senza sponda": sono quelle dei migranti che cercano rifugio nel nostro Paese, in fuga da bombardamenti e carestie, da cambi di regime, guerre intestine e povertà, che si tratti della Nigeria di Boko Haram, della Libia in preda all'instabilità politica, dell'Egitto sconvolto dalle conseguenze dolorose della sua "primavera" mancata o della Siria ora in balia dell'Isis. Migliaia di esistenze travolte dalle onde del mare o spezzate dalla fatica del deserto: profughi in viaggio per raggiungere una parte del mondo che sognavano migliore, una sponda dove credevano di essere accolti. Ma così non accade. In un'Italia dalla memoria troppo corta, che volentieri dimentica il suo stesso passato di migrazione, è facile identificare nei profughi dei nuovi barbari, colpevoli di invadere le nostre coste per impoverirle, se non per depredarle. Una reazione diversa è possibile, però, proprio ricordando le nostre radici: imparando ad accogliere umanamente chi cerca rifugio sulle sponde italiane, per non cadere in quella che papa Francesco a Lampedusa ha chiamato "globalizzazione dell'indifferenza". È ciò che propone lo scrittore e studioso Marco Aime in questo pamphlet, agile e provocatorio, che getta una luce nuova sui casi più tragici della nostra attualità grazie agli strumenti dell'antropologia. Se "indifferenza" significa scegliere di non scegliere, l'unica scelta che ci rende davvero umani è la decisione di non voltare lo sguardo e aprirci invece all'altro, al di-verso, allo straniero. Per farlo, è sufficiente seguire l'esempio della gente di Lampedusa: imparare l'accoglienza dai gesti quotidiani degli abitanti dell'isola più tormentata dagli sbarchi, che, da anni, nonostante questo si prodiga per aiutare chi arriva, spesso facendosi carico delle inadempienze dello Stato.





Contro il razzismo. Quattro ragionamenti 

Marco Aime edizione Einaudi

In Europa avanzano movimenti xenofobi e in Italia si denunciano sempre piú spesso episodi di razzismo. Quattro studiosi con competenze diverse provano qui a vagliare i concetti di identità e differenza, a comprendere i diritti dello straniero in Italia, a misurare quanto profonde siano le nostre convinzioni sulle differenze biologiche e culturali e come se ne debba parlare. Guido Barbujani sceglie la prospettiva della genetica per decostruire le presunte basi scientifiche del razzismo; Marco Aime usa un approccio antropologico per comprendere alcune nuove declinazioni, di carattere culturale, assunte da certi razzismi. Federico Faloppa compie un'analisi linguistica, utile a capire gli elementi discriminatori che mettiamo in atto, spesso inconsciamente, usando le parole in un certo modo; infine Clelia Bartoli usa lo sguardo socio-giuridico per comprendere come le insidie del razzismo si celino anche nelle istituzioni "democratiche".






               1 APRILE 2023 SALA GHIO SCHIFFINI SOCIETA' ECONOMICA

                                  "La via della seta "

Francesco Surdich, nato a Cherso nell'arcipelago delle isole Quarnerine all'epoca parte della provincia di Pola, la famiglia si trasferì in Italia. Nel 1967 si laureò in Lettere all' Università di Genova. Nel 1968 ottenne una borsa di studio presso l'Istituto di Paleografia e Storia medievale, iniziando l'attività universitaria che lo avrebbe portato, nel 2008, a diventare preside della Facoltà di Lettere e Filosofia. dopo aver conseguito nel 1970 la libera docenza in Storia Medioevale, ottenne per l'a.a. 1970/71 l'incarico di Storia delle esplorazioni geografiche che avrebbe continuato ad insegnare fino all'a.a. 2015/16 (ha insegnato anche per alcuni anni Storia dei Paesi Islamici Ie Letteratura di viaggio), assegnando e seguendo circa millequattrocento tesi di laurea su viaggi e viaggiatori di ogni epoca, che hanno costituito anche il filo conduttore della sua attività di ricerca sfociata in oltre trecento pubblicazioni.

Questa attività di ricerca dal taglio fortemente interdisciplinare è stata rivolta a porre in evidenza soprattutto l'importanza ed il ruolo avuti dalla letteratura di viaggio nello sviluppo della coscienza europea con particolare riferimento al problema della percezione e/o della negazione dell'alterità in rapporto alle dinamiche dei processi religiosi, storici, economici e culturali del mondo europeo e del suo incontro/scontro con le altre civiltà.

In questa prospettiva in occasione del XXVI Congresso Geografico Italiano, Francesco Surdich, cui era stata affidata la responsabilità scientifica della sezione sulla storia delle esplorazioni, chiamò a raccolta studiosi delle più svariate discipline che alla conclusione dei lavori redassero un documento nel quale si auspicava la creazione di un'istituzione capace di dare corpo a ricerche interdisciplinari sulla problematiche delle grandi scoperte e dei viaggi. l'auspicio venne realizzato da un gruppo di studiosi, di cui fece parte anche lo stesso Surdich, ed alla fine di quello stesso anno dettero vita al Centro Italiano di Studi storico geografici (CISGE), nel quale dal 1993 al 2010 tenne l'incarico di coordinatore della sezione di Storia dei viaggi e delle esplorazioni. Dal 1° novembre 2008 a tutt'oggi ricopre il ruolo di Presidente di UnigeSenior e Componente comitato didattico di UnigeSenior.

Al suo attivo si contano oltre 300 contributi scientifici apparsi sulle principali riviste storiche e geografiche e in atti di convegno nazionali e internazionali, nonchè diversi volumi. Tra i testi più recenti: “Verso il nuovo mondo. L'immaginario europeo e la scoperta dell'America” (2002), “La via della seta: missionari, mercanti e viaggiatori europei nel Medioevo” (2007), “La Via delle spezie. La carreira da India portoghese e la Cina” (2009), “Verso i mari del Sud. L'esplorazione del Pacifico centrale e meridionale da Magellano a Malaspina” (2015), “La via della seta antica e moderna. Europa e Cina dalla Dinastia Han alla Belt and Road Initiative” (2021).

Nel 1975 ha fondato la collana di “Studi di Storia delle esplorazioni”, nell'ambito della quale ha curato, fino al 2014, oltre 42 volumi del periodico “Miscellanea di Storia delle esplorazioni”.





Genova Palazzo Ducale La Storia in Piazza

A duemila anni di scambi e incontri tra Oriente ed Occidente ha fatto riferimento l'incontro con il Professore Francesco Surdich, di sabato 1 aprile 2022, presso la Società Economica di Chiavari.

Alle volte solo immaginato, altre volte relegato tra i nostri sogni più intimi, talvolta visto e percorso nella sua interezza o anche solo in parte, il viaggio di esplorazione, che si è soliti indicare come Via della seta, appartiene alla nostra storia di europei ormai da molti secoli, dalla dinastia Han (206 a.C.) alla Belt and Road Initiative del 2013.

Quei mondi, fatti di personaggi, paesaggi, religioni, linguaggi, usi e costumi assai diversi, forse non ci sono mai sembrati lontani proprio grazie ad un filo di seta che, sopravvivendo a molte realtà storiche anche fortemente avverse, non si è mai spezzato, garantendo, in ogni tempo, che il viaggio si potesse compiere con gli strumenti e le conoscenze che ogni percorso richiede.

La storia di quei mondi e di questi viaggi potrebbero regalarci la consapevolezza di come gli scambi tra Occidente ed Oriente siano parte delle nostre conoscenze e di come, senza soluzione di continuità, il concetto di antico e moderno si fondano per diventare l'oggi, ovvero il mondo che quotidianamente viviamo.



                                                        LINK                                                                      

https://www.casadegliesploratori.it/francesco-surdich/

https://www.dialoghidipistoia.it/it/francesco-surdich

https://www.lunieditrice.com/product-category/istituto-di-cultura-biblioteca-icoo

https://www.youtube.com/live/wS1HlBOfKA4?feature=share

https://www.youtube.com/watch?v=O9ICSR0nPcI

https://www.youtube.com/watch?v=HUGb5dRuxno


                                                        LIBRI                                                                      


Francesco Surdich La Via della Seta antica e moderna. Europa e Cina dalla Dinastia Han alla Belt and Road Initiative edizioni Il Portolano

"Cento motivi reclamano la partenza. Si parte per entrare in contatto con altre identità umane, per riempire una mappa vuota. Si ha la sensazione che quello sia il cuore del mondo. Si parte per incontrare le molteplici forme della fede. Si parte perché si è ancora giovani e si desidera ardentemente essere pervasi dall'eccitazione, sentire lo scricchiolio degli stivali nella polvere; si va perché si è vecchi e si sente il bisogno di capire qualcosa prima che sia troppo tardi. Si parte per vedere quello che succederà. Tuttavia, seguire la Via della Seta significa seguire un fantasma": Così uno dei più grandi viaggiatori del nostro tempo, Colin Thubron, nel resoconto intitolato, nella versione italiana, Ombre sulla via della seta, spiega al lettore le ragioni e il significato del viaggio tra misticismo, conflittualità e mistero che lo ha portato a ripercorrere le strade che per secoli hanno alimentato una forma di globalizzazione, arcaica quanto febbrile, di cui la seta ha costituito il simbolo e di cui neppure le devastazioni più feroci e gli incubi più inquietanti (dalle orde di Tamerlano al flagello del Covid-19) hanno potuto annullare il senso e l'importanza, che continuano a riemergere nei resti di un minareto deserto, nelle iscrizioni intraducibili di un tempio perduto, nei tratti somatici delle persone incontrate, ecc.


Francesco Surdich - Matilde Castagna  Viaggiatori, pellegrini, mercanti sulla Via della Seta Luni editrice

La Via della Seta, da sempre crogiolo di incontri e incroci tra popoli e tradizioni diverse, brillantemente descritta in questo libro dagli scatti fotografici originali e attenti di Matilde Castagna e magistralmente ripercorsa nelle sue valenze storiche e culturali dal testo di Francesco Surdich, è un soggetto che ben si presta a inaugurare, caratterizzandola, la Biblioteca ICOO.Si tratta di una collana di brevi monografie, che comprende intensi contributi di autorevoli esperti dei singoli temi e che riflette l’essenza e le finalità di ICOO, Istituto di Cultura per l’Oriente e l’Occidente, una realtà vocata a porre al centro dell’attenzione tanto della ricerca e della pubblicistica scientifica, quanto della divulgazione, tutto ciò che è strumento di approfondimento conoscitivo e quindi di aiuto alla reciproca comprensione interculturale.

In questo contesto la Via della Seta è letta come scenario delle gesta e del lavoro quotidiano di straordinari viaggiatori e di mercanti ardimentosi, di missionari ferventi e di studiosi e linguisti-traduttori instancabili, che attraverso i secoli, tra scambi di merci, reciproche influenze artistiche e culturali, diffusione di nuove religioni e sistemi di pensiero, hanno fatto l’impresa di connettere universi culturali diversi e lontani.

Matilde Castagna è nata a Lecco; la sua passione per la fotografia cresce nei viaggi con il padre in Africa e a cavallo nelle steppe asiatiche. Studia in Italia e negli Stati Uniti, a Milano frequenta l’Istituto Italiano di Fotografia e si laurea in Scienze della Comunicazione con una tesi in semiotica della Fotografia di Reportage. Seguono viaggi solitari che la portano ad attraversare prima tutta l’Asia centrale, quindi Cina e Pakistan, via terra da Pechino a Islamabad. Free-lance e caporedattore della rivista Witness Journal, attualmente vive a Milano.



Francesco Surdich Verso i mari del sud. L'esplorazione del Pacifico centrale e meridionale da Magellano a Malaspina  edizioni Aracne

Da quando nel 1513 Vasco Nuñez de Balboa si affacciò sulla sterminata distesa di quello che gli Spagnoli avrebbero chiamato il "Mar del Sur", per secoli marinai, mercanti, soldati, missionari, avventurieri, scienziati, ecc., avrebbero attraversato in tutte le direzioni l'Oceano Pacifico animati da diversi obiettivi e finalità, concorrendo a definirne progressivamente le caratteristiche geografiche e ambientali insieme agli aspetti fisici e culturali delle tante popolazioni che lo abitavano e alimentando, al tempo stesso, utopie e miti. Un'epopea grandiosa ed estremamente articolata che diede corpo e consistenza al quinto continente, completando l'epoca delle grandi scoperte geografiche, ricostruita con ampio riferimento alla letteratura di viaggio trasmessaci dai suoi principali protagonisti e largamente recepita dalla coscienza e dalla cultura scientifica europee.



Francesco Surdich La via delle spezie. La carreira da India portoghese e la Cina edizioni Il Portolano

"Spezie" deriva dal latino species, prodotti particolari, con riferimento alla loro esoticità, rarità e preziosità. Conosciute in Occidente sin dall'antico Egitto, divennero in età romana il vero motore del commercio internazionale e lo rimasero per tutto il Medioevo, determinando la potenza e la ricchezza delle città marinare italiane. Usate in medicina e in profumeria, ma soprattutto in cucina, per lungo tempo furono un simbolo ineguagliabile di prestigio sociale e benessere materiale. Alcune di esse provenivano dalle regioni del Vicino Oriente, altre dal Medio Oriente e altre ancora dall'Estremo Oriente, una specie di Paradiso Terrestre in cui si concentravano tutti i sogni e tutte le utopie del mondo occidentale. Tre, però, erano talmente rare e preziose da costituire autentici miraggi di opulenza: noce moscata, macis e chiodi di garofano, tutte provenienti da un piccolo arcipelago di isole, le Molucche, perduto nei meandri insulari dell'Indonesia. Alla loro ricerca partirono esploratori del calibro di Magellano e Francis Drake, per non dire di Colombo, che sbagliò pure strada. Il desiderio di giungere alle fonti di approvvigionamento delle spezie, per aggirare i monopoli arabo, indiano e malese, spinse a un costante miglioramento delle tecniche e degli strumenti nautici, favorendo in tal modo il progresso dell'umanità. Di questo e di altro ancora si parla nel libro.



Francesco Surdich  La Via della seta. Missionari, mercanti e viaggiatori europei in Asia nel Medioevo edizioni Il Portolano

 I contatti dei popoli europei con il Vicino il Medio e l'Estremo Oriente grazie alle vie carovaniere lungo le quali si svolgevano scambi commerciali culturali e religiosi a dimensione planetaria che hanno contribuito al progresso generale dell'umanità."

All’interno di una rivisitazione dell’importanza che la “via della seta” ebbe nella storia dei plurisecolari rapporti economici, commerciali, culturali e politici fra il mondo occidentale e l’Estremo Oriente, l’attenzione si è concentrata in maniera particolare sul ruolo avuto in questo contesto, tra l’inizio del Duecento e la metà del Quattrocento, dai missionari inviati ad evangelizzare le popolazioni mongole, ma soprattutto dai mercanti genovesi e veneziani che per oltre due secoli attivarono sistematici rapporti di scambio commerciale fra le civiltà operanti nel Mediterraneo e le popolazioni asiatiche. Molti di essi redassero importanti relazioni di questa loro esperienza, che sono state oggetto di una circostanziata analisi, che contribuirono sia a favorire e a diffondere nella cultura medievale una più precisa conoscenza dei territori e delle popolazioni asiatiche, sia a costruire un immaginario geografico che diffuse e consolidò una visione “onirica” del continente asiatica destinata ad avere una lunga “fortuna”.



Francesco Surdich Verso il nuovo mondo. La dimensione e la coscienza delle scoperte edizioni Giunti 

La collana "Americana" (sintetici quadri storici sulle "diverse realtà del continente America") si è opportunamente avviata con quest'opera di Surdich, tra i più accreditati esperti di esplorazioni e di albori coloniali. La puntuale rassegna dei viaggi d'esplorazione è preceduta non tanto dalla consueta valutazione evoluzionistica dei progressi scientifici, quanto da pagine sulle spinte politico-economiche affiancate (e non solo legittimate) da idee di conversione e di guerra santa non più limitate alla sola Europa. Le parti descrittive del libro sono contenute, così da lasciar spazio alla presentazione delle fonti (testimonianze, soprattutto), alla percezione europea del nuovo mondo (fatta di stereotipi dell'alterità ma anche di miglioramenti nella capacità di classificare luoghi, fauna e flora) e a un conciso ma utile capitolo dedicato a "Uno spazio per l'immaginario, l'utopia e l'allegoria": una sorta di "allucinazione collettiva" su ciò che popolava i confini della terra accompagn• la scoperta dell'America, e ciò perché il vecchio mondo - nonostante il suo senso di superiorità e nonostante le scuole di dialettica - era a livello di massa avviluppato dal "favoloso" quanto i popoli del mondo appena scoperto. Intanto la progressiva familiarità con le coste atlantiche sposta la localizzazione geografica del mito all'interno del continente: incomincia l'epopea delle piccole esplorazioni fra monti e foreste, mentre l'Europa ridisegna i suoi equilibri alla luce dei riflessi di quella nuova realtà.






         11 MARZO 2023 SALA GHIO SCHIFFINI SOCIETA' ECONOMICA 

               "Archiettura e archeologia chiavarese. il bastione di S.Antonio"

Osvaldo Garbarino, è architetto professionista impegnato, in particolare, nel restauro dei monumenti. Collabora da diversi anni con le Università di Genova e Firenze, lo Studium Biblicum di Gerusalemme, il Deutsches Arcäologisches Institut (DAI) e varie riviste internazionali, tra le quali Annales, con studi e pubblicazioni, soprattutto di Storia dell’Architettura e del territorio, e analisi archeologica degli elevati. Tra le sue produzioni di maggior respiro vanno ricordati i libri Monaci milites e coloni del 2000, Le prime architetture cristiane del Tigullio del 2019 e le ricerche archeologico-architettoniche sul complesso del Santo Sepolcro nel 2000, edite a più riprese in Italia, Israele e Germania a partire dal 2001.

Sue varie pubblicazioni su Genova e il suo rapporto con l'Oriente con la presenza genovese nella Gerusalemme crociata, Garbarino ha studiato le più antiche emergenze monumentali del Tigullio, architetture importanti (Abbazia di Borzone, Basilica dei Fieschi, Monastero di San Fruttuoso di Capodimonte, Chiesa di San Giovanni Battista di Casarza Ligure, ecc.) viste attraverso lo studio archeologico (che permette di capirle e goderne la bellezza quando le si andranno a visitare) e riflessioni sulla storia che raccontano.



Il Bastione di S.Antonio : l'incontro è incentrato sullo studio partito dai lavori di ristrutturazione di uno dei simboli storici della città più antica che hanno dato avvio ad una pubblicazione, che racconta le pagine più lontane di Chiavari, proprio partendo dalla struttura sino ad oggi unpo' dimenticata; un lavoro che getta nuova luce sul manufatto di origine medievale,infatti nel cuore della nostra cittadina si trova ancora traccia dell’antico bastione: una costruzione di origine militare, nata come fortificazione della cittadella nel periodo di Andrea Doria. Ricostruirne la storia ha consentito di colmare una lacuna presente nella conoscenza del nostro passato.

L'architetto Osvaldo Garbarino ha sapientemente indagato l'evoluzione storica, urbanistica e sociale di Chiavari e del suo territorio focalizzando la sua attenzione sul sopravvissuto bastione di ponente.






Sue varie pubblicazioni su Genova e il suo rapporto con l'Oriente con la presenza genovese nella Gerusalemme crociata, Garbarino ha studiato le più antiche emergenze monumentali del Tigullio, architetture importanti (Abbazia di Borzone, Basilica dei Fieschi, Monastero di San Fruttuoso di Capodimonte, Chiesa di San Giovanni Battista di Casarza Ligure, ecc.) viste attraverso lo studio archeologico (che permette di capirle e goderne la bellezza quando le si andranno a visitare) e riflessioni sulla storia che raccontano.

Basilica dei Fieschi.

San Salvatore dei Fieschi rappresenta uno dei borghi medievali di maggior rilievo e meglio conservati della Liguria. Sulla piazza, nel suo armonico comporsi in una forma irregolare e in lieve declivio, si affaccia la Basilica e di fronte la chiesa di San Salvatore il Vecchio con il cosiddetto Palazzo Comitale.

La costruzione della Basilica di S.Salvatore ebbe inizio nel 1252 per volere del Papa fliscano Innocenzo IV e proseguita dal nipote Ottobono, poi Adriano V, come esplicita celebrazione della famiglia gentilizia e della sua dinastia. L'evento dell'offerta è riproposta nell'affresco della lunetta del portale. L'edificio è il risultato di almeno due fasi costruttive susseguitisi nel tempo che portarono anche alla sopraelevazione della torre nolare quadrata e di parte delle navate, rendendo più armonica la volumetria dell'insieme. Nell'edificio si fondano, per la prima volta in Liguria, il sapere costruttivo e gli elementi decorativi dell'architettura genovese con quelle del gotico francese. La Basilica diviene così un modello stilistico per la cultura architettonica degli edifici ecclesiastici della Riviera di Levante. Le architetture monumentali romanico - gotiche che si stagliano sulla piazza testimoniano ancora oggi il potere raggiunto da uno dei più importanti e antichi casati genovesi, discendenti dei Conti di Lavagna, signori insediati nella Liguria orientale e nel Parmense. Grazie ad oculate politiche di alleanza e matrimoniali riuscirono ad ottenere posizioni di rilievo e potere all'interno del governo della città di Genova e nel panorama politico internazionale. Il prestigio della famiglia è evidente anche nella sua raffinata attività di committente. Oggetti preziosi, architetture monumentali e funzionali frutto di maestranze specializzate operanti a livello europeo. Segni sul territorio che veicolano un messaggio di capacità economica, potere e profonda cultura. Questo è il caso della splendida Insula di Cogorno, primigenia roccaforte del potere fliscano.



Abbazia di Borzone 

Il complesso abbaziale di Borzone sorge nella media Val Sturla, nell’entroterra chiavarese, in comune di Borzonasca ad un’altitudine di circa 350 mt.s.l.m. Immersa nel verde nell’immediata vicinanza del Parco dell’Aveto poggia su terreni terziari di età paleocenica, composti da scisti argillosi arenacei. Quest’ultimo materiale fu utilizzato per l’edificazione della torre e della chiesa.

Una cuoriosità interessante è che l’Abbazia è situata esattamente sulla cosiddetta “Linea Sacra di San Michele“; ovvero la direzione che collega a partire dall’Irlanda sino a giungere in Terrasanta diversi santuari e monasteri (i più famosi:Mont Saint Michel, la Sacra di san Michele e San Michele al Gargano) quasi tutti sorti nell’altomedioevo. Linea che, oltre ad indicare simbolicamente la rettitudine del credente in cammino verso Dio, coincide esattamente con l’allineamento del sole al tramonto nel sostizio d’estate.

Borzone fu certamente un significativo crocevia commerciale tra la costa e l’immediato entroterra. Per il suo ruolo strategico vi furono eretti roccaforti e castelli di difesa da parte dei conti di Lavagna, i Fieschi, che dominarono sul territorio fino all’epoca rinascimentale.Nel luogo in cui sorge l’abbazia di Borzone, in Val Sturla, i Bizantini eressero al tempo della “guerra gotica”, nella prima metà del VI sec., un baluardo difensivo sede di un distaccamento militare, a presidio di un itinerario transappenninico che dalla regione rivierasca conduceva in Val Padana.

Quando e da chi sulle rovine della fortezza bizantina fu edificata la chiesa con annesso monastero col titolo di Sant’Andrea continua ad essere motivo di incertezza e discussione storica.
Due documenti anche se controversi storicamente attesterebbero la presenza di un nucleo a Borzone di antica data: il primo è del 774 in cui Carlo Magno delimitando la giurisdizione del monastero di Bobbio cita Borzone, e il secondo è del 972 in cui Ottone I riconferma la giurisdizione di Bobbio citando espressamente “il monastero e la villa di Borzono“.
Un documento certo che menziona il monastero di Borzone è tuttavia una bolla dell’11 aprile 1120 di papa Callisto II (1119-1124) che ne conferma il possesso all’Abbazia di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia. In un  altro documento notarile del 1128 il monastero di San Siro a Genova riceveva una pensione dal “monastero di Borzone
 di “denarios sex Bruniatenses”.
 Decima riconfermata dal papa Eugenio III.






                                                        LINK                                                                      

https://www.villaggio.org/online/tag/osvaldo-garbarino/

https://youtu.be/bgLJVW2OdBg

http://www.abbaziaborzone.it/abbazia-santandrea/cenni-storici/

https://fondoambiente.it/luoghi/abbazia-dei-fieschi?ldc


                                                        LIBRI                                                                      

O.Garbarino, Renata Allegri Vernazza. Le trasformazioni nel tempo dell'insediamento e del territorio edizioni Libreria Geografica 2018

Il volume non è solo un'antologia della storia di Vernazza, ma un lavoro di ricerca minuzioso. "La geografia e la cartografia non descrivono solo la Terra, ma ne studiano e rappresentano la superficie per come si presenta, abitata e modificata dalle svariate attività umane, interazione fra uomo e ambiente dunque. Il celebrato paesaggio delle Cinque Terre rappresenta uno degli esempi più alti del rapporto che si è stabilito nel tempo fra l'uomo e l'ambiente.



 
Le architetture delle antiche chiese, analizzate nei loro aspetti archeologici, concorrono a raccontare del cammino secolare delle comunità cristiane, spesso anche laddove le fonti scritte tacciono o sono assenti.


Osvaldo Garbarino Chiavari e il suo bastione  edizioni Sagep

L'Istituto “Bancalari-Artigianelli”, dal 1970 proprietario della fortificazione, ha promosso la realizzazione del libro 'Chiavari e il suo bastione'. Nella pubblicazione lo studio indaga, con approccio interdisciplinare sulle fonti scritte e su quelle materiali, lo sviluppo urbanistico della città di Chiavari, di grande pregio degli accurati elaborati grafici realizzati dall’arch.Garbarino che ci aiutano nella più completa comprensione. Le vicende umane sono strettamente legate alle trasformazioni delle strutture architettoniche e svelano una storia della città che passa attraverso gli edifici sia civili sia religiosi, veri palinsesti di preziose informazioni. L’autore ci presenta dei quadri d’insieme realizzati con grande accuratezza che illustrerano l’immagine della città nelle varie epoche analizzate.




       11 FEBBRAIO 2023 SALA GHIO SCHIFFINI SOCIETA' ECONOMICA 

                         "Il signor G,incontro e filmati"

Paolo Dal Bon, classe 1957, ha collaborato con Giorgio Gaber dal 1984 come responsabile organizzativo e amministrativo della sua attività artistica e professionale. Dal 2003, per volontà degli eredi, svolge la funzione di Presidente della Fondazione Giorgio Gaber coordinando varie iniziative inerenti l’archivio delle opere, le attività editoriali, gli eventi e le produzioni teatrali. Per Kowalski ha scritto la prefazione a Gaber, Giorgio, il Signor G. Raccontato da intellettuali, amici, artisti (2008).

Giorgio Gaber 

BIOGRAFIA DI GIORGIO GABER A CURA DI MASSIMO BERNARDINI

Cos'è, cosa dice, scrive e fa un intellettuale, in una stagione confusa come la nostra? È uno che mentre gli altri sembrano fare i conti con le cose più spicciole guarda un po' più in là e un po' più dentro. Le parole di tutti non gli bastano, per lui vogliono dire un'altra cosa. Perciò le deve riscoprire, ripulendole da ovvietà ed equivoci. Perché l'intellettuale vero le parole le usa tutte, le più semplici come le più difficili, e non ne teme nessuna.
E poi l’intellettuale, quello vero, lo distingui perché ama il pensiero ma ancora di più ama la realtà. Ed è lì che diventa scomodo. Le parole, i pensieri, le ideologie, le misura con la realtà. E dunque di volta in volta diventa spiacevole per qualcuno. Quando un intellettuale non spiace più a nessuno non è che serva a molto.
Giorgio Gaber, come intuì qualche tempo fa lo scrittore e critico Luca Doninelli, è un intellettuale, forse l'ultimo della sua generazione. Quando oggi scrive: “La mia generazione ha perso” non è per finta ma nemmeno per autolesionismo. Grida che qualcosa è finito, qualcosa che era un sogno grande, e di tanti. Lui, che era nato come cantante di successo, entertainer di classe, lui che andava in tournèe con Mina e aveva un posto da titolare in tivù come a Sanremo, ci aveva creduto. E aveva mollato tutto per il teatro, l'impegno, il sociale. Parole consumate, oggi. Ma per chi negli anni 60 aveva cantato, e fatto cantare, successi come Non arrossire, La ballata del Cerutti, Porta Romana, Mai mai mai Valentina, E allora dai, Torpedo blu, Il Riccardo, Barbera e Champagne, La balilla, era stata una vera svolta.
Ma c’è di più. Gaber è stato ed è anche oggi, oggi che il suo interlocutore si è ormai frammentato in mille direzioni, un intellettuale collettivo. Altra parola consumata, che ci rimanda l’eco di antiche ideologie. Ma se la applichiamo a Gaber la definizione vuole semplicemente dire che insieme a Sandro Luporini in questi anni ha sentito e cantato per molti, suscitando emozioni e disappunti, esami di coscienza e commozioni, persino "inni" chissà se davvero compresi (“libertà è partecipazione”).
Poi Giorgio Gaber ama il rigore della forma, nella scrittura e in palcoscenico. Usa i mezzi di comunicazione per quello che sono e che valgono. Infatti la sua lingua è netta, semplice, diretta. Non ha complessi d'inferiorità verso la cultura alta, narcisistica, autoreferenziale degli intellettuali all'italiana. In teatro ha promosso un'audace convivenza di forme, dal monologo alla canzone, dalla pièce di prosa fino ai bis con la chitarra. E volta per volta, a seconda della necessità, la sua parola si è fatta sberleffo, richiamo, dileggio, emozione, disincanto, amarezza. Si è sentito per anni insieme a un'intera generazione e poi di colpo solo, sempre più solo. Credeva di aver conquistato una certa opinione pubblica ma poi l'ha sentita sempre più distaccata, impermalosita, alla fine persino polemica. In compenso, in oltre quarant’anni di carriera, ha continuato a scoprire nuovi interlocutori e sempre nuovo pubblico, divenendo intramontabile campione d’incassi a teatro e, a sorpresa, di nuovo gran venditore di dischi alla svolta del secolo. Ma come si costruisce, nel tempo, un intellettuale vero?



Fondazione Giorgio Gaber La Fondazione Giorgio Gaber nasce nel 2006, proseguendo l’attività svolta dall’omonima Associazione Culturale costituitasi all’indomani della scomparsa dell’artista.

Scopo principale della Fondazione è la divulgazione e la valorizzazione della figura e dell’opera dell’artista attraverso:

  • Pubblicazioni editoriali, video e discografiche      

  • Attività didattica

  • Mostre

  • Festival

  • Rassegne

  • Convegni

  • Incontri

  • Spettacoli teatrali 

Gli obiettivi della Fondazione



  • Catalogare e conservare l’opera di Giorgio Gaber divulgandola attraverso la realizzazione di prodotti inediti, e rendendola accessibile ad un pubblico più ampio possibile, con particolare attenzione ai giovani.
  • Promuovere la figura dell’Artista, sottolineandone l’attualità di pensiero e stimolando un dialogo con il pubblico su più fronti: dalle televisioni, al web, ai social, ai convegni, alle iniziative didattiche di carattere nazionale e locale, alla musica d’autore, allo spettacolo e alla cultura.

Ha grande successo il progetto didattico della Fondazione Gaber per far conoscere agli studenti di ogni ordine e grado l’attualità del messaggio del Signor G.

Gli incontri con gli studenti sono a cura di Lorenzo Luporini, nipote di Giorgio Gaber, e realizzati con la collaborazione del Piccolo Teatro di Milano.
Dal 2020 la lezione è disponibile anche in streaming.

Per informazioni: fondazione@giorgiogaber.it

https://youtu.be/ddnSK-ffC3M



"REMASTER G.” – in occasione del ventennale della scomparsa, la Fondazione Gaber e Carosello Records presentano la rimasterizzazione dell’intero catalogo del Teatro-Canzone di Giorgio Gaber.

Nel 2002 lo stesso Gaber si era personalmente occupato del suo vasto repertorio discografico, con lo scopo di renderlo più semplice e fruibile. A comporre il nuovo catalogo furono selezionate le undici registrazioni live degli altrettanti spettacoli di Teatro-Canzone rappresentati dal 1970 al 2000.

A cinquant’anni dalla sua pubblicazioneil primo album rimasterizzato è “Far finta di essere sani” (1973), registrazione live dello spettacolo che consacrò Giorgio Gaber come protagonista della musica e del teatro italiano, disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali: https://orcd.co/giorgiogaber-farfintadiesseresani

Il lavoro sul repertorio, ora reso più adeguato ai tempi in termini di sonorità e brillantezza, è stato prodotto da Carosello Records e realizzato dalla Fondazione Gaber in collaborazione con Davide Martini al Drum Code Studio di Sesta Godano dove Ivano Fossati nel 2018 realizzò l’album “Le donne di ora”, prestigiosa rivisitazione di alcuni famosi brani del Signor G.




https://youtu.be/-cGMRHkv458



                                                        LINK                                                                      

 https://www.giorgiogaber.it/

https://youtu.be/0tlhv4hPqQI

https://www.youtube.com/watch?v=yAJmeKd8_WM

https://youtu.be/w9rLVloiJIQ

https://www.youtube.com/watch?v=w9rLVloiJIQ

https://www.youtube.com/watch?v=rKCiZcuc0Ow

https://www.youtube.com/watch?v=PngM-mUFa_g

                                                  DISCOGRAFIA                                                              


L'intero canzoniere di Giorgio Gaber è diviso in sei periodi, a seconda della casa discografica per la quale lavorava. Il primo è quello con la Ricordi (1958-1964), segue quello Ri-Fi (1965-1967), quindi quello Vedette Records (1968-1969), quello Carosello (1970-1995) e, infine, quello Giom (1996-2000) e Cgd (2001-2003).

Il periodo 1958-1969 è quello del Gaber più o meno leggero e comprende circa 160 incisioni. Quello successivo fu riorganizzato da Gaber stesso nel 2002 in 11 doppi cd, a cui vanno aggiunti gli ultimi due in studio.

La discografia omette i dischi dove venivano ripubblicati brani già editi, salvo eccezioni dovute alla presenza di almeno un inedito.



        





















                                                             LIBRI                                                                


Sandro Luporini "Vi racconto Gaber" ed. Mondadori 2014

Questo libro è un evento. Una storia che aspettavamo ci venisse raccontata. Un tuffo in un mondo che suscita nostalgia anche in chi non l'ha vissuto. A dieci anni dalla scomparsa di Giorgio Gaber, il suo storico coautore e amico Sandro Luporini rompe l'ormai leggendario riserbo, e dal suo inviolabile rifugio viareggino apre le porte su uno dei più straordinari sodalizi artistici degli ultimi decenni. Svelando un tesoro di cui è il più autorevole custode. Racconta le discussioni, le idee, i dubbi, le storie, qualche volta le coincidenze che hanno dato origine ai loro capolavori: cosa intendevano veramente in certe canzoni troppo spesso fraintese, da dove è nata la battuta "quasi quasi mi faccio uno shampoo", o che "...volevamo dire 'libertà è spazio di incidenza', ma anche senza essere musicisti si capisce bene che una roba così non si poteva proprio cantare". Ma anche i particolari di un uomo fuori dall'ordinario, ironico e curioso di tutto, che lavorava anche quando sembrava fare altro e andava al mare con le Clark. Il bel pretesto narrativo è l'incontro tra Luporini e un ragazzo giovane, attento e appassionato che non ha avuto la fortuna di conoscere il Signor G e la sua epoca. Il risultato è puro Gaber: intelligenza, ironia, e una profondità che appena rischia di diventare pesantezza ha uno scarto, un guizzo, e ritorna meravigliosamente leggera. "G." è quanto di più vero e definitivo si potesse scrivere su Giorgio Gaber. Sandro Luporini riesce nel miracolo di restituirci quello stile...






  • La libertà non è star sopra un albero. Antologia ragionata, Valentina Pattavina (a cura di), Torino, Einaudi, 2002. ISBN 88-06-16132-6.


  • Gaber in prosa. Il Teatro d'Evocazione di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, con Sandro Luporini, Milano, Bompiani, 1994. ISBN 88-452-2261-6.

  • Questi assurdi spostamenti del cuore. Monologhi in forma di racconto, con Sandro Luporini, Torino, Einaudi, 2004. ISBN 88-06-16846-0.

  • Canzoni e monologhi, con 2 DVD, Roma, Radiofandango, 2005.

  • Giorgio Gaber su Re Nudo. Articoli e interviste 1972-2002, con DVD, Siena, Re nudo, 2007. ISBN 978-88-87791-14-3.


                                                            FILM                                                                  

                                                            TV                                                                     

Gaber partecipa come cantante a Canzonissima nelle edizioni 1968-69-70.






        14 GENNAIO 2023 SALA GHIO - SCHIFFINI SOCIETA' ECONOMICA 

                    “La linea della palma: il radicamento delle mafie in Liguria”


MARCO LORENZO BARUZZO: è volontario del Presidio Dario Capolicchio di Libera Sarzana, membro della segreteria regionale dell’associazione volontario dell’associazione L’égalité di Sarzana è referente del progetto “Beni confiscati in rete” che Libera promuove con il contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo. 




“Forse tutta l’Italia sta diventando Sicilia… A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso il nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno… La linea della palma… Io invece dico: la linea del caffè ristretto, del caffè concentrato… E sale come l’ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l’Italia, ed è già oltre Roma…” (Il giorno della civetta, L.Sciascia Opere – 1956.1971, p. 479).

La Liguria è una terra di mafia. Lo testimoniano numerose inchieste che a partire dagli anni ’80 (se non prima) si sono susseguite, periodicamente, con alterne vicende. Talora non è stata raggiunta la prova dell’associazione mafiosa, pur in presenza di fatti gravi idonei a configurare almeno l’associazione per delinquere tradizionale. In altri casi, il crimine mafioso si è mostrato in tutta la sua rilevanza e sono arrivate pesanti condanne, purtroppo la nostra è una regione contaminata, prevalentemente sana nel suo tessuto sociale ma al contempo infiltrata nei gangli del potere.

Dalla relazione della Dia emerge che con l'arrivo di tante grandi opere, in Liguria come in Italia visti i fondi del Pnrr, è prevedibile che le organizzazioni mafiose possano tentare di intercettare gli ingenti investimenti pubblici attraverso l'indebita aggiudicazione di appalti o subappalti anche avvalendosi di importanti interlocuzioni eventualmente acquisite nel mondo imprenditoriale e politico, ovunque girino grandi somme di denaro, c'è un grosso rischio di infiltrazioni mafiose.

La strategia adottata dalle mafie, cioè quella di lavorare sottotraccia la rende ancor più pericolosa, specialmente nel Nord Italia, opera arrivando anche ad alte sfere senza dare nell'occhio e senza che un cittadino comune percepisca la sua presenza così radicata nei territori.

La criminalità organizzata minaccia la democrazia, sottrae ricchezza e colpisce ambiente e paesaggio.

Oltre alle indagini, le normative, i processi, la consapevolezza dei cittadini può essere un potente mezzo di contrasto, perché la catena di sub appalti e sub contratti tende sempre più ad allungarsi e ad essere sempre meno facilmente controllabile.

Ecco perché è fondamentale far conoscere ai giovani che cosa sia la mafia, tutte le stragi di cui si è macchiata, gli eroi che l'hanno combattuta e i valori che devono guidare l'agire civico e politico. Fatti come le stragi di Capaci e di via D'Amelio per gli studenti di oggi sono storia e rischiano di apparire fatti lontani, quando la mafia è ancora una realtà concreta e presente, anche se ha cambiato modus operandi.

La prevenzione diventa una delle azioni principali da mettere in campo e la si fa partendo dalla consapevolezza.

LIBERA - ASSOCIAZIONI NOMI E NUMERI CONTRO LE MAFIE 

Un pomeriggio del 14 dicembre 1994, le agenzie di stampa lanciano in rete la notizia: «Nasce Libera, cartello di associazioni contro le mafie». L’idea, annunciata da don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, raccoglie l’adesione di trecento tra gruppi e associazioni.

Spiccano, tra gli altri, l’Arci, le Acli, Legambiente, la Fuci, il Gruppo Abele, la Cgil.

Ciascuna associazione con storia e identità proprie e diverse, ma accumulate dalla consapevolezza che opporsi alle mafie è un compito politico, sociale, culturale ed etico che riguarda l’intera società civile.

Il 25 marzo del 1995 si costituisce formalmente Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie , una rete di associazioni, cooperative sociali, movimenti e gruppi, scuole, sindacati, diocesi e parrocchie, gruppi scout, coinvolti in un impegno non solo contro” le mafie, la corruzione, i fenomeni di criminalità e chi li alimenta, ma profondamente per”: per la giustizia sociale, per la ricerca di verità, per la tutela dei diritti, per una politica trasparente, per una legalità democratica fondata sull’uguaglianza, per una memoria viva e condivisa, per una cittadinanza all’altezza dello spirito e delle speranze della Costituzione.


Presenza di Libera sul territorio

È presente su tutto il territorio italiano in 20 coordinamenti regionali, 83 coordinamenti provinciali e 304 presidi locali. Sono 80 le organizzazioni internazionali aderenti al network di Libera Internazionale, in 35 Paesi d’Europa, Africa e America Latina.

Oltre 4.000 sono i giovani che ogni estate partecipano ai campi d’impegno e formazione sui beni confiscati, circa un migliaio quelli che animano progetti di tutela ambientale in collaborazione con Carabinieri Forestale. Oltre 5.000 le scuole e le facoltà universitarie impegnate insieme a Libera nella costruzione e realizzazione di percorsi di formazione e di educazione alla responsabilità e legalità democratica, con il coinvolgimento di migliaia di studenti e centinaia di insegnanti e docenti universitari.

Libera ha realizzato un primo censimento delle esperienze positive di uso sociale dei beni confiscati, frutto di una legge per la quale ha promosso nel 1995 una petizione che raccolse un milione di firme: sono oltre 867 sono le associazioni e le cooperative assegnatarie di beni in Italia, che si occupano di inclusione e servizi alle persone, di reinserimento lavorativo, di formazione e aggregazione giovanile, di rigenerazione urbana e culturale, di accompagnamento alle vittime e ai loro familiari.


Presidio Nicholas Green Tigullio

• Giovane vittima statunitense di 7 anni, per essere stato vittima innocente di alcuni spietati killer rapinatori, che, il 29 Settembre 1994, scambiando l’auto per quella di un gioielliere, non si sono fermati neanche di fronte ad un bambino inerme, che stava dormendo sul sedile posteriore dell’auto su cui viaggiava insieme ai suoi genitori sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria per quella che doveva essere una tranquilla vacanza. 

• Ed è altrettanto evidente che gli oltre 100 bambini e bambine, giovani vittime innocenti delle mafie, andrebbero tutti ricordati con le loro storie e tutti meriterebbero una intitolazione; ma a Nicholas Green vogliamo intitolare il nostro nuovo Presidio di Libera Genova, ricordandolo e facendolo ricordare anche perchè i loro genitori autorizzarono, dopo la sua morte, l’espianto e la donazione degli organi, dando speranza ad altre persone, aprendo la strada ad una maggiore sensibilizzazione sui trapianti pediatrici.

 La storia di Nicholas Green rappresenta anche questo messaggio positivo di generosità, altruismo e speranza. Un esempio, uno stimolo per noi tutti che lo dobbiamo ricordare Vivo nella nostra memoria e in quella di quanti ancora sopraffatti dall’indifferenza, ritengono queste storie lontane dal proprio vissuto. I sottoscrittori volontari, iscritti a Libera per il 2020, si impegnano ad aderire a “Libera, Associazioni, Nomi e numeri contro le mafie”, riconoscendosi nei valori e principi ispiratori ed accettando le regole contenute nello Statuto e nel Regolamento. 

I sottoscrittori del Patto di Presidio si impegnano altresì ad orientare la propria azione sociale intorno al settore Educazione alla legalità responsabile e Memoria e di definire i propri impegni nel progetto allegato. Il Referente Provinciale o, in via sussidiaria, il Referente Regionale, si impegneranno a monitorarne la realizzazione.

Sestri Levante, 5 Dicembre 2019.

https://youtu.be/7fghYKFIN4M



Chiavari 21 marzo 2021










Memoria e Impegno: i pilastri di Libera

Per Libera è importante mantenere vivo il ricordo e la memoria delle vittime innocenti delle mafie. Uomini, donne e bambini che hanno perso la propria vita per mano della violenza mafiosa, per difendere la nostra libertà, la nostra democrazia. Una memoria condivisa e responsabile grazie alla testimonianza dei loro familiari che si impegnano affinchè gli ideali, i sogni dei loro cari rimangono vivi. Ogni anno, il 21 marzo, primo giorno di primavera, in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, in tanti luoghi del nostro Paese e all'estero, vengono letti tutti i nomi delle vittime innocenti delle mafie. Un lungo elenco, recitato come un interminabile rosario civile, per farli vivere ancora, per non farli morire mai. A partire dal 21 marzo e durante gli altri 364 giorni dell'anno, perché solo facendo della memoria uno strumento d’impegno e di responsabilità, si pone il seme di una nuova speranza.

1. Formazione e percorsi educativi

La conoscenza è la via maestra al cambiamento. Oggi abbiamo più che mai bisogno di conoscenza autentica, di evitare semplificazioni e parole di circostanza. La conoscenza nasce dal non sentirsi mai arrivati, da un bisogno continuo di studiare, approfondire.

2. Memoria e impegno

Libera Memoria si occupa sia di mantenere vivo il ricordo delle vittime innocenti delle mafie sia di camminare al fianco dei loro familiari, organizzando momenti di confronto e formazione.

https://youtu.be/tPTF3vTuc04






Savona 21 marzo 2022



3. Giustizia

Impegno per la giustizia sociale, per la verità, per il bene comune comporta un investimento sul piano educativoe culturale. Un investimento che si traduce in un impegno quotidiano che rifugge i gesti plateali e passioni effimere e richiede conoscenza, etica e servizio.

4. Uso sociale dei beni confiscati

Libera non gestisce direttamente i beni confiscati alla criminalità organizzata, ma promuove interventi formativi e di progettazione partecipata utili a renderli risorse in grado di innescare processi di sviluppo locale e accrescere la coesione sociale.

5. Internazionale

Se le mafie sempre di più non conoscono frontiere, l'antimafia sociale non può certo restare nei confini di un solo paese. Libera ha deciso così di misurarsi con questa dimensione transnazionale del suo impegno.

LEGGE ROGNONI - LA TORRE Num. 109 del 1996 prevede la restituzione alla collettività delle ricchezze e dei patrimoni sottratti alle organizzazioni criminali; è diventata un’opportunità di impegno responsabile per il bene comune; ci sono, ad oggi, più di 950 soggetti gestori in tutte le regioni d’Italia.

BENE CONFISCATI IN RETE : nel quarantesimo anniversario della legge “Rognoni-La Torre”, il progetto “Beni confiscati in rete”, è un percorso rivolto apubbliche amministrazioni, enti del terzo settore e cittadini per potenziare il riutilizzo dei beni confiscati in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

RimanDATI In questo contesto si colloca il report RimanDATI, del cui gruppo di lavoro Marco Baruzzo ha fatto parte, sullo stato della trasparenza dei beni confiscati nelle amministrazioni locali, uno spaccato importante - unico nel suo genere - sulla capacità degli Enti territoriali di rendere pienamente conoscibili le informazioni sull’enorme patrimonio immobiliare sottratto alle mafie e destinato a tornare alla collettività attraverso i comuni ma anche, sebbene in via sussidiaria, le province, le città metropolitane e le regioni.

In Liguria i dati sui beni confiscati sono stati in qualche modo resi pubblici, come la legge prevede, ma ciò è accaduto con estrema difficoltà, enormi ritardi e con modalità raramente pienamente conformi al dettato della legge.

In Liguria su 15 comuni in cui sono presenti beni confiscati, solo 5 pubblicano i dati, nonostante questi beni possano rappresentare una risorsa di welfare sussidiario con nuovi modelli di sviluppo economico e sociale alternativi a quelli mafiosi e corruttivi, trasformando i beni sotratti alle mafie in beni comuni e condivisi.Quadro normativo sul territorio regionale:La Legge regionale num. 7 del 5 marzo 2012 (”Iniziative regionali per la prevenzione del crimine organizzato e mafioso e per la promozione della cultura della legalità”) dedica gli articoli 11 e 12 al tema dei beni confiscati, prevedendo anche un Fondo di rotazione per il sostegno alla ristrutturazione dei beni. 



Anemmu…: 
è un progetto che l’Associazione Libera e l’Ufficio di Servizio Sociale Minori di Genova   rivolge ai ragazzi  e alle ragazze dell’area penale, che stanno affrontando un percorso di giustizia riparativa. Ragazzi e ragazze che devono scontare il periodo di “messa alla prova”, ovvero la sospensione del processo e l’affidamento ai servizi sociali per un cammino di crescita che, se va a buon fine, estingue il reato. E per farlo, questi ragazzi, insieme ai loro educatori, hanno scelto la strada dell’antimafia sociale e responsabile.




Genova -Anemmu tour beni confiscati 

I Cento Passi, titolo ripreso dall'omonimo film di Marco Tullio Giordana, è la quarta traccia dell’album “Viva La Vida, Muera La Muerte!”, pubblicato nel 2004 dai Modena City Ramblers.

Il protagonista è Peppino Impastato (1948-1978), giornalista, attivista e poeta che ha dedicato la sua vita alla lotta contro la mafia pur essendo destinato a diventare mafioso lui stesso per le sue origini famigliari.

nel 1977 fondò “Radio Aut”, una radio libera autofinanziata, in cui denunciò i delitti dei mafiosi locali e li sbeffeggiò con la sua satira, andando contro anche al capomafia Gaetano Badalamenti (chiamato “Tano Seduto” da Peppino), che era una figura importante del traffico internazionale di droga.

Fu assassinato la notte tra l'8 e il 9 maggio, fu riempito di tritolo e lasciato sui binari, ma la stampa cercò di far passare all'opinione pubblica l'idea che non si trattasse di un assassinio ma di un attentato terroristico consumato da Impastato stesso oppure di un suicidio. Tutt'oggi è diffusa l'ignoranza di questi fatti, ed i Modena City Ramblers sono riusciti a diffonderli a tantissimi italiani grazie alla loro canzone.

Il gruppo musicale Mandillä, formato da Giuseppe Avanzino, Mario Raso, Pierpaolo Ghirelli, Laura Merione, Michele Marino e Marco Vaccarezza sono conosciuti per le loro traduzioni dell'opera di Fabrizio De Andrè in genovese, ma non solo, le loro canzoni sono incentrate sul racconto di leggende, storie antiche, tradizioni, fatti di cronaca, tutte tematiche comunque legate al nostro territorio. Per i “100 passi verso il 21 marzo” del Presidio Nicholas Green ci hanno fatto dono della traduzione in genovese della canzone dei Modena City Ramblers, un grazie di cuore per un lavoro impegnativo nel quale non hanno esitato a cimentarsi, ed ecco “I çénto pàssi”.

https://youtu.be/TJeoCC4lbGw

   

                                                        LINK                                                                      

https://www.libera.it/  

   http://mafieinliguria.it/ 


https://www.libera.it/documenti/schede/proposta_scuole_21_marzo_2023_lombardia_1.pdf

https://lavialibera.it/it  

 https://benisequestraticonfiscati.it/

https://vivi.libera.it/  

  https://www.wikimafia.it/

https://www.libera.it/schede-1878-fattiperbene_le_pratiche_di_riutilizzo_sociale_dei_beni_confiscati

https://direzioneinvestigativaantimafia.interno.gov.it/

http://www.mininterno.it/ 

    http://www.tolomeo.it/~itg-pertini/siti/si_diri.htm

http://www.centroimpastato.it/   

  http://www.fondazionefalcone.it/

http://www.legambiente.com/   

  http://www.mix.it/EURISPES

https://www.archivioantimafia.org/

http://www.mandilla.it/

https://www.facebook.com/Mandill%C3%A4-2237169606509412

                                                          LIBRI                                                                      


Punto e a capo. Storia ed evoluzione di mafia e antimafia in Liguria  Marco Antonelli e Stefano Busi – con la prefazione di Don Luigi Ciotti, presidente di Libera –, pubblicato in collaborazione con l’Università di Genova e con Libera Liguria, ed edito dalla Genova University Press.

Grazie al contributo di magistrati, investigatori, studiosi, attivisti e giornalisti il libro ricostruisce settant’anni di storia ligure – una storia di mafia, ma anche di antimafia – fissando alcuni elementi utili per meglio comprendere la presenza delle criminalità organizzata e della corruzione nella regione. Il testo rappresenta un primo tentativo di affrontare questi temi in modo sistemico, inserendo le azioni dei singoli attori all’interno di più ampie dinamiche sociali, economiche e politiche che caratterizzano il territorio ligure.

L’evoluzione e il radicamento mafioso in Liguria, con le travagliate vicende processuali, così come gli interessi nel sistema logistico-portuale, nel sistema sanitario e nelle questioni ambientali sono solo alcuni dei temi analizzati nel volume. Accanto alle dinamiche criminali, però, vi è il tentativo di rappresentare anche la risposta delle Istituzioni e della società civile nel contrasto a questi fenomeni, guardando alle mobilitazioni e al tema dei beni confiscati.

Nel volume sono presenti i contributi di: Marco Lorenzo BaruzzoStefano BigliazziAnna CanepaMichele Di LecceSanto GrammaticoValentina LariAntonio LijoiMarco GrassoFrancesca RispoliSandro Sandulli.

Il libro è disponibile in versione cartacea e in formato ebook, quest’ultima scaricabile in open access dal sito della Genova University Press.




         5 NOVEMBRE 2022 SALA GHIO - SCHIFFINI SOCIETA' ECONOMICA 

"Cucina e teatro,con ospite a sorpresa"


Pina Rando, ha dedicato la sua vita al teatro. Come direttrice organizzativa dell'Archivolto ha guidato la compagnia dal 1986 al 2018, producendo più di cento spettacoli, oltre a numerose rassegne e festival. Nel 1997, dopo un attento lavoro di ristrutturazione, ha restituito alla città di Genova il magnifico teatro ottocentesco Gustavo Modena.





L'Archivoltodal 1997, in seguito a un’opera di attento restauro, di cui la compagnia si è fatta carico, l’Archivolto opera negli spazi del Teatro Gustavo Modena, vero gioiello architettonico ottocentesco, e della moderna Sala Mercato, ricavata qualche anno più tardi dal recupero dell’adiacente mercato comunale. In queste sale, oltre a produrre i propri spettacoli, il Teatro dell’Archivolto, ospita una stagione variegata, capace di accogliere espressioni artistiche diverse, dal teatro comico d’autore al teatro civile, dalla danza alla musica jazz, al teatro di ricerca. Il Teatro dell’Archivolto organizza anche rassegne di teatro ragazzi indirizzate alle scuole in matinée e alle famiglie con programmazione pomeridiana. Mediamente sono circa 70000 le presenze durante l’attività stagionale in sede.

In questi trent’anni il Teatro dell’Archivolto ha vinto diversi premi tra cui il Biglietto d’oro; è stato in tournée in tutta Italia, ospite dei principali teatri italiani e di festival prestigiosi. In media sono circa 150.000 all’anno gli spettatori tra tournée e sede che assistono agli spettacoli del Teatro dell’Archivolto: moltiplicandoli idealmente per 30, si arriverebbe a 4 milioni e mezzo.










Teatro Gustavo Modena, unico teatro ottocentesco di Genova, è una tipica sala all’italiana a ferro di cavallo di 500 posti, quattro ordini di palchi, un loggione, una platea e una facciata tipicamente neoclassica. Costruito dalla nascente borghesia sampierdarenese e intitolato a un attore patriota e fervente mazziniano, ha avuto alterne fortune. Inaugurato il 18 settembre 1857 è originariamente votato alla lirica. Dal 1936 viene utilizzato quasi esclusivamente come cinematografo. Nel 1979 ritorna all’attività operistica ma l’impossibilità di adeguare gli spazi alle normative vigenti ne decreta la chiusura nel 1983.

La riapertura e il ritorno allo spettacolo dal vivo si deve alla compagnia del Teatro dell’Archivolto, che dopo una lunga e attenta opera di restauro restituisce alla città di Genova quello che è un vero e proprio gioiello architettonico. Riaperto il 18 settembre 1997 con una grande festa, viene ufficialmente inaugurato il 31 ottobre 1997 con lo spettacolo Snaporaz Fellini.

Curiosità: è tra i pochissimi teatri in Italia ad avere ancora in uso la graticcia originale ottocentesca, che può essere ammirata nel corso di visite guidate organizzate su richiesta.












Oggi il  “Teatro di Genova” è la realtà nata dalla fusione tra  dell’Archivolto e Teatro Stabile.

Un teatro con il cuore nella prosa, tra grandi classici e nuova drammaturgia, teatro civile e comico d’autore, ma aperto alle contaminazioni, dalla danza alla musica. Una ricca proposta teatrale e 4 sale – il Teatro Ivo Chiesa, il Teatro Eleonora Duse, il Teatro Gustavo Modena, la Sala Mercato – distribuite in punti nevralgici della città.

Il Teatro Nazionale di Genova riunisce in sé due storie teatrali importanti. Nasce infatti nel 2018 dall’unione del Teatro Stabile di Genova, fondato nel 1951, secondo teatro stabile d’Italia dopo il Piccolo Teatro di Milano,  con il Teatro dell’Archivolto, attivo dal 1986 al 2017.
Da gennaio 2020 è diretto da Davide Livermore .




                                                         LINK                                                                      

https://youtu.be/VSMXBJWfR0c

https://www.archivolto.it/

https://www.piazzalevante.it/2018/04/19/pina-rando-la-donna-dei-miracoli-dietro-le-quinte/

https://www.youtube.com/watch?v=VNxGGxGRJu4

https://it.wikipedia.org/wiki/Teatro_Gustavo_Modena_(Genova)

https://youtu.be/9Yh32OQI2x8?list=UUWoftYgvKAn-pUyfUoFi9Gg

https://www.avvenire.it/agora/pagine/gallione

https://www.langololigure.it/compagnie_teatrali_liguri_dettagli.asp?id_compagnie=9&Articolo=Compagnia%20teatrale%20Commedia%20Teatro%20dell%27Archivolto


https://www.teatronazionalegenova.it/teatro-nazionale-di-genova/

                                                          LIBRI                                                                      

Giorgio Gallione Teatro dell'Archivolto...Con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole..  ed. Feltrinelli 2007

Il Teatro dell’Archivolto è diretto dal 1986 da Pina Rando e Giorgio Gallione. Fin dai suoi esordi ha operato nel settore del teatro di prosa e del teatro ragazzi con un indirizzo artistico, drammaturgico e stilistico assolutamente originale, rivolto all’inseguimento di nuovi territori e nuove forme di espressione teatrale, la cui ispirazione può essere di volta in volta la letteratura o la musica, il cinema o il fumetto, sempre e comunque nella direzione del nuovo, dell’inconsueto e dell’inedito, con l’intento di proporre un teatro d’arte contemporaneo.

Tra gli spettacoli dei primi anni di vita della compagnia ricordiamo L’incerto palcoscenico (varietà protodemenziale), Il mare in un imbuto e Angeli e soli tratti da Italo Calvino, Il bar sotto il mare e Amlieto di Stefano Benni. Tra i più significativi degli ultimi anni segnaliamo Monsieur Malaussene di Daniel Pennac, La buona novella da Fabrizio De Andrè, Corto Maltese da Hugo Pratt sulle musiche di Paolo Conte, I bambini sono di sinistra di Michele Serra, La lunga notte del Dottor Galvan di Daniel Pennac, Eretici e corsari che mette a confronto Pier Paolo Pasolini con il teatro canzone di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, La donna che sbatteva nelle porte da Roddy Doyle, Spoon River da Edgar Lee Masters e Fabrizio De Andrè, Berlinguer. I pensieri lunghi di Giorgio Gallione, Beatles Submarine, esplorazione del mondo dei Beatles, Apocalisse da Niccolò Ammaniti, Father and son di Michele Serra, fino a Quello che non ho, che trae ispirazione da Pierpaolo Pasolini e Fabrizio De Andrè.

 
Se agli inizi la storia della compagnia è contraddistinta dalla presenza dei Broncoviz (Marcello Cesena, Maurizio Crozza, Ugo Dighero, Mauro Pirovano, Carla Signoris), tra i protagonisti degli spettacoli successivi ricordiamo Claudio Bisio, Neri Marcorè, Marina Massironi, Giorgio Scaramuzzino, Eugenio Allegri, Giuseppe Battiston, Ambra Angiolini, Valentina Lodovini, Fabio De Luigi, la Banda Osiris.
Dal rapporto privilegiato con la letteratura coltivato dal direttore artistico Giorgio Gallione sono nate collaborazioni con scrittori come Stefano Benni, Daniel Pennac, José Saramago, Francesco Tullio Altan, Michele Serra, Niccolò Ammaniti, Francesco Piccolo e trasposizioni teatrali da libri di Luis Sepulveda, Roddy Doyle, Ian McEwan, Paul Auster, Italo Calvino, Osvaldo Soriano, Charles Bukowski, Etgar Keret, Darina Al-Joundi e molti altri.
 





Pina Rando Ricette dietro le quinte, aneddoti e cene al Teatro dell'Archivolto ed. Il Canneto 2022 

Nel corso di una vita dedicata al teatro, Pina Rando ha incontrato attori, registi, scrittori, personaggi del mondo della cultura e dell'arte con i quali ha sovente intrecciato legami che sono andati al di là del puro rapporto professionale. Merito, anche, di un'altra sua sconfinata passione: la cucina. Nel corso degli anni per molti di loro ha preparato pranzi o cene che si trasformavano in autentiche occasioni conviviali. E per ognuno dei suoi ospiti ha ideato un menù ad hoc, capace di soddisfarne i gusti e al contempo di sorprenderlo. Questo libro raccoglie alcune di quelle ricette, spesso provenienti dalla tradizione ma con molte concessioni all'estro e alla fantasia che si addicono a un'artista del teatro. A ogni personaggio la sua ricetta con una breve introduzione, contenente aneddoti e ricordi che trasformano ogni piatto in un emozionante incontro a tavola con molti protagonisti del teatro italiano. Prefazione di Carla Signoris.











             8 OTTOBRE 2022 AUDITORIUM FILARMONICA 

                                   "Il grande viaggio" 

                        Lungo le carovane delle vie della seta


David Bellatalla,docente di antropologia all'Università di Ulan Bator, David Bellatalla viaggia da tempo nei territori dell'Asia orientale, della Mongolia e del Tibet. Mosso dal fascino della Via della Seta, ha trattato in diverse pubblicazioni le etnie e i popoli presenti in quelle terre, le loro leggende e gli stili di vita, ma anche la storia delle esplorazioni scientifiche che hanno preceduto i suoi resoconti, con un'attenzione particolare alla figura dell'italiano Eugenio Ghersi. 

Nel 2013 gli è stata conferita la Medaglia d'Oro della Croce Rossa della Mongolia, nel 2016 il Premio Paul Harris Fellow dal Rotary International per le sue attività umanitarie in Mongolia, soprattutto per per quelle a favore dei bambini di strada di Ulan Bator.

Nel 2018 il Premio Letterario "Eugenio Montale" per il volume Sull'Altipiano dell'Io Sottile. Ha realizzato documentari, mostre fotografiche e articoli per riviste scientifiche e di viaggio.

Attraverso i suoi viaggi ha raccontato  gli aspetti culturali, artistici, storici e religiosi più significativi che evidenziano legami, contatti, scambi e interazioni socialiche ancora oggi , atrraverso le testimonianze del passato e dei popoli che vivono in quei territori, stimolano la nostra riflessione verso una rilettura della storia delle Via della Seta, quale  prezioso "Patrimonio dell'Umanità".

Tutti i  suoi libri  sono in funzione della raccolta fondi per il progetto di solidarietà internazionale “Una Ger per Tutti”, rivolto a ragazze madri con figli disabili di Ulan Bator, ideato da Bellatalla e promosso da Need You Onlus.



https://youtu.be/c6PKSKfGR1Y  

      https://youtu.be/EtAVNqInShc             

Il progetto UNA GER PER TUTTI è coordinato da David Bellatalla e dalla Croce Rossa della Mongolia ed è rivolto alle madri single con bambini disabili che vivono nel distretto Chingeltei della città di Ulan Bator (Mongolia).
L'obiettivo è quello di garantire un'abitazione, la sicurezza e l'assistenza medica sanitaria per i bambini, e di quello di sostenere le loro madri attraverso l'inserimento nel mondo del lavoro, finalizzato a garantire l'autogestione e l'auto sostentamento dei nuclei familiari.
     
Montura Editing promuove il progetto "Una GER per Tutti" sostenendo la stampa e la distribuzione del libro Sull'Altopiano dell'Io sottile ed invitando i lettori ad una donazione respondabile a favore di NEED YOU ONLUS. Il libro può essere tovato negli Alpstation e nei punti di vendita Montura. Tutti i proventi derivanti dalla distribuzione del libro sono devoluti a NEED YOU ONLUS.
I versamenti a favore del progetto "Una GER per Tutti" potranno anche essere effettuati nei seguenti modi:
Bonifico bancario presso la Banca Fineco SPA con codice IBAN IT-06-D-0301503200000003184112 e causale Contributo Progetto UNA GER PER TUTTI
Versamento su c/c postale n. 64869910 intestato a NEED YOU ONLUS, Str. Alessandria 134 - 15011 Acqui Terme (AL), C.F. 90017090060 con causale Contributo Progetto UNA GER PER TUTTI.


David Bellatalla collabora con CELSO • ISTITUTO DI STUDI ORIENTALI,

Istituto culturale fondato nel 1993.


CELSO realizza programmi di ricerca, programmi di formazione, progetti ed eventi in collaborazione con Enti, Istituti ed Istituzioni a livello nazionale ed internazionale.

Opera per la promozione delle ricerche interculturali, degli scambi internazionali e per lo sviluppo sul territorio delle conoscenze relative alle culture asiatiche, attraverso la realizzazione di iniziative, attività formative, studi e l'attivazione ed apertura di spazi e servizi destinati alla fruizione pubblica.

Realizza conferenze, convegni, mostre, spettacoli, concerti ed ascolti musicali, rassegne cinematografiche, proiezioni di film e documentari.

Organizza 
corsi di lingua e culturaseminari, stage e laboratori sulle lingue, le arti e le culture dei diversi paesi dell'Asia.

Cura la realizzazione di pubblicazioni scientifiche, saggi, ricerche, materiali di documentazione e materiali didattici.

Fornisce consulenze e cura programmi interculturali per Enti ed Istituzioni nazionali ed internazionali.

Dal 1993 ha sviluppato collaborazioni con più di cento musei ed istituzioni culturali da quindici nazioni ( Europa, Asia, Oceania, America ), realizzato più di cinquanta mostre di livello internazionale ed installazioni allestite nei principali musei e sedi espositive della città ( da Palazzo Ducale al Museo di Palazzo Rosso, dal Castello d’Albertis Museo delle Culture del Mondo al Museo di Palazzo Bianco, da Palazzo San Giorgio al Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, dal Museo di Sant’Agostino all’Accademia di Belle Arti, dal Palazzo della Provincia ai Palazzi dell’Università ) con più di mille opere presentate ( pittura, scultura, calligrafia, installazioni, video, fotografia, grafica, performance ) provenienti da musei e collezioni o realizzate per l’occasione da oltre duecento artisti contemporanei di livello internazionale da Cina, India, Giappone, Corea, Thailandia, Iraq, Vietnam, Myanmar, Indonesia, Nepal, Taiwan, Stati Uniti, Palestina, Tunisia.

In collaborazione con Università ed Istituzioni culturali italiane, cinesi, giapponesi, coreane, indiane ed europee, 
ha realizzato più di mille conferenze, convegni, seminari, corsi e stage aperti al pubblico.




                                                          LINK                                                                      

https://www.montura.it/it/montura-editing/international-solidarity/chingeltei/

https://www.orienteoccidente.it/people/eventi/alla-ricerca-delle-origini

https://www.celso.org/

https://www.needyouonlus.org/

https://www.facebook.com/david.bellatalla

https://www.facebook.com/search/top?q=celso%20istituto%20di%20studi%20orientali


                                                          LIBRI                                                                      



David Bellatalla Dietro la maschera del lupo editore: Michael Edizion 2019

"Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti". Le parole di Luigi Pirandello risuonano nel profondo, devastanti, implacabili e inappellabili, anche se molti cercano un riparo sicuro, dietro la maschera del lupo, per sfuggire a questo pesante giudizio. Le storie, gli avvenimenti del testo, ci raccontano di quelle emozioni, delle passioni, delle paure, dei desideri, delle sofferenze, dei rancori e degli amori, nelle quali ritrovare i tratti essenziali delle nostre esperienze. Gli episodi tragicomici narrati in questo libro, diverranno uno specchio per il lettore, come quello di Alice nel Paese delle Meraviglie, attraverso il quale poter cogliere gli aspetti più reconditi del proprio io. Ogni capitolo si conclude con riflessioni, speculazioni, analisi, interpretazioni e domande alle quali potremo rispondere, solamente davanti allo specchio.





David Bellatalla Mongolia La terra degli inseguitori di nuvole ed. Oltre Edizioni 2018

Mongolia vuol dire natura selvaggia, praterie senza fine. Un paese sterminato – cinque volte l’Italia – dove metà della popolazione vive in continuo movimento, perché l'essere nomadi fa parta della sua essenza più intima. Un milione e mezzo di persone, metà di tutti i mongoli, vivono ad Ulan Bator nella capitale più fredda del mondo (temperatura media annua -13 °c); gli altri sono nomadi nell’hodoo – la campagna – come vezzosamente chiamano tutto quello che è steppa, deserto, vallate, foreste per migliaia di chilometri intorno. Una presenza umana fondamentale quanto irrisoria (la densità è di nemmeno 2 abitanti per chilometro quadrato, un altro record mondiale). non poteva che nascere e attecchire qui lo sciamanismo, la religione della natura, dell’estasi e della semplicità.





David Bellatalla 
Gli uomini renna Editore: Töpffer 2019

ULAN BATOR, Mongolia — Sono rimasti in 235. Pochi per aver scongiurato l’incubo dell’estinzione. Gli uomini renna vivono nelle foreste tra la Mongolia settentrionale e la Repubblica di Tuva, in Siberia, in un territorio di centomila chilometri quadrati. Si spostano in continuazione tra i Monti Sayan, vivendo come secoli fa in uno strettissimo rapporto con questa natura selvaggia. La sopravvivenza è ancora possibile in questo difficile territorio solo grazie a un migliaio di renne. David Bellatalla, autore del libro, e la Oltre S.r.l., che lo pubblica col proprio marchio Töpffer, devolveranno il 16% degli incassi per la realizzazione del Progetto GER FOR LIFE - Una Ger per Tutti Si tratta di un progetto umanitario rivolto alle ragazze madri con bambini disabili del distretto di Chingeltei ad Ulan Bator (Mongolia) che al momento vivono in una situazione di emergenza; senza lavoro, senza fissa dimora e prive di qualsiasi aiuto economico e medico sanitario. La realizzazione della prima Eco-Ger Camp ad Ulan Bator fornirà alle famiglie un luogo accogliente, pulito e sicuro, dove poter vivere e crescere i propri piccoli. Inoltre, con il sostegno della Mongolian Red Cross, Montura, Need You Onlus e Ulan Bator Central Rotary Club, le ragazze madri parteciperanno a corsi di formazione ed educazione civica, al fine di poter trovare o avviare un lavoro che consenta loro un’autonomia economica per il futuro. I bambini prenderanno parte alle attività para-scolastiche e ludico-didattiche tenute da docenti ed esperti presso la Ger Camp.




David Bellatalla Eugenio Ghersi. Un marinaio ligure in Tibet ed. SAGEP 2008

Eugenio Ghersi, viaggiatore di un doppio itinerario da Ponente a Levante: quello biografico che lo portò da Oneglia, dove era nato, alla Spezia, dove ha lungamente vissuto ed è morto, e quello geografico che dall'Italia lo spinse, prima come ufficiale medico della marina, poi come esploratore con il grande orientalista maceratese Giuseppe Tucci, in regioni dell'Asia che pochi italiani avevano avuto la ventura di percorrere nei primi decenni del Novecento. Compagno insostituibile, perché nessuno, neppure Fosco Maraini, sarebbe stato in grado, da solo, di svolgere i compiti a lui affidati: medico, fotografo, cineoperatore oltre che valido collaboratore in tutte le missioni.






David Bellatalla Alla ricerca dell'io sottile.I mille volti dello sciamano ed. Montura Editing.2019

A seguito del successo del diario di Eugenio Ghersi “Sull'altopiano dell'Io sottile”, ora l'antropologo David Bellatalla, “padre” del progetto di solidarietà “Una Ger per tutti” ad Ulan Bator (Mongolia), ci affascina con un nuovo lavoro dedicato ad uno dei temi più intriganti: lo sciamanesimo.

Lo sciamanesimo è di per sé l'irrazionale per eccellenza, un territorio instabile dove il nostro intelletto può solamente saltellare tra episodi circoscritti e interpretazioni soggettive,  tra constatazioni temporanee  e spiegazioni mediate da modelli culturali, per ritrovarsi ogni volta al punto di partenza”. Con un interessante corredo fotografico e con la prefazione di Sergio Poggianella. Il nuovo libro di David sostiene il progetto in Mongolia.




David Bellatalla Il grande viaggio. Lungo le carovaniere della via della seta, con Stefano Rosati, Montura Editing, 2020


Lontano da approcci monotematici il volume racconta e illustra, attraverso i viaggi compiuti dagli autori, degli aspetti culturali, artistici, storici e religiosi più significativi che evidenziano legami, contatti, scambi e interazioni sociali che ancora oggi, attraverso le testimonianze del passato e dei popoli che vivono su quei territori, stimolano la nostra riflessione verso una rilettura della storia della Via della Seta, quale prezioso Patrimonio dell’Umanità. L’opera contiene una serie di carte topografiche originali a cura di Montura Maps, una delle quali è stampata in grande formato ed è allegata al volume. Nel libro sono presenti anche foto di Fabio Bucciarelli ed immagini concesse dal Centro Studi “Martino Martini” dell’Università di Trento.

 Il libro sostiene i progetti “Una Ger per tutti” e “Casa Need You” realizzati ad Ulan Bator (Mongolia) da Need You Onlus in collaborazione con Montura, Red Cross Mongolia e Rotary.




 



           24 SETTEMBRE 2022 AUDITORIUM FILARMONICA                     

                              "Sono un ragazzo di strada" 

                  L'invenzione dei giovani nel Tigullio degli anni Sessanta

Giorgio “Getto” Viarengo, studioso attento e cultore di storia locale, sin dai primi anni Settanta si occupa di ricerche sul territorio con due specifici soggetti: l’analisi etnografica e le cronache della Resistenza. Ha scritto diversi saggi e articoli sulla stampa del Levante ligure e ha realizzato documentari.

"Sono un ragazzo di strada". è una ricerca per cercare le possibili cause sull'invenzione dei giovani nel Tigullio. Il saggista americano Jon Savage scrive: "I giovani non sono sempre esistiti. Al contrario: sono stati inventati. In America e in Europa, a cavallo tra Ottocento e Novecento, un nuovo attore sociale e un nuovo stile di vita si sono fatti strada in modo prepotente fino a rivoluzionare il costume e la società". Ebbene questa è stata la traccia per una ricerca sul Tigullio, uno studio per intercettare i nuovi stili di vita e la rivoluzione del costume attuata dai giovani del territorio. Il linguaggio culturale sarà la musica e gli stili interpretativi di quegli anni, dove i "complessi" portano una ventata straordinaria di rinnovamento che culmina, tra Rapallo e Chiavari, col Concorso Davoli per giovani gruppi musicali tra il 1966 e il 67. Un esplorazione con non pochi materiali su cui riflettere, per capire il linguaggio dei giovani e i loro metodi espressivi.




1966 

  • Classifica finale:
  1. Mat 65 di Bergamo (Ri-Fi) - 474 voti (360 dalla giuria e 114 dal pubblico)
  2. I Corvi di Parma (Ariston Records) - 454 voti (399 dalla giuria e 55 dal pubblico)
  3. I Trolls di Genova (Columbia) - 452 voti (260 dalla giuria e 142 dal pubblico)


I CORVI SONO UN RAGAZZO DI STRADA” 

Io sono quel che sono

Non faccio la vita che fai
Io vivo ai margini della città
Non vivo come te

Io sono un poco di buono
Lasciami in pace perché
Sono un ragazzo di strada
E tu ti prendi gioco di me

Tu sei di un altro mondo
Hai tutto quello che vuoi
Conosco quel che vale
Una ragazza come te


Io sono un poco di buono
Lasciami in pace perché
Sono un ragazzo di strada
E tu ti prendi gioco di me

Tu sei di un altro mondo
Hai tutto quello che vuoi
Conosco quel che vale
Una ragazza come te

Io sono un poco di buono
Lasciami in pace perché
Sono un ragazzo di strada
E tu ti prendi gioco di me

Fonte: Musixmatch

Compositori: Nicola Salerno / Annette Tucker / Nancie Mantz

Testo di Un ragazzo di strada © Sony/atv Acuff Rose Music

La potente versione dei Corvi di un brano molto innovativo di un gruppo minore americano, The Brogues, il brano originale si chiamava I Ain't No Miracle Worker.

Gli autori del brano originale (anzi, le autrici) sono Nancie Mantz e Annette Tucker. L'autore del testo italiano (assai diverso dall'originale inglese) indicato sul disco è "Nisa", pseudonimo di Nicola Salerno. Salerno (vedi Wikipedia) era un paroliere professionista da tempo attivo nel settore, già collaboratore di Renato Carosone, ed allora 56 enne, aveva firmato tra l'altro il primo successo di Gigliola Cinquetti, "Non ho l'età". Chissà se le parole arrabbiate sono veramente sue o se ha firmato per conto di altri, in quanto autore SIAE?





 











                                                        LINK                                                                        

https://www.musicaememoria.com/complessi_beat_primo_torneo_rapallo_davoli_1966.htm

https://it.wikipedia.org/wiki/Torneo_nazionale_Rapallo_Davoli

https://www.musicaememoria.com/complessi_beat_concorsi.htm

https://www.wikiwand.com/it/Torneo_nazionale_Rapallo_Davoli

https://www.icorvi.info/storia.htm

https://it.unionpedia.org/i/Torneo_nazionale_Rapallo_Davoli

                                                          LIBRI                                                                      


Jon Savage " L'invenzione dei giovani" ed. Storie Feltrinelli 


I giovani non sono sempre esistiti. Al contrario: sono stati inventati. 

In America e in Europa, a cavallo tra Ottocento e Novecento, un nuovo attore sociale e un

 nuovo stile di vita si sono fatti strada in modo prepotente fino a rivoluzionare il costume

 e la società. Jon Savage racconta questa rivoluzione in un libro che parte dai sogni di

 ribellione della generazione romantica e attraversa due secoli di fermenti e tormenti

, entusiasmi e angosce: Peter Pan e il mito dell'eterna giovinezza, la fondazione dei boy

 scout, lo shock della Prima guerra mondiale, lo sviluppo di una psicologia dell'adolescenza,

 la militarizzazione della gioventù nella Germania hitleriana e nell'Italia fascista, la

 diffusione di nuovi stili musicali dal ragtime allo swing al rock'n'roll, la nascita della

 pubblicità e di un mercato pronto a sfruttare economicamente i nuovi gusti e la nuova

 cultura di massa. Fino alla consacrazione definitiva, quando nel giugno 1945 - poche

 settimane prima dello scoppio della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki - il "New

 York Times" annuncia trionfante che "i teenager sono un'invenzione americana". Da quel

 momento in poi il mondo non sarà più lo stesso. Il futuro sarà dei teenager.



Paul Connerton "Come la modernità dimentica" ed. Piccola Biblioteca Einaudi Ns


Sulla scorta del classico L’arte della memoria di Frances Yates, che faceva derivare la

memoria dalla stabilità del luogo, l’autore dimostra come il mondo contemporaneo, cosí

gremito di incessanti mutamenti, abbia nell’oblio una delle sue componenti strutturali.

Viviamo le nostre vite a grandi velocità; le dimensioni delle metropoli sono tali da impedire

qualsiasi tipo di memorizzazione; il consumismo è sempre piú dissociato dai processi di

produzione; l’architettura urbana è lungi dal durare come in altre epoche e i rapporti

sociali sono definiti in modo sempre meno chiaro: tutto questo ha contribuito a erodere le

fondamenta sulle quali costruiamo e condividiamo le nostre memorie.

Offrendo una profonda indagine interdisciplinare sugli effetti della società

contemporanea, questo libro costituisce un prezioso strumento 

di riflessione per antropologi, sociologi, psicologi e filosofi,oltre che per chiunque si

interessi alla teoria sociale e alle problematiche del mondo occidentale di oggi.



Paul Connerton "Come le società ricordano" ed.Armando Editore


Nel trattare la memoria come una facoltà culturale piuttosto che individuale, questo libro

 fornisce una descrizione di come attività di tipo non documentato vengano tramandate in

 e sotto forma di tradizioni. La maggior parte degli studi sulla memoria come facoltà

 culturale s'incentra su documentate trasmissioni di memorie. Connerton, da parte sua,

 s'interessa delle attività comportamentali, contestando così l'attuale opinione dominante

 che i testi letterari possano essere considerati come una metafora delle attività sociali

 in genere. L'autore sostiene che le immagini e le conoscenze del passato come frutto del

 ricordo siano trasmesse e alimentate da attività rituali e che la memoria perforativa sia

 corporea. La memoria sociale corporea è un tratto essenziale della memoria sociale, ma è

 un aspetto che finora è stato gravemente trascurato. «Se esiste qualcosa come la

 memoria della società, affermerò che probabilmente la troveremo nelle celebrazioni

 commemorative; ma queste dimostrano di esserlo solo in quanto siano performative; la

 performatività non la si può pensare senza un concetto di abitudine; e l'abitudine non si

 può pensare senza una motivazione degli automatismi corporei. In questo modo proverò a

 dimosrare che vi è un certo immobilismo nelle strutture sociali, il quale non viene

 sufficientemente spiegato da qualsivoglia teoria corrente di ciò che è un organismo

 sociale».






















































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