I nostri più cari amici
Roberto Kasman è stato presidente della sezione chiavarese dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi). Fratello del partigiano Sergio (nome di battaglia “Marco”), al quale Chiavari ha intitolato un viale, nato a Genova nel 1920 da padre russo e madre italiana, uno dei massimi esponenti del Comitato nazionale di Liberazione, assassinato a Milano in un agguato teso dai fascisti.
Roberto aveva poco più di 15 anni quando, per dare una mano alla madre rimasta a Chiavari, con il padre da tempo riparato in America per sfuggire alle persecuzioni anti ebraiche e i due fratelli Marcello e Sergio entrambi nella Resistenza (Marcello aderisce ai maquis francesi e di lui non si saprà più nulla), si trova a lavorare in una sorta di ospedale da campo nel grande edificio della Colonia Fara, sulla spiaggia.
Un
giorno del settembre 1944 gli viene chiesto di aiutare una squadra di
soldati tedeschi a scaricare delle patate; fa caldo, i militari hanno
sete e gli chiedono di dar loro da bere. Lui prende da un magazzino
una bottiglia con scritto 'moscatò sull'etichetta: i soldati la
bevono interamente, e subito dopo si sentono male.
La
bottiglia conteneva una sostanza velenosa, ma Roberto non poteva
saperlo: due di loro muoiono in pochi minuti e, mentre gli altri sono
soccorsi, il ragazzo viene arrestato, condotto in carcere, massacrato
di botte per più giorni perché riveli il complotto di cui, secondo
i tedeschi, fa parte: sanno che è fratello di Sergio, il "Comandante
Marco", che dopo aver combattuto in Liguria si è trasferito a
Como e poi a Milano dove è diventato Capo di stato maggiore del
Comando Piazza, uno degli esponenti più in vista del Partito
d'Azione e delle formazioni di Giustizia e Libertà, al fianco di
Ferruccio Parri.
Una
notte, alcuni militari nazisti svegliano bruscamente il ragazzo e lo
fanno salire in auto: solo qualche chilometro più avanti, quando
teme di essere avviato alla fucilazione, si rende conto di essere
ormai in salvo: sotto la divisa uno dei falsi tedeschi è suo
fratello. "Marco" verrà ucciso in un'imboscata il 9
dicembre 1944; Roberto e la madre, avvertiti, sono ormai nascosti
nelle campagne del Chiavarese. Dove l'incubo è la fame, e anche
recuperare una patata da mangiare cruda, così com'è, è un'impresa
titanica. E per Roberto Kasman il ricordo del fratello, del suo
sacrificio e la necessità di tramandarne la memoria sono diventati
una missione di vita.
Paola Pastorelli
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